19 Jul, 2025 - 16:48

MAGA vs Trump: dalle armi all'Ucraina al caso Epstein, i tormenti del presidente Usa

MAGA vs Trump: dalle armi all'Ucraina al caso Epstein, i tormenti del presidente Usa

Donald Trump si trova a fronteggiare critiche inaspettate non dall’opposizione ma dalla sua stessa base MAGA. Dalla gestione del caso Epstein all'invio di armi in Ucraina, alcuni fedelissimi lo accusano di aver tradito i suoi principi.

Il caso Epstein e la crepa nei ranghi MAGA

I fedelissimi di Donald Trump lo hanno messo a dura prova. Il presidente degli Stati Uniti ora si trova di fronte non ai democratici o ai repubblicani moderati, ma alla sua stessa base MAGA (Make America Great Again). Dietro l'aggressiva pressione ci sono diverse ragioni che, da un certo punto di vista, mettono in chiaro quanto sia difficile l'equilibrio tra potere e ideali politici.

Si tratta di uno dei rari periodi che dimostrano che anche i sostenitori più leali, noti per l’estrema devozione, possano diventare un punto di debolezza per Trump.

Due settimane di incessanti dibattiti si sono concentrate soprattutto sul caso Epstein.

La delusione risale al mese di febbraio, quando si pensava che sarebbero state finalmente rivelate risposte concrete sull'inchiesta. Tuttavia, è stato fornito solamente materiale sostanzialmente già di dominio pubblico e rielaborato.

Anche le attese sulla lista di clienti di Jeffrey Epstein sono rimaste senza risposta. L’indagine del Dipartimento di Giustizia e dell’FBI non ha portato alla luce alcun "elenco di clienti" dell’élite che avrebbero preso parte agli abusi di Epstein, né è stata trovata "nessuna prova credibile che Epstein abbia ricattato individui di spicco".

La battaglia politica interna al movimento MAGA è quindi arrivata all’attenzione dell’opinione pubblica. Tra coloro che hanno espresso il proprio scontento, c'è stato anche chi ha chiesto il licenziamento del procuratore generale Pam Bondi. Alla fine, Trump è rimasto allineato alla sua agenda e ha chiamato la sua base all'unità, invitando a non distogliere l’attenzione dall’obiettivo principale: rendere l’America di nuovo grande.

Armi all'Ucraina e accuse di "tradimento" dell’America First

La crescente reazione negativa non si è limitata solo ai file Epstein.

Il recente annuncio del presidente del via libera alla spedizione di armi all'Ucraina ha suscitato un’ulteriore ondata di critiche contro Trump. Certo, il presidente ha evidenziato più volte che il conto lo pagheranno gli alleati della NATO. Tuttavia, qualcosa non ha convinto completamente la sua base.

Il tycoon aveva indicato fin dal primo giorno del suo secondo mandato di non coinvolgere gli Stati Uniti nella guerra degli altri, promuovendo una politica estera isolazionista e mettendo gli interessi dell'America in primo piano. I critici interni al movimento hanno interpretato questa mossa come una sorta di "tradimento" del principio dell'America First.

È importante sottolineare che non si tratta solo di una presa di posizione sulla guerra tra Russia e Ucraina. Alcuni fedelissimi di Trump chiedono un totale disimpegno da tutte le guerre straniere e da qualsiasi forma di aiuto verso paesi esteri. Le loro critiche non riguardano solo una decisione specifica, ma una visione più ampia di politica estera che si aspettavano rimanesse coerente con le promesse elettorali.

La rinnovata unità contro i media

La sfida insolita ha sicuramente segnato un momento che ha messo in luce le debolezze di Trump. I due punti critici, i file Epstein e le armi all'Ucraina, potrebbero innescare ulteriori tensioni interne in futuro. Tuttavia, il movimento ha trovato presto un’occasione per riunirsi contro un nemico comune: i media tradizionali.

Un recente articolo del Wall Street Journal, che sostiene che Trump abbia inviato nel 2003 una lettera a Epstein, ha distolto l’attenzione dalle fratture emerse nei giorni precedenti. L’articolo è stato ritenuto da Trump una fake news. Il presidente ha già proceduto con una causa contro il quotidiano e ha chiesto di coinvolgere Pam Bondi nella richiesta di de-segretare i verbali del gran giurì.

Questa mossa è stata accolta con favore: da un lato da coloro che la vedono come il mantenimento di una promessa, dall’altro da chi si unisce nell’ostilità verso i media mainstream. In questo modo, Trump è riuscito, almeno temporaneamente, a ritrovare compattezza trasformando una crisi interna in una nuova battaglia identitaria.

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