21 Jul, 2025 - 14:32

Israele attacca Deir al‑Balah, migliaia di sfollati: cosa c'è dietro la nuova offensiva di terra a Gaza

Israele attacca Deir al‑Balah, migliaia di sfollati: cosa c'è dietro la nuova offensiva di terra a Gaza

L’annuncio da parte dell’esercito israeliano di una nuova operazione via terra nel centro della Striscia di Gaza ha riacceso l’allarme tra la popolazione palestinese. Per la prima volta dall’inizio della guerra, Deir al-Balah è diventata teatro di combattimenti. Crescono i timori che l’offensiva sia parte di un più ampio piano israeliano di trasferimento forzato della popolazione e ristrutturazione del controllo del territorio.

Deir al-Balah sotto attacco

L'esercito israeliano ha annunciato, il 20 luglio, che avvierà operazioni militari di terra in alcune zone del centro della Striscia di Gaza. 

L'offensiva di terra a Deir al-Balah avviene quindi per la prima volta dall'inizio del conflitto. La zona era stata precedentemente designata come "zona umanitaria sicura". I media riferiscono che, a differenza di altre zone colpite dagli attacchi israeliani, molti edifici di questa città sono ancora in piedi.

Le forze israeliane hanno emesso un ordine di evacuazione per alcune parti di Deir al-Balah. L'annuncio ha scatenato il panico tra la popolazione palestinese, già sfollata più volte dall'inizio della guerra. Ciò impone alla popolazione di fuggire verso la zona di al-Mawasi, che si trova lungo la costa meridionale dell'enclave. Questa area, dove centinaia di migliaia di palestinesi provenienti dal nord e dal sud trovano rifugio, è già sovraffollata.

La zona non era stata invasa dall'inizio della guerra nell'ottobre 2023. Si presume che alcuni degli ostaggi siano tenuti prigionieri proprio in quest'area. L'ordine di evacuazione ha quindi allarmato anche le famiglie degli ostaggi, che temono per l'incolumità dei propri cari.

Un cessate il fuoco mancato

La situazione nella Striscia di Gaza continua a destare profonda preoccupazione. 

Israele e Hamas avevano trovato nel mese di gennaio un accordo per un cessate il fuoco e per il rilascio degli ostaggi. Tuttavia, questa intesa si era rivelata fragile fin dall'inizio, poiché le parti dovevano accordarsi progressivamente sulle tre fasi della tregua. Alla fine della prima fase, infatti, non sono riusciti a raggiungere un’intesa. 

Una nuova offensiva delle forze israeliane è stata annunciata il 19 marzo.

L'estensione dell'operazione militare arriva in un momento delicato. All'inizio del mese di luglio, Israele e Hamas sembravano avvicinarsi ad un altro accordo di tregua. Le speranze, però, si sono infrante a causa delle persistenti divergenze tra le parti. 

Parallelamente, Israele ha annunciato poche settimane fa l'intenzione di creare quella che definisce una "città umanitaria", che in pratica mira a costringere oltre due milioni di palestinesi abitanti di Gaza a trasferirsi su una zona delimitata, edificata sulle rovine di Rafah nel sud dell'enclave.

Secondo quanto riferito, il piano prevede che a coloro che entreranno nella zona non sarà consentito lasciarla. Si teme che questa nuova operazione militare possa far parte di quel piano, anche se al momento non ci sono dichiarazioni ufficiali in merito. Non sembra, inoltre, che il precedente progetto di trasferire gli abitanti di Gaza dalle proprie terre sia stato abbandonato.

Secondo alcune ipotesi, l’obiettivo potrebbe includere anche la creazione di un nuovo corridoio militare per consolidare il controllo dell’area.

La crisi umanitaria in corso

Secondo gli analisti, Israele potrebbe mirare a replicare una strategia di accerchiamento e isolamento già utilizzata a Khan Younis. Questa volta per separare parti di Deir al-Balah e controllare meglio la città.

La BBC ha riferito, in un articolo pubblicato il 6 luglio, che secondo un funzionario della sicurezza di Hamas il gruppo ha perso il controllo di circa l’80 per cento della Striscia.

Intanto, la guerra continua a colpire duramente la popolazione civile. Oltre allo sfollamento e alle ostilità incessanti, prosegue anche la carenza di carburante, la crisi della fame, l’interruzione dei servizi sanitari essenziali e il crollo delle infrastrutture civili, aggravando ulteriormente la già drammatica situazione umanitaria nella Striscia di Gaza.

Secondo il ministero della Salute di Gaza, dall’ottobre 2023 il numero delle vittime ha superato quota 59mila.

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