Mentre il conflitto a Gaza prosegue senza sosta, la crisi umanitaria peggiora di giorno in giorno. La fame si è trasformata in una delle principali minacce alla sopravvivenza della popolazione civile. Secondo il ministero della Salute locale, nelle ultime 24 ore almeno 10 palestinesi sono morti per fame, portando il bilancio complessivo a 111 vittime, tra cui decine di bambini. Di fronte a questa emergenza, 109 organizzazioni umanitarie lanciano un appello urgente: è il momento di fermare l’assedio, aprire i valichi e garantire accesso pieno agli aiuti.
Almeno 10 palestinesi hanno perso la vita a causa della fame nelle ultime 24 ore nella Striscia di Gaza. Il bilancio delle vittime per fame raggiunge così quota 111, di cui almeno 80 sono bambini. A comunicarlo è il ministero della Salute dell'enclave.
Nel frattempo, 109 gruppi umanitari e per i diritti umani hanno chiesto ai governi di adottare misure urgenti.
La situazione nell'enclave continua a deteriorarsi drasticamente. Non sono colpite solo la popolazione palestinese, ma anche il personale medico, paramedico e gli operatori umanitari si trovano nella stessa situazione altamente allarmante, sempre più esausti e senza risorse.
Le dichiarazioni dei gruppi umanitari sottolineano inoltre la gravità della situazione a Gaza. Centinaia di palestinesi sono stati uccisi mentre cercavano cibo. Il recente ordine di evacuazione del 20 luglio nelle zone centrali di Gaza, oltre a sfollare nuovamente persone già sfollate, rischia di aggravare ulteriormente la crisi umanitaria.
I firmatari hanno inoltre evidenziato la necessità di un cessate il fuoco immediato e permanente, l'apertura di tutti i valichi di frontiera e la revoca di tutte le restrizioni sugli aiuti umanitari. Ricordano inoltre che è essenziale ripristinare il flusso di acqua pulita, cibo, forniture mediche, articoli per l’alloggio e carburante.
Tra le organizzazioni firmatarie si leggono Amnesty International, ActionAid International, Medici senza frontiere e Save the Children.
La denuncia più dura arriva dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Il direttore generale, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha lanciato un allarme urgente sulla carestia a Gaza. Tedros ha affermato che le forniture di cibo nell'enclave palestinese, distrutto dalla guerra, sono molto inferiori al necessario per garantire la sopravvivenza della popolazione. Ha definito la carestia a Gaza “una catastrofe provocata dall’uomo”.
“Più di 80 giorni di blocco. Ora c’è un’apertura, ma è solo un rivolo. La gente sta morendo di fame”, ha dichiarato.
Secondo l’Oms, oltre il 10 per cento della popolazione soffre di malnutrizione acuta, con picchi del 20 per cento tra le donne incinte e in allattamento.
Anche la diplomazia prova a muoversi. 28 ministeri degli Esteri hanno chiesto un cessate il fuoco e la fine delle ostilità, con un focus sulla situazione umanitaria sempre più insostenibile.
Il governo israeliano, però, nega ogni responsabilità. Il portavoce David Mencer ha affermato che “la carenza è provocata da Hamas, non da Israele”.
Intanto, il conflitto armato non si ferma. L’esercito israeliano ha recentemente annunciato una nuova offensiva di terra nel centro della Striscia. Il 23 luglio, ha intensificato anche le operazioni nel nord di Gaza City.
Mentre la fame si trasforma in arma di guerra, la popolazione civile palestinese resta intrappolata in una crisi senza precedenti. Le richieste umanitarie si moltiplicano, ma la risposta politica resta bloccata, stretta tra accuse incrociate e operazioni militari che non si arrestano.