17 Jul, 2025 - 15:20

L'UE bacchetta l'Italia, Bruxelles “mette in mora” il Governo Meloni: il conto rischia di essere salatissimo

L'UE bacchetta l'Italia, Bruxelles “mette in mora” il Governo Meloni: il conto rischia di essere salatissimo

La Commissione Europea ha avviato quattro nuove procedure di infrazione nei confronti dell'Italia. Le missive sono state consegnate oggi, giovedì 17 luglio 2025, sulle scrivanie di Palazzo Chigi.

Il nostro Paese viene richiamato per non aver rispettato gli obblighi nei confronti dell'UE in tre ambiti: la trasmissione dei dati doganali, flat tax e Imu-Tari per i non residenti e la comunicazione dei dati dell'autorità sul metano. 

Le procedure di infrazione e la messa in mora sono il primo 'avvertimento' che l'UE invia agli Stati membri in caso di mancato rispetto dei regolamenti comunitari.
L'Italia adesso ha due mesi per rimettersi in regola, altrimenti la Commissione UE potrà decidere di emettere un parere motivato, che è il preambolo del ricorso alla Corte di Giustizia.

Ecco, nello specifico, cosa viene contestato al nostro Paese e cosa rischia l'Italia.

Perché l'Italia è stata richiamata ancora dall'UE?

Oggi la Commissione UE ha notificato al governo la comunicazione dell'avvio di quattro procedure di infrazione contro l'Italia. La procedura di infrazione europea viene aperta quando uno degli Stati membri dell'Unione Europea non rispetta gli obblighi derivanti dai trattati e dal diritto comunitario.

Nello specifico, nei confronti dell'Italia sono state emesse delle 'lettere di costituzione in mora' – primo step della procedura – con cui la commissione notifica la presunta infrazione e chiarimenti e spiegazioni. 

La procedura di infrazione e quella di messa in mora possono portare anche a pesanti sanzioni pecuniarie.

Prima di arrivare alle sanzioni, tuttavia, ci sono una serie di passaggi. Nelle lettere inviate oggi al governo italiano, si concedono due mesi per rimediare alle carenze individuate. In caso di mancata risposta o risposta insoddisfacente, la Commissione può emettere un parere motivato, chiedendo di conformarsi al diritto dell'Unione entro un termine specifico. Se lo Stato membro non si adegua al parere motivato, la Commissione può deferire il caso alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea che deciderà l'entità della sanzione.

Bruxelles mette in mora il governo Meloni: ecco cosa non va 

La pioggia di lettere di messa in mora di Bruxelles colpisce il governo Meloni su più fronti: dogane, fisco e ambiente.

Nel primo caso, la Commissione UE accusa l'Italia di non aver rispettato gli obblighi di trasmissione dei dati doganali, previsti dal Codice UE. In sostanza, l'Italia – insieme ad altri cinque Stati, continua a utilizzare strumenti e formati obsoleti che ostacolano l'efficienza dei controlli alle frontiere europee.

L'Italia è stata messa in mora anche per non aver designato entro i termini un'autorità di controllo sul metano, violando il regolamento UE sul contenimento delle emissioni.  Nonostante la scadenza del 5 febbraio 2025, Roma non ha ancora comunicato alcun referente, ostacolando l’attuazione del regolamento.

Gli ultimi due procedimenti, infine, riguardano il fisco: Bruxelles considera discriminatoria l'esclusione dalla flat tax dei lavoratori autonomi europei non residenti. Stesso principio per l'esclusione delle agevolazioni di IMU/TARI dei pensionati non residenti. In entrambi i casi a essere violata sarebbe la libertà di circolazione dei cittadini UE.

Stangata dell'UE, quali sono i rischi per l'Italia?

L'Italia, come altri paesi, ha pagato ingenti somme in sanzioni per procedure di infrazione, soprattutto nel settore ambientali.
 Il caso della gestione dei rifiuti in Campania nei primi anni 2000 è un esempio di come la violazione degli obblighi comunitari possa determinare un esborso economico anche ingente. 

Le sanzioni pecuniarie possono essere di due tipi: una somma forfettaria, ovvero, un importo fisso calcolato in base alla gravità dell'infrazione e al suo impatto sugli interessi generali e particolari; una mora giornaliera, ovvero, un importo calcolato per ogni giorno di ritardo nel risolvere la violazione.

La relazione annuale 2022 della Corte dei Conti sui rapporti finanziari tra Italia e Unione Europea ha calcolato che dal 2012 al 2022, il nostro Paese ha dovuto pagare oltre 800 milioni di euro a causa delle infrazioni. 

A marzo 2025 le procedure di infrazione a carico dell'Italia erano 65, con quelle notificate oggi, il numero sale a 68. La maggior parte di esse, una cinquantina, riguarda la violazione del diritto dell'Unione, mentre le restanti il mancato recepimento di direttive. 

Sintesi in tre punti della “stangata” UE all’Italia:

  • Quattro nuove infrazioni UE contro l’Italia: Bruxelles ha avviato procedure per mancato rispetto di norme UE su dogane, ambiente (metano), flat tax e agevolazioni fiscali per non residenti. L’Italia ha due mesi per correggere le violazioni, altrimenti rischia un deferimento alla Corte di Giustizia.
  • Le contestazioni specifiche: Uso di strumenti obsoleti per la trasmissione dei dati doganali; Mancata designazione di un'autorità sul metano; Discriminazione dei non residenti UE su flat tax e IMU/TARI, lesiva della libertà di circolazione.
  • Rischi economici e politici: Se non risolve, l’Italia può incorrere in sanzioni pesanti (fisse e giornaliere). Dal 2012 al 2022 ha già pagato oltre 800 milioni di euro per infrazioni. Le nuove procedure portano il totale attuale a 68 infrazioni aperte, aggravando la posizione del governo Meloni.
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