È possibile andare in pensione a 60 anni e 4 mesi senza subire penalizzazioni economiche? La risposta è sì, ma non riguarda tutti i lavoratori. Si tratta infatti di un’uscita anticipata flessibile chiamata Isopensione, che consente il pensionamento fino a 7 anni prima dell’età ordinaria.
La possibilità dipende da precisi requisiti aziendali, dalla situazione contributiva del lavoratore e da un accordo con l’INPS. Ma come funziona davvero l’Isopensione? Quanto dura e quali vantaggi offre?
L’Isopensione è uno strumento introdotto dalla Legge Fornero come scivolo pensionistico rivolto ai lavoratori dipendenti prossimi alla pensione. Grazie a questa misura, alcuni lavoratori possono anticipare l’uscita fino a 7 anni, ricevendo un assegno mensile erogato dall’INPS ma finanziato dall’azienda, fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia o anticipata ordinaria.
Questa opportunità è attiva fino al 31 dicembre 2026, in seguito a una proroga che ha esteso da 4 a 7 anni la finestra temporale. Ecco perché valutare l’Isopensione nel 2025 è particolarmente importante per chi ha già compiuto 60 anni.
Introdotta con l'articolo 4, commi da 1 a 7-ter, legge 28 giugno 2012, numero 92 e successive modifiche, l’Isopensione non è automatica né aperta a tutti i lavoratori. È riservata ai dipendenti di aziende con più di 15 lavoratori e può essere attivata solo in presenza di un accordo tra azienda, sindacati e INPS.
Attualmente le aziende utilizzano l’Isopensione per gestire gli esuberi, favorire il ricambio generazionale e ridurre i costi del personale senior.
Una volta siglato l’accordo tra aziende, parti sociali e INPS, i lavoratori coinvolti possono scegliere se aderire.
Dal momento dell’adesione al piano di collocamento a riposo mirato da parte del lavoratore, l’azienda si fa carico del pagamento dell’assegno mensile, calcolato sulla base della pensione teorica maturata dal lavoratore fino a quel momento.
Allo stesso tempo, l’azienda deve versare i contributi figurativi per garantire la continuità contributiva necessaria al perfezionamento dei requisiti per il completamento del percorso previdenziale del lavoratore.
Secondo quanto riportato da pensioneoggi.it, l’Isopensione non comporta penalizzazioni sull’importo della pensione futura. Questo perché la contribuzione, pur essendo figurativa, non viene interrotta, assicurando un flusso continuo nel percorso previdenziale.
Chi sceglie l’Isopensione a 60 anni potrà accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni senza riduzioni dell’assegno previdenziale, a differenza di altri strumenti di uscita anticipata.
A differenza dell’Ape Sociale, un’indennità garantita dallo Stato, l’Isopensione è a carico dell’azienda, che si fa carico del pagamento sia dell’assegno mensile sia dei contributi figurativi.
Per evitare che nel corso del tempo l’azienda possa venire meno al patto siglato con l’INPS e le parti sociali, la normativa ha agganciato all’accordo una fideiussione bancaria convalidata dall’INPS.
Pertanto, il flusso dei pagamenti non sarà mai interrotto, essendoci un garante a coprire nel caso venga meno l’azienda. Nel caso in cui sia l’azienda sia il garante non siano in grado di sostenere il pagamento, l’INPS sospende l’erogazione del trattamento. Per questo motivo, l’Isopensione è una misura riservata ad aziende strutturate e con solidità economica.
L’Isopensione è destinata ai lavoratori a cui mancano al massimo 7 anni per il raggiungimento dei requisiti di pensione di vecchiaia o anticipata ordinaria. Non è compatibile con formule come Quota 103 o altre opzioni di pensionamento anticipato introdotte temporaneamente.
No, l’assegno di Isopensione non è reversibile. In caso di decesso del lavoratore durante il periodo di erogazione, i familiari non hanno diritto a una reversibilità dell’assegno. Tuttavia, possono richiedere la pensione indiretta sulla base dei contributi effettivamente maturati fino al momento della morte del de cuius.