Dopo giorni di scontri, Israele e Siria hanno raggiunto un accordo per il cessate il fuoco, mediato dagli Stati Uniti. L’annuncio della tregua è arrivato in un momento delicato, con Suweida, città a maggioranza drusa, diventata epicentro delle tensioni. Le violenze, che hanno causato centinaia di vittime, sono nate da un conflitto interno ma hanno assunto presto una portata regionale, coinvolgendo anche Israele. Washington si è mossa per prevenire una nuova crisi mediorientale e ha rivendicato il successo dell’intesa, sostenuta anche da Turchia, Giordania e altri paesi confinanti.
Israele e Siria hanno concordato un cessate il fuoco dopo giorni di una nuova escalation di tensioni tra i due paesi. L'annuncio è arrivato il 18 luglio dall'ambasciatore degli Stati Uniti in Turchia e inviato speciale per la Siria, Tom Barrack.
Barrack ha affermato che Israele e Siria hanno accettato la tregua, sostenuta da Turchia, Giordania e altri paesi vicini, e ha dichiarato in un post su X:
BREAKTHROUGH —— Israeli Prime Minister @Netanyahu and Syrian President Ahmed al-Sharaa @SyPresidency supported by the U.S.A. @SecRubio have agreed to a ceasefire embraced by Türkiye, Jordan and its neighbors. We call upon Druze, Bedouins, and Sunnis to put down their weapons and…
— Ambassador Tom Barrack (@USAMBTurkiye) July 18, 2025
Gli Stati Uniti avevano già espresso preoccupazione per l'aumento delle tensioni. Il 17 luglio, il segretario di Stato americano, Marco Rubio, aveva dichiarato che le parti in conflitto avevano concordato "misure specifiche" per risolvere la situazione. Il contributo degli Usa mirava a mantenere una cessazione dei combattimenti in vigore.
Il paese ha successivamente compiuto uno sforzo diplomatico per risolvere una nuova escalation in Medio Oriente.
Suweida è al centro delle tensioni dopo lo scoppio degli scontri tra milizie druse e tribù beduine del 13 luglio. L'escalation aveva spinto le forze di Damasco a intervenire.
Le truppe siriane sono state accusate di aver compiuto violazioni contro i drusi. Il 16 luglio, le forze israeliane hanno lanciato attacchi aerei sulla capitale siriana, Damasco. Il video del momento dell'attacco al quartier generale delle forze siriane ha fatto il giro del mondo.
Allo stesso tempo, l'esercito israeliano ha colpito le forze di sicurezza siriane nel sud del paese, a Suweida. Questa città è maggiormente popolata dai drusi, un’influente minoranza religiosa con membri anche in altri paesi vicini come Libano e Israele.
Tel Aviv aveva chiesto infatti alle forze governative di ritirarsi. Secondo quanto annunciato dagli esponenti israeliani, lo Stato ebraico aveva intenzione di proteggere i drusi siriani.
Durante gli intensi combattimenti, almeno 300 persone hanno perso la vita e almeno 500 sono rimaste ferite.
Mentre gli Stati Uniti puntano a stabilire relazioni con la nuova amministrazione siriana, Israele dimostra una sfiducia nei confronti della nuova leadership del Paese.
Il ministro degli Esteri Gideon Sa'ar ha criticato la rinnovata promessa di Ahmed al-Sharaa. Il presidente ad interim siriano aveva assicurato protezione alle minoranze dopo i recenti scontri. Sa'ar ha risposto dicendo che essere una minoranza in Siria resta "molto pericoloso".
The speech of Syrian President Ahmed al-Shara was a display of support for the jihadists attackers (in al-Shara’s words: “The Bedouin tribes as a symbol of noble values and principles”) and blaming the victims (the attacked Druze minority).
— Gideon Sa'ar | גדעון סער (@gidonsaar) July 19, 2025
Al-Shara spiced all this with…
Il cessate il fuoco segna un primo passo verso una fragile stabilizzazione, ma le tensioni restano alte. La sfiducia israeliana nei confronti della nuova amministrazione siriana, la fragilità delle alleanze interne e il rischio di ulteriori violenze tra gruppi minoritari mettono in discussione la durata dell’intesa. La situazione nel sud della Siria, in particolare a Suweida, resta un nodo irrisolto: la protezione delle minoranze, in un Paese ancora profondamente diviso, continuerà ad essere una delle principali sfide politiche dei prossimi mesi.