18 Jul, 2025 - 18:44

Pensioni: contro la “perdita silenziosa” da 900€ l’anno, 2 strategie anti-inflazione

Pensioni: contro la “perdita silenziosa” da 900€ l’anno, 2 strategie anti-inflazione

C’è un’Italia che continua a sognare una pensione dignitosa, o almeno sufficiente per vivere con tranquillità. Pensionati spesso poco inclini a calcoli e proiezioni finanziarie, ma che sentono pesantemente la perdita di potere d’acquisto causata dalla costante inflazione.

Il problema è noto: il nostro Paese non adegua in modo sufficiente i trattamenti previdenziali, e quando lo fa, applica rivalutazioni ritenute inadeguate. Secondo l’ultimo rapporto CER-CUPLA, negli ultimi 15 anni un pensionato con un assegno lordo di 1.200 euro ha perso circa 900 euro l’anno, l’equivalente di una mensilità intera.

C’è chi chiede una riforma strutturale del sistema previdenziale e chi, concretamente, punta su interventi immediati per contrastare il caro vita.

Due le proposte più concrete emerse dal dibattito:

  • adozione dell’indice IPCA: per una rivalutazione delle pensioni più aderente all’andamento reale dell’inflazione.
  • bonus IRPEF da 960 euro annui: destinato ai pensionati a reddito medio-basso, per recuperare almeno in parte il potere d’acquisto perso.

Pensioni, due proposte anti-inflazione: IPCA e bonus 960 euro per aumentare l’assegno INPS

 C’è un’ombra che si allunga sulle pensioni: una crisi economica che non è esplosa all’improvviso, ma che da anni erode silenziosamente il potere d’acquisto dei pensionati. Per questo motivo si parla di un nuovo pacchetto di misure mirate a riequilibrare gli assegni di circa 3,6 milioni di pensionati, tra i più penalizzati dal caro-prezzi e dal drenaggio fiscale.

Tra queste misure spiccano le due già citate: l'adozione dell’indice IPCA e l'introduzione di un bonus IRPEF da 960 euro annui. Secondo quanto riportato da investireoggi.it, l’IPCA – che tiene conto della spesa effettiva delle famiglie – permetterebbe di allineare gli aumenti pensionistici al reale costo della vita, con particolare attenzione ai beni essenziali come alimentari, energia e sanità. Il bonus IRPEF, d'altra parte, garantirebbe un aumento immediato dell’assegno, compensando almeno in parte quella “perdita silenziosa” che negli ultimi 15 anni ha eroso una mensilità l’anno per molti pensionati.

Resta però da capire chi potrà beneficiare di queste misure, come funzioneranno concretamente e quali effetti avranno nell’immediato sugli assegni INPS.

Qual è il problema principale delle pensioni italiane oggi?

La vera preoccupazione dei pensionati italiani è la capacità di far fronte all’aumento dei beni e dei servizi di prima necessità. L’assenza di una riforma strutturale e di una rivalutazione realmente adeguata all’andamento del caro vita sta erodendo progressivamente il potere d’acquisto, colpendo in modo particolare chi percepisce redditi medio-bassi.

A complicare ulteriormente la situazione è intervenuta anche la recente sentenza della Corte Costituzionale (14 febbraio 2025, n. 19), che ha confermato la legittimità degli interventi governativi sulla rivalutazione delle pensioni più alte. In pratica, il governo ha ottenuto il via libera per ridurre la rivalutazione sugli assegni che superano le quattro volte il trattamento minimo, ossia circa 2.394,44 euro al mese.

Perché molti lavoratori rinviano la pensione?

Non è un caso se molti lavoratori scelgono di ritardare l’uscita dal lavoro. Le ragioni principali sono due: da un lato la possibilità di accedere all’incentivo al pensionamento, più noto come bonus Giorgetti, dall’altro la consapevolezza che la rendita pensionistica sarebbe troppo bassa per garantire una vita dignitosa e coprire le spese familiari.

