L'adeguamento dell'età pensionabile e il labirinto previdenziale stanno mettendo a dura prova la pensione di vecchiaia donna? Soprattutto per le donne tra i 60 e i 67 anni, il traguardo sembra allontanarsi. L'INPS ha appena diffuso il monitoraggio dei flussi di pensionamento nel 2024 e nel primo semestre 2025, e il quadro, pur mostrando 271.527 pensioni di vecchiaia erogate nel 2024 e 117.901 nel primo semestre 2025, rivela un'incertezza crescente.
Sebbene i dati aggregati non distinguano per genere, l'impatto sulla pensione di vecchiaia donna è evidente, con un percorso che sembra farsi più tortuoso. Il futuro non deve essere un'attesa passiva. La chiave è evitare di ritardare l’uscita, ma per farlo è indispensabile sfruttare ogni singola agevolazione e opportunità presente nel quadro previdenziale italiano.
La pensione di vecchiaia è una prestazione economica previdenziale riconosciuta dall’INPS al compimento dell’età pensionabile, ad oggi ferma a 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi e condizioni specifiche per i lavoratori che hanno iniziato ad accumulare una contribuzione dopo il 1996.
Questo trattamento, erogato su richiesta a chi soddisfa i requisiti, è fondamentale e, per le donne, prevede specifiche agevolazioni che possono favorire l'accesso anticipato o a condizioni migliori rispetto agli uomini.
Nel sistema previdenziale, avere un’anzianità contributiva maturata prima o dopo il 31 dicembre 1995 comporta regole diverse per l’accesso alla pensione di vecchiaia delle donne.
Per le lavoratrici con anzianità contributiva antecedente al 1° gennaio 1996 si applica il regime misto (metodo retributivo e contributivo) per il calcolo della pensione. Attualmente, l’età pensionabile è fissata a 67 anni, ma dal 2027 sarà soggetta ad adeguamenti legati all’aspettativa di vita. Il requisito contributivo minimo resta di 20 anni.
Negli ultimi dieci anni sono stati introdotti diversi correttivi, talvolta con vincoli più stringenti, talvolta con deroghe per consentire l’accesso al trattamento previdenziale a chi era rimasto escluso dall’entrata in vigore di alcune misure. Oggi l’accesso alla pensione con soli 15 anni di contributi è riservato a poche categorie di lavoratrici, come quelle con anzianità contributiva al 1992 o già autorizzate alla prosecuzione volontaria prima di tale data.
Diversi sono i requisiti per le donne invalide: se la Commissione medica ASL-INPS riconosce un’invalidità pari o superiore all’80%, l’accesso alla pensione è possibile, fino al 2026, a 56 anni (con adeguamenti legati all’aspettativa di vita), con una finestra mobile di 12 mesi.
Infine, le lavoratrici impegnate in attività gravose o usuranti possono accedere alla pensione a 66 anni e 7 mesi, con almeno 30 anni di contributi, fino al 2026. Anche in questo caso, dal 2027 si applicheranno gli adeguamenti all’aspettativa di vita, salvo modifiche normative.
Per le donne che hanno iniziato la carriera lavorativa con contributi versati a partire dal 1° gennaio 1996, si applica integralmente il regime contributivo puro. In questo caso, la pensione di vecchiaia ordinaria è accessibile a 67 anni con almeno 20 anni di contribuzione, a condizione che l'importo della pensione sia almeno pari all’assegno sociale (per il 2025, fissato a 538,69 euro).
Per le lavoratrici con carriere discontinue o con versamenti contributivi limitati, l’alternativa previdenziale, in vigore dal 1° gennaio 2019, consente di accedere alla pensione a 71 anni con soli cinque anni di contribuzione effettiva (escludendo quindi quella figurativa) e senza vincoli sull’importo dell’assegno. Questa è una soluzione fondamentale per chi non raggiunge i requisiti minimi di importo con la pensione standard.
È opportuno ricordare che il requisito anagrafico è soggetto agli adeguamenti legati all’aspettativa di vita a partire dal 2027, salvo eventuali variazioni normative.
L'INPS, con la circolare n. 53 del 5 marzo 2025, ha istituito i principi normativi presenti nella Legge di Bilancio 2025 (Legge n. 207 del 2024), disponendo un anticipo di età rispetto al requisito di accesso alla pensione per le lavoratrici madri nel sistema contributivo. Questa agevolazione è dedicata a coloro che sono prive di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 o che hanno scelto il contributivo puro.
Il risultato di questa novità è che il limite massimo della riduzione del requisito anagrafico per l'accesso alla pensione passa da 12 a 16 mesi. La riduzione è di 4 mesi per ogni figlio e ora riguarda le lavoratrici con quattro o più figli, a prescindere dall'assenza dal lavoro per maternità.
In alternativa a questa riduzione, la lavoratrice madre può optare per un beneficio sul calcolo della pensione: l'applicazione di un coefficiente di trasformazione (relativo all'età di accesso) maggiorato:
Questo beneficio si applica al requisito anagrafico richiesto per la pensione di vecchiaia nel sistema contributivo (67 anni e 71 anni per il biennio 2025-2026), e anche alla pensione anticipata (64 anni per il biennio 2025-2026).
È importante ricordare che questo beneficio non viene applicato d’ufficio dall’INPS, ma deve essere richiesto durante la presentazione della domanda di pensione.