21 Jul, 2025 - 20:01

Pensione anticipata Opzione donna: quando la "scelta" è dettata da molto più che l'età

Pensione anticipata Opzione donna: quando la "scelta" è dettata da molto più che l'età

Ti stai chiedendo se la pensione anticipata Opzione donna sia davvero la "scelta" che fa per te? La verità è che non è più quella di una volta. Prima delle modifiche introdotte dalla Legge di Bilancio 2023, l'accesso era molto più ampio per le lavoratrici.

Già allora c'erano i primi "scricchiolii" legati a un assegno integralmente calcolato con il sistema contributivo, spesso penalizzante. Ma oggi la situazione è radicalmente diversa: non si tratta più solo di compiere una certa età o di aver maturato un certo accumulo contributivo. Al contrario, la possibilità di accedere a questa misura è vincolata a un set di requisiti specifici e stringenti, che vanno ben oltre il semplice dato anagrafico.

Non è solo questione di anni: le nuove regole di Opzione donna

La Legge di Bilancio 2025 ha prorogato Opzione donna con requisiti maturati entro il 31 dicembre 2024, ma ha mantenuto le restrizioni già introdotte per il 2023 e 2024. Questo significa che il trattamento pensionistico anticipato, pur offrendo requisiti agevolati rispetto alla pensione ordinaria (come la pensione di vecchiaia a 67 anni o l'anticipata ordinaria a 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne), non è più un'opzione universale.

Al contrario, la misura è blindata da una serie di paletti e regole che ne hanno profondamente modificato la natura, non essendo più vista come un canale privilegiato per tutte le lavoratrici. Capire queste differenze, rispetto al passato, è oggi indispensabile per chiunque stia pianificando il proprio futuro previdenziale.

Il percorso verso Opzione donna, infatti, non inizia con le migliori premesse. Il rischio concreto è che l'accesso venga negato, vanificando le aspettative di un pensionamento anticipato. Questo regime sperimentale permette di uscire dal lavoro con requisiti ridotti – ad esempio, 35 anni di contributi anziché 41 anni e 10 mesi per la pensione anticipata ordinaria.

 Quello che oggi pesa meno nella discussione pubblica, ma che resta un "costo" significativo, è che la pensione viene ricalcolata interamente con il sistema contributivo. In passato, proprio questo aspetto era il punto di discussione più acceso, arrivando a ipotizzare una perdita anche del 30% sull'assegno pensionistico finale. Questa "penalizzazione" non è l'unico ostacolo, ma si aggiunge a un quadro ben più complesso.

Opzione donna: la "scelta" che salta è un labirinto di requisiti specifici

Per accedere all'uscita flessibile anticipata, le lavoratrici devono oggi vantare un montante contributivo di almeno 35 anni e aver compiuto 61 anni di età (requisito ridotto a 60 anni con un figlio, 59 con due o più).

Tuttavia, non basta: l'accesso è consentito solo se si rientra in una delle categorie di maggior tutela. Parliamo di caregiver, invalide civili al 74% o più, o donne licenziate da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale.

Questa restrizione ha avuto un impatto evidente sui numeri: il crollo delle richieste per Opzione donna è un dato inequivocabile. Nel primo trimestre del 2025, l'INPS stima che solo 592 lavoratrici abbiano avuto accesso a questo trattamento, un calo drastico rispetto alle oltre 3.500 dello stesso periodo nel 2024.

Questo taglio è ancora più tangibile se confrontato con le 54.094 pensioni anticipate liquidate complessivamente nello stesso trimestre. È chiaro che, nella sua versione attuale, Opzione donna è diventata una possibilità per pochissime.

Numeri in caduta e futuro incerto: le prospettive per il 2026

Questa tendenza negativa non è affatto casuale, ma è il diretto risultato dell'inasprimento dei requisiti. Per un Paese come l'Italia, che fatica a rimuovere le barriere che ostacolano le donne lavoratrici divise tra carriera, famiglia e spesso la cura dei propri cari, la prospettiva di cancellare, invece di ripristinare un accesso più ampio a questo strumento, rappresenta una grande sconfitta. Si tratta di un passo indietro non solo per la flessibilità previdenziale femminile, ma anche per le politiche di incentivo all'occupazione delle donne.

La probabile eliminazione di Opzione donna dal 2026 è un'ipotesi concreta, con il governo che nei prossimi mesi dovrà definire il quadro finanziario. Dietro l'ipotesi di abolizione ci potrebbero essere motivazioni legate a esigenze di contenimento della spesa e dal desiderio di superare strumenti categoriali, ritenuti ormai superati dalle esigenze del mercato del lavoro e dalle indicazioni degli organismi internazionali. 

Tuttavia, tale prospettiva preoccupa fortemente sindacati e associazioni, che sottolineano il rischio concreto di alimentare le disparità di genere in un contesto lavorativo non ancora pienamente paritario.

Sebbene siano stati introdotti nuovi vantaggi per le lavoratrici madri, come sconti sul requisito contributivo per la pensione anticipata contributiva a 64 anni e l'APE Sociale, ciò non compensa i limiti e la potenziale perdita dell'accesso più ampio a Opzione donna.

Domande frequenti su Opzione donna

  1. Qual è la principale penalizzazione di opzione donna? La principale "penalizzazione" non è legata a sanzioni, ma al ricalcolo dell'intera pensione con il sistema contributivo. Questo metodo, basato sui contributi versati durante la vita lavorativa e non sugli ultimi stipendi (come il sistema retributivo o misto), porta spesso a un assegno di importo inferiore, anche del 30% rispetto a quanto si sarebbe percepito con altre modalità di calcolo. È il "costo" da pagare per l'uscita anticipata.
  2. Se ho maturato i vecchi requisiti di opzione donna, posso ancora accedervi? Sì, se hai maturato i requisiti richiesti dalle normative precedenti, ad esempio entro il 31 dicembre 2021 (58 anni e 35 di contributi per le dipendenti, 59 anni e 35 per le autonome), puoi ancora accedere a Opzione Donna. Questo grazie al principio della "cristallizzazione dei requisiti". Ciò significa che le condizioni che avevi soddisfatto in passato ti danno comunque diritto all'accesso, indipendentemente dalle restrizioni introdotte successivamente.
  3. Opzione donna è destinata a scomparire? La Legge di Bilancio 2025 ha prorogato la misura solo con i requisiti attuali e le categorie ristrette, ma il dibattito sulla sua abolizione dal 2026 è molto acceso. Le ragioni ufficiali sono il contenimento della spesa e il superamento di strumenti categoriali. Tuttavia, sindacati e associazioni si oppongono fermamente, temendo un aumento delle disparità di genere nel mondo del lavoro. Il futuro di Opzione Donna è incerto e sarà oggetto di nuove decisioni governative.
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