Il prolungamento della permanenza in servizio è spesso dettato dal vantaggio economico: il bonus Giorgetti infatti incrementa il netto in busta paga per chi decide di continuare a lavorare pur avendo già maturato i requisiti per l’uscita anticipata flessibile (62 anni di età e almeno 41 anni di versamenti, di cui 35 anni di contributi effettivi).

Non si tratta, però, di una vera scelta libera, quanto piuttosto di una necessità da sopportare: per molti lavoratori, l’alternativa sarebbe una pensione troppo bassa, incapace di garantire un tenore di vita dignitoso.

In che modo l’inflazione ha colpito i pensionati?

Secondo un’analisi di CUPLA, nell’ultimo decennio i pensionati hanno perso tra 800 e 1.000 euro annui di potere d’acquisto, a seconda dell’importo della rendita previdenziale.

Si tratta di una perdita silenziosa, spesso non percepita nella sua reale entità. Un esempio concreto: un assegno previdenziale di 2.256 euro lordi mensili avrebbe dovuto rivalutarsi fino a 2.684 euro, ma nel 2024 l’aumento effettivo non ha superato i 2.615 euro. Questo si traduce in una perdita di circa 889 euro in un solo anno.

Per rendere l’idea in termini pratici, si tratta dell’equivalente di circa 262 caffè in meno in un anno, un dato che riflette perfettamente la contrazione dei consumi quotidiani dei pensionati.

A peggiorare il quadro c’è anche la tassazione: i trattamenti previdenziali italiani sono infatti tra i più penalizzati d’Europa, con un carico fiscale che riduce ulteriormente il potere d’acquisto.

Quali sono le proposte CNA–CER–CUPLA per risolvere il problema?

 Le proposte di CNA–CER–CUPLA puntano a migliorare le condizioni economiche dei pensionati attraverso i due interventi chiave discussi in precedenza: l'adozione dell’indice IPCA come parametro per la rivalutazione delle pensioni – in quanto riflette in modo più fedele la reale spesa delle famiglie – e l'introduzione di un bonus IRPEF da 960 euro annui, destinato ai pensionati con redditi compresi tra 7.800 e 15.000 euro annui

Domande frequenti sulle pensioni e l'inflazione (FAQ)

  1. La "perdita silenziosa" riguarda solo i pensionati con assegni più bassi? No, la "perdita silenziosa" di potere d'acquisto dovuta all'inflazione colpisce trasversalmente tutti i pensionati, sebbene l'impatto sia proporzionalmente più gravoso per chi percepisce redditi medio-bassi, che vedono ridursi drasticamente la capacità di far fronte alle spese essenziali. Anche gli assegni più alti subiscono una riduzione del loro valore reale, seppur con minori conseguenze sulla sussistenza quotidiana.
  2. L'introduzione dell'indice IPCA risolverebbe completamente il problema della rivalutazione delle pensioni? L'adozione dell'indice IPCA rappresenterebbe un passo significativo e un miglioramento rispetto all'attuale meccanismo di rivalutazione, in quanto è considerato più rappresentativo del reale costo della vita delle famiglie. Tuttavia, da solo potrebbe non risolvere completamente il problema. Servirebbe anche una rivalutazione piena e non parziale, unita a politiche di contenimento dell'inflazione e possibilmente ad altri interventi a sostegno del reddito per garantire una piena dignità pensionistica.
  3. Il bonus IRPEF da 960 euro è un intervento strutturale o temporaneo? Sulla base delle proposte attuali, il bonus IRPEF da 960 euro si configura come un intervento "una tantum" o comunque di natura temporanea, mirato a fornire un sollievo immediato e compensare in parte la perdita di potere d'acquisto subita. Non si tratta quindi di una modifica strutturale e permanente al meccanismo di calcolo o rivalutazione delle pensioni, che richiederebbe invece riforme più ampie del sistema previdenziale.
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