Annabelle è una delle bambole più celebri e inquietanti della storia dell’occultismo moderno, divenuta famosa sia per i resoconti dei demonologi Ed e Lorraine Warren che per la saga cinematografica di The Conjuring e relativi spin-off.
Ma al di là della leggenda, qual è la vera storia di Annabelle e dove si trova oggi la famigerata bambola?
La vera Annabelle è conservata ancora oggi all’interno di una teca di vetro al Warren Occult Museum, situato a Monroe, Connecticut.
Da decenni è uno dei pezzi più noti della collezione del museo, insieme ad altri manufatti legati a presunti casi paranormali. Il museo venne chiuso al pubblico nel 2018 per motivi amministrativi, ma la bambola continua a restare una delle attrazioni principali per appassionati e curiosi del mistero.
Negli ultimi anni, Annabelle è stata protagonista anche di tour espositivi temporanei negli Stati Uniti, sempre con la massima attenzione alle misure di sicurezza — inclusa la presenza di un prete per benedire la teca durante gli spostamenti.
Nonostante numerose leggende di fughe o sparizioni, confermate e alimentate dai social media, la bambola è sempre stata sotto il controllo della famiglia Warren e dei loro collaboratori, in particolare Tony Spera, attuale responsabile del museo.
La vera Annabelle non è la sinistra bambola di porcellana dai tratti spaventosi vista nei film. Si tratta, in realtà, di una bambola di stoffa della linea “Raggedy Ann” – dall’aspetto rassicurante, con grandi occhi cuciti e sorriso gentile. È proprio questo contrasto tra innocenza e terrore che rende la sua storia ancora più inquietante.
La vicenda comincia nel 1970 ad Hartford, Connecticut. Secondo i racconti più accreditati, una madre acquistò una bambola Raggedy Ann da regalare alla figlia Donna, studentessa universitaria in infermieristica.
Donna, sorpresa e felice, la sistemò nella stanza che condivideva con la coinquilina Angie. Ma quasi subito la bambola cominciò a mostrare comportamenti inspiegabili: veniva ritrovata in posizioni diverse da quelle lasciate, apparivano strani messaggi su brandelli di carta con la scritta “help me”, e iniziarono a manifestarsi rumori misteriosi nell’appartamento.
Le due ragazze, sempre più inquietate dagli eventi insoliti, decisero di contattare un medium. Durante una seduta spiritica, venne rivelato che la bambola era posseduta dallo spirito di una bambina di sette anni, Annabelle Higgins, morta tragicamente sul terreno dove sorgeva il residence.
Inizialmente, le ragazze scelsero di tenere la bambola, mosse dalla compassione verso lo spirito. Ma la situazione degenerò rapidamente: la presenza di Annabelle sembrava diventare sempre più minacciosa, con episodi anche violenti ai danni degli amici delle due ragazze, tra cui un ragazzo che riportò graffi profondi apparentemente inferti dalla bambola.
Di fronte all’aggravarsi dei fenomeni, Donna e Angie si rivolsero agli esperti del paranormale Ed e Lorraine Warren. Dopo le indagini, i Warren conclusero che la bambola non era semplicemente infestata da uno spirito umano innocuo, bensì da un’entità demoniaca che utilizzava il “guscio” della bambola per manifestarsi.
Per sicurezza, decisero di portare Annabelle nel loro “Museo dell’Occulto” in Connecticut, dove la inserirono in una teca di vetro protetta e benedetta, con l’avvertimento: “Danger! Do Not Touch Anything!”.
La storia di Annabelle ha ispirato libri, documentari e soprattutto una fortunata saga cinematografica. Tuttavia, la vera bambola, con il suo aspetto semplice da giocattolo vintage, continua a generare fascino e timore.
La leggenda rappresenta un esempio straordinario di come il folklore moderno, alimentato dai media e dal cinema, possa trasformare un oggetto innocuo in una presenza iconica del mondo horror.
La reale Annabelle è molto diversa dall’aspetto che le viene dato nei film: non ha occhi di vetro né fattezze sinistre, ma un viso bonario e “infantile”
Per decenni, il museo dei Warren è stato meta di pellegrinaggi da parte di fan del paranormale e semplici curiosi.
Judy Spera, figlia dei Warren, ha dichiarato di aver sempre avuto paura della bambola e di aver ricevuto precise istruzioni dai genitori: mai fissarla negli occhi, mai darle confidenza.