La perdita di un familiare è un momento difficile, sia dal punto di vista emotivo sia pratico, soprattutto quando si percepiscono prestazioni previdenziali come l’APE Sociale. Sono infatti molte le domande che ci vengono rivolte sul tema della reversibilità di questa indennità. A tal proposito, abbiamo ricevuto questa richiesta da un nostro lettore:
Si tratta di un quesito che tocca non solo un tema delicato, ma anche una questione pratica che interessa molti percettori dell’anticipo pensionistico. Al dolore della perdita si associano spesso difficoltà economiche ed è quindi naturale chiedersi se e quali diritti spettino ai familiari superstiti. Vediamo insieme i punti principali della misura APE Sociale, la questione della reversibilità e cosa fare per richiedere un assegno all’INPS.
Per rispondere alla domanda della lettrice, è importante chiarire un aspetto delicato e forse poco noto: l’APE Sociale è un’indennità fino a 1.500 euro, riconosciuta a partire da 63 anni e 5 mesi, garantita dallo Stato fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia.
L’aspetto più rilevante riguarda la possibilità, per alcune categorie di lavoratori, di accedere a uno scivolo previdenziale fino a 4 anni prima, ma non si tratta di una vera e propria pensione. Per questo motivo mancano alcuni diritti, tra cui la reversibilità.
In parole semplici, se il titolare del trattamento viene a mancare, l’assegno APE Sociale non è reversibile ai superstiti. Tuttavia, ciò non significa che i familiari restino privi di tutele: se sussistono le condizioni normative, è possibile richiedere la pensione indiretta. Vediamo come funziona.
No, l’APE Sociale non è reversibile. La prestazione si interrompe in caso di decesso del titolare.
Si tratta infatti di una prestazione personale riconosciuta ai disoccupati, caregiver, invalidi civili e addetti a mansioni gravose che abbiano almeno 63 anni e 5 mesi di età e un’anzianità contributiva di 30 o 36 anni.
Essendo uno scivolo previdenziale e non una vera pensione, l’indennità non è né rivalutata né integrata al trattamento minimo e cessa al momento del decesso, senza che sia prevista alcuna reversibilità ai superstiti.
Come specificato dall’INPS, i superstiti non hanno diritto alla reversibilità dell’APE Sociale, ma potrebbero invece avere accesso alla pensione indiretta, a condizione che siano soddisfatti i requisiti contributivi previsti dalla normativa.
La pensione indiretta è una prestazione economica riconosciuta dall’INPS ai familiari superstiti del percettore di APE Sociale o del lavoratore non ancora pensionato, qualora sia presente un accumulo contributivo sufficiente.
Non si tratta della pensione di reversibilità concessa ai superstiti dei pensionati, ma di un sostegno che garantisce continuità reddituale in caso di decesso del lavoratore.
In particolare, i trattamenti pensionistici per i familiari superstiti si distinguono in:
La pensione di reversibilità consiste in una quota percentuale della pensione percepita dal titolare deceduto.
Per accedere alla pensione indiretta, devono essere rispettati almeno uno dei seguenti requisiti contributivi:
Se almeno uno di questi requisiti è soddisfatto, i superstiti possono richiedere la pensione indiretta.
In altre parole, il percepimento dell’APE Sociale non impedisce l’accesso alla pensione indiretta, purché vi siano i contributi necessari.
Possono richiedere la pensione indiretta i seguenti soggetti superstiti:
il coniuge superstite (anche separato, purché titolare di assegno di mantenimento);
Il riconoscimento è subordinato anche a requisiti di convivenza o carico economico: ad esempio, i figli maggiorenni devono essere a carico del genitore deceduto, cioè non autosufficienti economicamente.
In sintesi, i percettori dell’APE Sociale non lasciano una pensione reversibile, ma i superstiti potrebbero comunque usufruire della pensione indiretta se il defunto aveva una contribuzione sufficiente. Si tratta di un importante sostegno economico per il coniuge e i familiari rimasti.
Per ulteriori informazioni, è consigliabile consultare direttamente il sito dell’INPS o rivolgersi a un consulente previdenziale.