Maria Pellegrini aveva 78 anni quando fu uccisa nella sua abitazione a Casalserugo, in provincia di Padova: dall'omicidio sono trascorsi 17 anni. Oggi il caso, che sconvolse l'opinione pubblica e rimase irrisolto all'epoca, è stato riaperto. La svolta è arrivata grazie alle moderne tecnologie forensi ora a disposizione, come già accaduto per il delitto di Garlasco. È stato infatti individuato un DNA che potrebbe corrispondere a quello dell'assassino.
La Procura della Repubblica di Padova ha iscritto un uomo nel registro degli indagati.
La persona oggi indagata per l'omicidio della pensionata è un cittadino albanese di 47 anni, già in carcere a Padova per furto. Pluripregiudicato, in passato avrebbe utilizzato anche diversi alias.
Maria Pellegrini fu trovata con una busta di cellophane in testa e del nastro adesivo su collo e bocca, per tenere fermo il sacchetto. Grazie alla possibilità di effettuare analisi sempre più accurate, i RIS di Parma sono riusciti a individuare una presunta compatibilità tra una traccia di DNA misto, trovata sullo scotch usato per il delitto, e il profilo genetico dell'uomo.
Già all'epoca dell'omicidio, sottolinea Il Corriere della Sera, vennero raccolti oltre cinquanta profili di DNA di persone che erano entrate in contatto con la vittima per diversi motivi: tra questi, anche quello dell'indagato.
Per effettuare ulteriori accertamenti sul nastro adesivo, la magistratura ha richiesto lo svolgimento di una perizia in incidente probatorio. Il gip di Padova, Claudio Marassi, ha fissato un'udienza il prossimo 16 luglio, con l'obiettivo di conferire l'incarico ai periti Ugo Ricci e Carlo Previdere.
Saranno presenti i consulenti delle parti: gli avvocati Gianni Morrone e Luana Masiero per i parenti della donna uccisa, e l'avvocato Fabio Crea, che difende l'indagato.
Quest'ultimo ha richiesto un accertamento da parte del perito anche sulla procedura relativa all'acquisizione del DNA sui reperti e sulla catena di conservazione.
Maria Pellegrini, 78enne maestra d'asilo in pensione, fu brutalmente uccisa il 10 dicembre 2008 e ritrovata cadavere il giorno seguente. Indossava la camicia da notte ed era riversa sul suo letto, soffocata da un sacchetto di plastica legato alla testa.
Le indagini dell'epoca si focalizzarono su presunti contrasti in ambito economico o su un tentativo di rapina finito nel sangue. La 78enne, infatti, aveva ereditato dal padre un patrimonio immobiliare ingente: case, garage, negozi. Il valore stimato era di circa 10 milioni di euro.
La donna, tuttavia, non ostentava ricchezza, né teneva in casa denaro o gioielli. Una finestra era stata forzata, ma nella villetta non mancava nulla. Le indagini finirono in un vicolo cieco. Ora, dopo 17 anni, il delitto di Maria potrebbe finalmente conoscere una svolta: i parenti non hanno mai smesso di chiedere giustizia.
Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha dedicato un post sui social alla vicenda, sottolineando come sia necessario "continuare a credere nella giustizia".