Il sistema previdenziale italiano è in costante evoluzione, e la riorganizzazione della pensione a 64 anni con 20 anni di contributi ha introdotto importanti novità. Ma è davvero una "benedizione" dell'INPS per tutti? Non esattamente. Non è un'opzione universale, e allora perché si parla tanto di nuove estensioni? E quali sono le variabili nascoste?
Le risposte si celano tra requisiti e condizioni specifiche che governano questa misura. Per questo, l'accesso alla pensione a 64 anni va oltre la semplice età e i contributi versati. È fondamentale capire come il tuo percorso lavorativo si integra nelle nuove normative, specialmente se hai iniziato a versare contributi prima del 1996 o se hai sottoscritto piani di previdenza complementare. Vediamo insieme i requisiti, le estensioni e le variabili che definiscono questa opportunità pensionistica.
Le regole normative che disciplinano la pensione a 64 anni di età con almeno 20 anni di versamenti contributivi sono contenute nell’articolo 24, comma 11 del DL 201/2011. Questa uscita anticipata è pensata per chi rientra nel sistema di calcolo interamente contributivo.
Oltre ai requisiti ordinari per l’accesso al trattamento, è fondamentale considerare un importo soglia da raggiungere, pari ad almeno 3 volte l'assegno sociale. Nel 2025, con l'assegno sociale fissato a 538,69 euro, la soglia minima è di 1.616,07 euro. Per le donne, sono previste riduzioni legate al numero dei figli:
Nel 2025, l'articolo 1, comma 183 della legge n. 207/2024 ha introdotto importanti novità legate alla rendita maturata presso le forme di previdenza complementare.
Questo include la possibilità di raggiungere l'importo minimo di pensione richiesto, sommando la rendita accantonata nel fondo complementare, calcolata utilizzando i coefficienti di trasformazione previsti dalla Legge 335/1995.
Tuttavia, questa possibilità è legata ai requisiti contributivi particolarmente restrittivi, che prevedono:
Inoltre, il nuovo trattamento così ottenuto non è cumulabile con redditi da lavoro (dipendente o autonomo) fino al compimento dei 67 anni, fatto salvo i redditi da lavoratore autonomo occasionale entro il limite di 5.000 euro lordi.
Si tratta di una misura delicata, la cui piena operatività attende ancora un decreto attuativo.
L'importo della pensione anticipata contributiva è vincolato a una soglia: non può superare 5 volte il trattamento minimo INPS fino al raggiungimento dell'età pensionabile (67 anni). Questa si traduce, con il trattamento minimo a 603,40 euro per il 2025, in un assegno pensionistico non superiore a 3.017 euro.
Come spiegato dall'INPS nella circolare n. 39 del 17 febbraio 2024, il limite su tale importo soglia viene abrogato al raggiungimento dei 67 anni di età.
L'intervento dell'INPS, in particolare la circolare n. 35/2012, chiarisce ogni dubbio sull'accesso alla pensione contributiva per coloro che vantano un'anzianità contributiva al 31 dicembre 1995. Come riportato anche da quotidianopiu.it, questo trattamento è riservato ai lavoratori il cui primo accredito contributivo è stato versato a partire dal 1° gennaio 1996.
Tuttavia, esiste un varco indiretto per l'accesso a questo trattamento attraverso il Computo nella Gestione Separata. Sebbene non sia una strada aperta a tutti, essa è percorribile per alcune specifiche categorie di lavoratori che rientrano in precise condizioni a cui è permesso unire la loro vita lavorativa nella Gestione Separata.
Per poter beneficiare del computo, è necessario rispettare i seguenti requisiti: