10 Jul, 2025 - 11:46

Clara Rossignoli, ritrovato cadavere nell'Adige: potrebbe essere il suo

Clara Rossignoli, ritrovato cadavere nell'Adige: potrebbe essere il suo

Nella serata di mercoledì 9 luglio, le acque del fiume Adige, tra le province di Venezia e Rovigo, hanno restituito il corpo senza vita di una donna anziana. Il cadavere, in avanzato stato di decomposizione, è stato avvistato in un tratto fluviale compreso tra Cavanella Adige e Rosolina Mare. Sul posto sono immediatamente intervenuti carabinieri e vigili del fuoco, che hanno provveduto al recupero della salma e all’avvio delle procedure di identificazione.

Ritrovato cadavere nell'Adige, potrebbe trattarsi di Clara Rossignoli

Tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti, la più accreditata è che il corpo possa appartenere a Clara Rossignoli, la 79enne scomparsa da Porto di Legnago lo scorso 8 aprile. La donna era sparita dalla propria abitazione senza lasciare tracce, dando avvio a una lunga e complessa attività di ricerca che ha coinvolto forze dell’ordine, sommozzatori, droni e unità cinofile, con numerose perlustrazioni proprio lungo il corso dell’Adige.

Una scomparsa che ha sconvolto la comunità

Clara Rossignoli era molto conosciuta a Porto di Legnago. La sua assenza improvvisa aveva gettato nello sconforto la famiglia e la comunità locale. I familiari, in particolare la figlia Marta, hanno sempre escluso l’ipotesi di un allontanamento volontario, sottolineando la routine quotidiana della donna e il suo forte legame con il territorio e i propri cari.

Le ricerche si sono concentrate fin da subito lungo l’Adige, anche grazie all’ultimo segnale del cellulare di Clara, agganciato nella notte tra l’11 e il 12 aprile nei pressi dell’argine del fiume, nella zona del “Capitello de la morosa” tra Legnago e Terrazzo.

Le indagini: omicidio e occultamento di cadavere

Nel corso delle settimane, le indagini hanno subito una svolta significativa. Dopo una serie di interrogatori e perquisizioni, la Procura di Verona ha iscritto nel registro degli indagati il nipote di Clara, Mattia Nascimben, e la sua ex compagna Erica Chiarion, ipotizzando i reati di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere. Le attenzioni degli investigatori si sono concentrate sulla casa della donna e su alcune tracce ematiche ritrovate su un furgone collegato agli indagati, mentre i racconti dei familiari presentavano alcune incongruenze temporali.

Il ruolo della famiglia e le tensioni interne

Il quadro familiare di Clara Rossignoli si è rivelato complesso. Secondo le testimonianze raccolte, la donna viveva con il nipote e la sua ex compagna, con cui non mancavano tensioni e litigi, tanto che i carabinieri erano già intervenuti più volte per sedare discussioni. La routine di Clara era ben conosciuta in paese: ogni mattina si recava al bar, dove trascorreva molte ore in compagnia degli amici, per poi rientrare a casa la sera tardi.

Le ricerche e il coinvolgimento della comunità

Le operazioni di ricerca sono state imponenti, con l’impiego di elicotteri, droni, unità cinofile e sommozzatori. La task force ha battuto a tappeto la zona dell’Adige e le aree circostanti la casa della donna, senza però trovare tracce utili fino al recente ritrovamento del cadavere. La comunità di Porto di Legnago si è stretta attorno alla famiglia, partecipando attivamente alle ricerche e mantenendo viva l’attenzione mediatica sul caso.

Gli accertamenti medico-legali

Il corpo recuperato dall’Adige è stato affidato ai medici legali per gli esami di rito, compresi i test genetici necessari per l’identificazione certa della vittima. Solo l’esito di questi accertamenti potrà confermare se si tratta effettivamente di Clara Rossignoli, anche se i primi riscontri sembrano avvalorare questa ipotesi.

Un caso che interroga ancora

La vicenda di Clara Rossignoli resta, a oggi, uno dei casi più discussi e dolorosi della cronaca veneta recente. Il ritrovamento del corpo potrebbe rappresentare una svolta decisiva nelle indagini, fornendo finalmente risposte a una famiglia e a una comunità che da mesi attendono la verità. Resta ora da chiarire se la morte della donna sia stata frutto di un gesto volontario, di un tragico incidente o, come ipotizzano gli inquirenti, di un atto criminale maturato in ambito familiare.

Le prossime settimane saranno determinanti per fare luce su tutti gli interrogativi ancora aperti, mentre Porto di Legnago si prepara a dare l’ultimo saluto a una delle sue figure più conosciute e amate.

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