22 Jul, 2025 - 18:33

"La guerra a Gaza deve finire ora": quali sono i 28 paesi firmatari della lettera e cosa chiedono

"La guerra a Gaza deve finire ora": quali sono i 28 paesi firmatari della lettera e cosa chiedono

28 paesi hanno firmato una dichiarazione congiunta per chiedere la fine immediata della guerra a Gaza. Un appello forte e chiaro per un cessate il fuoco permanente, il rispetto del diritto internazionale e la liberazione degli ostaggi detenuti da Hamas.

Una richiesta di cessate il fuoco immediato, incondizionato e permanente

I 28 paesi hanno chiesto, il 21 luglio, attraverso una lettera la fine immediata della guerra a Gaza. I paesi firmatari iniziano la lettera con un messaggio semplice e di impatto: "La guerra a Gaza deve finire ora".

Si legge nella dichiarazione, inoltre, un’esortazione alla comunità internazionale a unirsi negli sforzi in questa direzione, "attraverso un cessate il fuoco immediato, incondizionato e permanente".

La dichiarazione congiunta è firmata dai ministri degli Esteri di Italia e di altre nazioni tra cui: Australia, Austria, Belgio, Canada, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Grecia, Giappone, Francia, Islanda, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Nuova Zelanda, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera e Regno Unito.

Anche il Commissario UE per l'Uguaglianza, la preparazione e la gestione delle crisi ha sottoscritto la dichiarazione.

La denuncia sulla crisi umanitaria

La dichiarazione arriva in un momento in cui l'emergenza umanitaria suscita sempre più attenzione e preoccupazione. Dopo undici settimane di blocco degli aiuti e in seguito alle pressioni internazionali, Israele ha permesso nel mese di maggio l’ingresso e la distribuzione degli aiuti. Tuttavia, questo non ha posto fine alle sofferenze della popolazione palestinese.

Inoltre, numerose persone continuano a essere uccise nelle vicinanze dei siti della Gaza Humanitarian Foundation, un’organizzazione sostenuta da Stati Uniti e Israele, incaricata della distribuzione degli aiuti in sostituzione delle organizzazioni internazionali.

Il testo si concentra sulla drammatica situazione umanitaria nella Striscia di Gaza. I paesi firmatari denunciano la sofferenza senza precedenti dei civili. Criticano apertamente la gestione israeliana degli aiuti affermando che "è pericolosa, alimenta l’instabilità e priva i cittadini di Gaza della dignità umana".

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Il rifiuto da parte del governo israeliano di fornire assistenza umanitaria essenziale alla popolazione civile è inaccettabile. Israele deve rispettare i propri obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario.

Segue quindi un appello diretto e urgente al governo israeliano per revocare immediatamente le restrizioni e permettere a Nazioni Unite e ONG di svolgere il loro lavoro in modo sicuro ed efficace.

A questa denuncia si aggiunge una presa di posizione netta a favore del diritto internazionale, dei diritti dei palestinesi e della soluzione dei due Stati.

Si denuncia con fermezza ogni iniziativa volta a modificare l’assetto geografico o demografico dei territori occupati, giudicata una violazione del diritto internazionale. Si condannano in particolare le politiche di sfollamento forzato e le proposte di trasferire la popolazione palestinese in “città umanitarie”, recentemente accennate dal ministro della Difesa israeliano, Israel Katz.

La questione degli ostaggi

La lettera affronta anche la questione degli ostaggi israeliani detenuti da Hamas. I firmatari sottolineano l’urgenza di un loro rilascio immediato e senza condizioni, in linea con il diritto umanitario internazionale.

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Gli ostaggi crudelmente tenuti prigionieri da Hamas dal 7 ottobre 2023 continuano a soffrire terribilmente. Condanniamo la loro continua detenzione e chiediamo il loro rilascio immediato e incondizionato. Un cessate il fuoco negoziato offre la migliore speranza di riportarli a casa e porre fine all'agonia delle loro famiglie.

La dichiarazione si chiude con un chiaro impegno politico da parte dei firmatari:

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Siamo pronti a intraprendere ulteriori azioni per sostenere un cessate il fuoco immediato e un percorso politico verso la sicurezza e la pace per israeliani, palestinesi e l'intera regione.

La lettera rappresenta un tentativo concreto di pressione diplomatica in un momento in cui la comunità internazionale appare divisa.

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