25 Jul, 2025 - 10:06

Prescrizione tasse, contributi, multe e bollette: quando i debiti non si pagano più

Prescrizione tasse, contributi, multe e bollette: quando i debiti non si pagano più

Non tutti sanno che le tasse, le multe e i contributi non pagati non sono eterni. Anche lo Stato ha dei limiti di tempo entro cui può riscuotere i propri crediti. Scaduti questi termini, i debiti diventano “inesigibili” e il contribuente non è più tenuto a versare quanto richiesto, a patto che non siano state avviate azioni di recupero valide.

Dall’Irpef all’Imu, passando per l’Iva, la Tari, il Canone Rai, le multe stradali, i contributi Inps e perfino il bollo auto: ogni tributo o sanzione ha un proprio termine di prescrizione.

In questo articolo facciamo chiarezza su quanto tempo ha il Fisco per chiedere il pagamento e quando, invece, il contribuente può legittimamente opporsi.

Cartelle esattoriali: la differenza tra decadenza e prescrizione

Quando arriva una cartella esattoriale, la prima domanda che molti si pongono è: "Devo ancora pagare?". La risposta dipende da due concetti fondamentali, spesso confusi tra loro ma molto diversi: decadenza e prescrizione. Conoscerli è essenziale per capire se una richiesta di pagamento è ancora valida o se, invece, è possibile opporsi.

La decadenza riguarda il mancato rispetto dei termini da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione (AdER). La legge stabilisce tempi precisi entro cui l’Ente deve notificare cartelle o avvisi di pagamento.

Se questi termini non vengono rispettati, l’Agenzia perde il diritto di riscuotere attraverso gli strumenti ordinari, come cartelle esattoriali, fermi o pignoramenti.

Tuttavia, il debito non si cancella automaticamente. Se il credito non è ancora prescritto, l’Ente può comunque provare a far valere le sue ragioni in tribunale, avviando un'azione giudiziaria.

La prescrizione, invece, è più definitiva. Si verifica quando l’ente creditore non esercita il proprio diritto entro un periodo di tempo stabilito dalla legge. In questo caso, il debito si estingue completamente: non è più possibile riscuoterlo, né con cartelle né con ricorsi giudiziari. Il credito, semplicemente, non esiste più dal punto di vista legale.

Di seguito passeremo in rassegna la prescrizione di Imu, bollo auto, contributi, tasse e così via.

Quali sono i termini di prescrizione di tasse e tributi

Per quanto riguarda imposte come Irpef, Irap e Iva, non esistono disposizioni specifiche che fissino un termine di prescrizione diverso da quello generale previsto dal Codice Civile, che stabilisce un termine di 10 anni.

Diverso è il caso dei tributi locali, quali Imu, Tari e Tari. Per questi tributi la legge prevede una disciplina particolare: secondo l’articolo 2948 del Codice Civile, la prescrizione è fissata a 5 anni per tutte le somme che si pagano periodicamente. 

Quando i contributi non sono più esigibili

Non solo tasse e tributi: anche i contributi previdenziali e assistenziali possono cadere in prescrizione. L’Inps e gli altri enti previdenziali, infatti, non hanno tempo illimitato per riscuotere gli importi non versati da lavoratori o aziende.

I termini entro cui possono agire sono stabiliti dalla Legge n. 335/1995, e variano in base al periodo a cui si riferiscono i contributi e alla loro natura.

Per i contributi Inps e Inail, i termini variano a seconda del periodo:

  • Se si riferiscono a periodi precedenti al 1° gennaio 1996, il termine di prescrizione è di 10 anni;
  • La stessa scadenza decennale si applica quando il mancato versamento viene segnalato dal lavoratore o dai suoi eredi;
  • Per quelli successivi al 1° gennaio 1996, la prescrizione scatta dopo 5 anni.

Una volta che la cartella esattoriale è diventata definitiva, il termine si uniforma: la prescrizione è sempre di 5 anni.

I contributi dovuti da artigiani, esercenti attività commerciali e lavoratori autonomi iscritti alla Gestione Separata dell’Inps seguono la stessa regola: il termine di prescrizione è di 5 anni. Lo stesso vale per i cosiddetti contributi minori.

Attenzione, però: quando si tratta di sanzioni e importi aggiuntivi applicati per ritardato o mancato pagamento dei contributi, il discorso cambia. In questi casi, il termine di prescrizione è più lungo e arriva a 10 anni.

Quando cadono in prescrizione bollo auto e multe

Anche le sanzioni legate al Codice della Strada e il bollo auto sono soggetti a limiti temporali oltre i quali non è più possibile chiedere il pagamento.

Le multe per violazioni del Codice della Strada si prescrivono entro 5 anni dalla data in cui è stata commessa l’infrazione. Questo termine, stabilito dall’articolo 209 del Codice della Strada e dall’articolo 28 della legge n. 689/1981, rappresenta il limite massimo entro cui l’amministrazione può agire per riscuotere la somma dovuta.

Per quanto riguarda il bollo auto, invece, la prescrizione è più breve e fissata in 3 anni. Tuttavia, questo termine decorre non dall’anno di mancato pagamento, ma a partire dal quarto anno successivo a quello cui il bollo si riferisce. 

Prescrizione di tasse, tributi e sanzioni: i tempi per non pagare più in sintesi

Tributo / SanzioneTermine di prescrizioneDecorrenza del termine
IRPEF, IRAP, IVA10 anniDal giorno in cui il diritto può essere esercitato
IMU, TARI, TASI (tributi locali)5 anniDal giorno in cui il tributo è dovuto periodicamente
Contributi previdenziali INPS e INAIL10 anni (fino al 31/12/1995)5 anni (dal 1/1/1996)Dal periodo contributivo di riferimento
Contributi da artigiani, commercianti, Gestione Separata5 anniDal periodo contributivo
Sanzioni e somme aggiuntive sui contributi10 anniDal periodo contributivo
Multe per violazioni codice della strada5 anniDal giorno in cui è stata commessa l’infrazione
Bollo auto3 anniDal quarto anno successivo all’anno di riferimento
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