L’INPS torna a dettare la linea sulle pensioni e prepara il terreno a nuove misure previdenziali. Nei prossimi mesi potrebbe essere chiesto agli italiani uno sforzo contributivo in più, ma il vero cambiamento arriverà con il Libro Bianco Pensioni 2030, il documento che l’Istituto ha annunciato e che sarà consegnato al Governo Meloni per guidare le prossime riforme.
Per molti lavoratori e futuri pensionati, abituati a riforme drastiche come la Legge Fornero, questo potrebbe essere un momento di svolta: il Libro Bianco promette maggiore flessibilità in uscita, nuove regole per il pensionamento ordinario e misure studiate per garantire un sistema più equo e sostenibile, ridisegnando progressivamente la previdenza italiana entro il 2030.
Il Libro Bianco Pensioni 2030 potrebbe segnare un passaggio decisivo per il sistema previdenziale italiano. L’INPS punta infatti a superare alcuni limiti imposti dalla riforma Fornero, recependo e rielaborando anche proposte avanzate in passato da ex presidenti dell’Istituto.
Tra queste, spicca l’idea di Pasquale Tridico, che – come ricordato da investireoggi.it – aveva ipotizzato una pensione liquidata in due fasi: una quota anticipata subito e il saldo solo al raggiungimento dei requisiti ordinari. Un sistema pensato per garantire la sostenibilità dei conti, ma penalizzante per chi sceglie l’uscita anticipata.
Anche l’attuale Quota 103 presenta limiti evidenti: per accedervi è necessario avere almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi (di cui 35 effettivi), con un assegno pensionistico che non può superare quattro volte il trattamento minimo. Inoltre, la pensione viene calcolata interamente con il sistema contributivo fino al compimento dei 67 anni.
Con il Libro Bianco 2030, l’INPS mira a definire una riforma più equilibrata, correggendo le criticità accumulate negli ultimi vent’anni e introducendo misure che potrebbero ridisegnare l’intero sistema previdenziale.
Il Libro Bianco delle Pensioni 2030 dell’INPS, reso noto dalla direttrice generale Valeria Vittimberga, definisce le priorità strategiche per il futuro del sistema previdenziale italiano: garantire la tenuta dei conti pubblici e, allo stesso tempo, introdurre una maggiore flessibilità in uscita. L’obiettivo è superare interventi tampone e misure poco risolutive che hanno caratterizzato gli ultimi vent’anni, puntando su riforme più stabili e strutturali.
Tra i temi centrali c’è l’allungamento dell’età pensionabile dal 2027, che – secondo le prime indicazioni – non dovrebbe subire modifiche. Tale decisione mira a preservare la possibilità di uscita per i lavoratori, pur ponendo viva la sfida alla sostenibilità finanziaria complessiva del sistema.
Le anticipazioni sono state confermate nella Presentazione del XXIV Rapporto Annuale INPS, in programma mercoledì 16 luglio alle ore 11.
Il Rapporto affronta capitoli importanti:
La rivoluzione del sistema pensionistico italiano è iniziata da tempo, ma i prossimi anni potrebbero rappresentare la vera svolta. L’obiettivo dichiarato è quello di trovare un equilibrio stabile tra le uscite anticipate e le misure ordinarie, garantendo al tempo stesso la sostenibilità economica del sistema nel medio e lungo periodo.
Il nuovo progetto dell’INPS, che funge da collegamento tra le prestazioni tradizionali e le nuove direttive, mira proprio a questo: interventi strutturali su larga scala per rendere più equo e stabile il sistema previdenziale.
Negli ultimi anni i correttivi non sono mancati: dalla Quota 100, introdotta per superare lo “scalone Fornero” e poi progressivamente trasformata in Quota 102 e Quota 103, all’Ape Sociale, che dal 2024 richiede 63 anni e 5 mesi per l’accesso, fino a Opzione Donna, oggi riservata solo a lavoratrici in condizioni di particolare fragilità, come caregiver, invalide e dipendenti licenziate da aziende in crisi.
Ma la vera novità potrebbe arrivare con il Libro Bianco delle Pensioni 2030, che promette meno slogan e più misure concrete.
Tra le ipotesi allo studio c’è infatti quella di introdurre un pensionamento universale a 64 anni, estendendo l’attuale meccanismo riservato ai “contributivi puri” e collegandolo alla previdenza integrativa.
L’uscita a 64 anni, però, non sarebbe per tutti uguale: le condizioni economiche e familiari giocherebbero un ruolo determinante.
Si ipotizzano infatti requisiti differenziati: una rendita pensionistica pari ad almeno 3 volte l’assegno sociale per uomini e donne senza figli, ridotta a 2,8 volte per le donne con un figlio e a 2,6 volte per chi ha due o più figli.
Inoltre, per chi integra la pensione con la previdenza complementare, l’anzianità contributiva minima potrebbe salire progressivamente dagli attuali 20 anni a 25, fino a raggiungere i 30 anni.
Se queste ipotesi venissero confermate, il prossimo quinquennio potrebbe davvero segnare un passaggio storico: un sistema più flessibile, ma anche più rigoroso nei requisiti, per garantire stabilità finanziaria e sostenibilità a lungo termine.
Il futuro delle pensioni potrebbe essere presto ridefinito. Per questo motivo, agire oggi è fondamentale per proteggere il tuo assegno pensionistico.
Prepararsi ai cambiamenti significa adottare strategie che richiedono tempo per dare risultati concreti sulla tua pensione.
Ecco alcune azioni semplici e facilmente attuabili da mettere in pratica fin da subito: