Le elezioni regionali sono molto più di un semplice voto locale. Spesso l'appuntamento alle urne, che si ripete ogni cinque anni per questi territori, può dire molto sulla tenuta del governo, sul cambio di preferenze e sul sostegno ai partiti all'interno delle coalizioni. In breve: è fondamentale non sottovalutare il voto per la presidenza delle Regioni. Solo quest'anno si voterà in sei territori diversi: Valle d'Aosta, Marche, Puglia, Campania, Veneto e Toscana. Restano un'incognita le elezioni che si terranno nei prossimi due anni di legislatura.
Allo stato attuale sembra che il centrosinistra sia favorito nella maggior parte delle Regioni che si recheranno alle urne: in Campania, Toscana e Puglia la partita sembra già chiusa, stando a quanto dichiarano alcuni esponenti politici e a quanto emerge dai sondaggi. Il Veneto, nonostante tanti dissidi nella maggioranza, resterà invece nelle mani del centrodestra. Tanta incertezza riguarda il possibile esito delle elezioni nelle Marche, soprattutto dopo l'avviso di garanzia ricevuto dal candidato del centrosinistra Matteo Ricci.
Per ora tredici Regioni sono in mano al centrodestra, mentre sono solo sei quelle dove il centrosinistra è riuscito a vincere. Lo scorso anno, il campo largo ha registrato buoni risultati in Umbria e Sardegna dopo cinque anni di governo del centrodestra: può farcela anche quest'anno?
Il centrodestra detiene ben tredici Regioni e di queste cinque sono governate da un esponente di Forza Italia: è il caso di Sicilia, Calabria, Basilicata, Molise e infine il Piemonte. Fratelli d'Italia, dal canto suo, detiene solo due Regioni pur essendo il principale partito di governo: l'Abruzzo e le Marche, proprio questo territorio tornerà al voto dopo cinque anni.
Infine, la Lega può farsi forte dei suoi storici territori. Il Carroccio infatti governa la Lombardia, la provincia autonoma di Trento, il Veneto e il Friuli Venezia Giulia, anche se con lo stop al terzo mandato sembra che la Lega temi di perdere alcune di queste Regioni. Ci sono infine due presidenti di Regione considerabili indipendenti di centrodestra: Liguria e Lazio.
Il Partito Democratico detiene quattro Regioni: Campania, Puglia, Toscana ed Emilia-Romagna. In Umbria, la presidente della Regione, Stefania Proietti, viene considerata un candidato indipendente del centrosinistra, mentre l'unica Regione a colorarsi del giallo (colore del M5s) è la Sardegna di Todde.
Restano in mano a due partiti lontani dagli schieramenti nazionali la Valle d'Aosta e la provincia autonoma di Bolzano. Nella migliore delle ipotesi per il centrosinistra, il campo largo potrebbe conquistare le Marche, ma non sarebbe una vittoria tale da cambiare le carte in tavola per il governo Meloni.
Nell'autunno del 2025 si andrà al voto in almeno sei Regioni. Il centrosinistra è favorito in Campania, Puglia e Toscana, dove potrebbe riconfermarsi. Resta l'incognita Marche, dove il candidato del Pd, Matteo Ricci, è indagato nell'inchiesta Affidopoli con l'accusa di concorso in corruzione. Per ora, secondo i sondaggi, tre Regioni resterebbero al centrosinistra e due al centrodestra (Veneto e Marche, in quest'ultima però la partita è aperta).
Le sfide nei prossimi anni potrebbero riguardare il Sud. Restano un'incognita le elezioni regionali in Calabria, dove si è votato in via del tutto eccezionale nel 2021: l'appuntamento alle urne dovrebbe tenersi nel 2026. Partita fondamentale nel 2027 per la Sicilia, dove il presidente della Regione, Renato Schifani, punta alla riconferma.