21 Jul, 2025 - 07:00

Regionali 2025, il centrodestra cerca l'accordo: il Veneto è la polveriera che può far saltare l’alleanza

Regionali 2025, il centrodestra cerca l'accordo: il Veneto è la polveriera che può far saltare l’alleanza

Oggi è il giorno della verità per Giorgia Meloni e per la coalizione di centrodestra. Dopo il nulla di fatto della scorsa settimana, gli alleati di governo ritornano a sedersi intorno a un tavolo per trovare la quadra sui nomi dei candidati per le elezioni regionali in programma tra settembre e novembre. 

Le elezioni regionali 2025 coinvolgeranno cinque regioni chiave: Veneto, Campania, Puglia, Toscana e Marche. Il centrodestra è alla ricerca di un accordo unitario sui candidati, ma il nodo principale resta il Veneto. La successione di Luca Zaia è contesa tra la Lega, che propone Alberto Stefani, e Fratelli d’Italia, che punta su Raffaele Speranzon. Forza Italia spinge invece per Flavio Tosi.

L’accordo sul Veneto è cruciale perché influenzerà le candidature anche nelle altre regioni. Se il Veneto andasse a Fratelli d’Italia, la Lega vorrebbe una regione in cambio. Intanto, in Toscana sembra già definita la candidatura del meloniano Alessandro Tomasi. La Campania e la Puglia restano aperte 

Elezioni Regionali 2025, chi la spunterà in Veneto tra Meloni e Zaia?

Le ferie estive sono alle porte e Giorgia Meloni sembra decisa a non andare in vacanza senza aver risolto la grana delle elezioni regionali 2025. La premier ha convocato per oggi, lunedì 21 luglio 2025, il secondo vertice di maggioranza consecutivo, in meno di una settimana. 

I 'dossier' sul tavolo sono cinque, uno per ogni regione, ma il più spinoso è quello del Veneto dove occorre trovare un accordo sul successore del governatore della Lega, Luca Zaia, bloccato dal limite dei tre mandati. La Lega vorrebbe tenere per sé la Regione candidando un suo uomo, ovvero, il vicesegretario del Carroccio Alberto Stefani. Fratelli d'Italia, tuttavia, sembra intenzionata a far valere il 32% raccolto alle Politiche e al posto di Zaia, vorrebbe candidare il senatore Raffaele Speranzon.

A ingarbugliare ulteriormente la situazione c'è la questione della lista di Luca Zaia (quotata tra il 40% e il 45%) che, in caso di candidato non gradito, potrebbe decidere di correre da sola. Il candidato sgradito potrebbe essere quello di Forza Italia, che ha proposto l'ex sindaco leghista di Verona, Flavio Tosi. 
Chi la spunterà in Veneto? 

Caso Veneto e l'effetto domino sulle candidature: ecco perché

Il Veneto è il nodo da sciogliere per districare l'intera matassa. Il motivo è molto semplice: la coalizione è composta da quattro partiti e le candidature devono essere spartite equamente. Fratelli d'Italia – come aveva sottolineato nei giorni scorsi Flavio Tosi – non può prendere tutto.

Ciò che sarà deciso in Veneto, influenzerà anche le decisioni nelle altre regioni: se si dovesse trovare l'accordo per il candidato meloniano, i candidati governatore di Fratelli d'Italia sarebbero già due, poiché anche il candidato delle Marche, Francesco Acquaroli è espressione del partito della Premier. 

La Lega, perdendo il Veneto, dovrebbe essere in qualche modo 'risarcita' con un'altra regione tra Toscana, Campania e Puglia. In Toscana, però, sembrerebbe già quasi certa la candidatura del sindaco di FdI di Pistoia Alessandro Tomasi. Restano, quindi, Campania dove il viceministro Edmondo Cirielli sembra viaggiare spedito verso la candidatura. In Campania la Lega ha proposto il nome del deputato Giampiero Zinzi. Nessun nome di rilievo per nessuno dei tre partiti è, invece, stato fatto per la Puglia, dove il centrosinistra si avvia a candidare il popolare ex sindaco di Bari, Antonio Decaro. 

L'equazione tuttavia deve tenere conto anche di Forza Italia, che non sembra intenzionata a demordere sul Veneto e soprattutto non vuole rinunciare alla Campania. 

Ipotesi Elezioni Milano, occhi puntati sul discorso di Sala

Nella partita per le regionali potrebbe inserirsi anche la città di Milano, travolta dall'inchiesta sull'Urbanistica. Oggi è un giorno decisivo anche per il sindaco Beppe Sala che è atteso in consiglio comunale a Palazzo Marino per chiarire come intende proseguire dopo il terremoto politico giudiziario che ha coinvolto la sua giunta. Se il sindaco decidesse di dimettersi, allora, si andrebbe a elezioni anticipate, rispetto alla scadenza naturale del 2027, e bisognerebbe individuare un candidato anche per il comune del capoluogo lombardo. La candidatura a sindaco di Milano potrebbe aiutare Giorgia Meloni a trovare un accordo con gli alleati senza scontentare nessuno.

L'articolo in tre punti salienti:

  1. Nodo Veneto e scontro Meloni-Zaia. Il Veneto è la regione chiave della partita elettorale: Fratelli d’Italia vuole candidare il senatore Raffaele Speranzon, mentre la Lega punta su Alberto Stefani per succedere a Luca Zaia (bloccato dal limite dei tre mandati). Un'eventuale corsa autonoma della lista Zaia (stimata fino al 45%) complicherebbe l'equilibrio della coalizione.
  2. Effetto domino su altre regioni. La scelta in Veneto influenzerà le candidature nelle altre quattro regioni (Campania, Puglia, Toscana, Marche). Se il Veneto va a Fratelli d’Italia, alla Lega dovrebbe spettare una “compensazione” altrove, ma l’equilibrio tra i partiti è fragile e ogni mossa può generare nuove tensioni.
  3. Milano come pedina strategica. Il possibile addio anticipato del sindaco Beppe Sala, a causa dell'inchiesta sull’urbanistica, potrebbe aprire scenari elettorali inattesi anche per Milano. Una candidatura forte nel capoluogo lombardo potrebbe essere usata da Giorgia Meloni come carta di scambio per riequilibrare gli accordi nel centrodestra.
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