Nel maggio del 2025, il Parlamento ha votato nuovamente contro il riconoscimento della Palestina da parte del governo italiano. La maggioranza di governo ha respinto l'ennesima mozione unitaria di PD, M5s e Avs, in cui si proponeva il riconoscimento di uno Stato Palestinese.
L'Italia non ha mai riconosciuto lo Stato di Palestina, pur sostenendo la soluzione “due popoli, due Stati” come via per la pace in Medio Oriente, in linea con la posizione attendista delle potenze del G7.
Ieri, Emmanuel Macron ha, invece, annunciato l'intenzione della Francia di riconoscere la Palestina come stato sovrano. Una decisione che ha suscitato immediate e dure reazioni da parte di Israele e degli Stati Uniti.
Le notizie e le immagini che quotidianamente giungono da Gaza, la recrudescenza dell'azione israeliana nella Striscia contro la popolazione civile palestinese hanno creato una crepa profonda nelle coscienze europee. Dopo la Spagna, l'Irlanda e la Norvegia, la decisione della Francia – prima potenza del G7 a esporsi (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti d'America) - potrebbe influire anche sugli altri partner europei, spingendo a rivedere la propria posizione.
E l'Italia cosa fa? Al momento resta a guardare. Negli ultimi due anni la posizione del Governo Meloni è stata di cauto attendismo: sostegno della soluzione “due popoli, due Stati”, ma nessun riconoscimento formale dello Stato di Palestina. Una posizione in linea con quella dell'Unione Europea che, tuttavia, non ha adottato una linea comune in materia.
Il governo italiano ha ribadito in più di un'occasione che il riconoscimento della Palestina deve avvenire solo nell’ambito di una soluzione negoziata tra Israele e palestinesi, con il riconoscimento reciproco. L'Italia, infatti, ritiene che il riconoscimento unilaterale potrebbe compromettere il processo di pace e la possibilità di accordi duraturi basati su negoziati tra le parti.
Ma cosa significa sostenere la soluzione 'due popoli e due Stati', ma non riconoscere la Palestina?
È in questa contraddizione apparente che risiede il nocciolo del problema diplomatico italiano. La differenza tra le due cose è sottile, ma sostanziale e si può riassumere così:
Sul piano sostanziale la differenza è enorme, perché sostenere la soluzione “due popoli, due Stati” è un principio politico e diplomatico generico, mentre riconoscere lo Stato di Palestina è un atto formale di diritto internazionale che ha precise implicazioni.
L'Italia non ha mai riconosciuto lo Stato di Palestina poiché non ritiene ci siano condizioni politiche, di sicurezza e negoziate adeguate.
Questa posizione è confermata da numerosi documenti parlamentari, dichiarazioni di governo e atti ufficiali recenti. L'autorità di governo non controlla pienamente il territorio e la presenza di Hamas rappresenta un problema insormontabile sul piano politico e diplomatico.
Ha ribadito oggi, venerdì 25 luglio, il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani.
In gioco, tuttavia, ci sono anche i rapporti con Israele e Stati Uniti che potrebbero essere indeboliti dal riconoscimento unilaterale della Palestina.
Per tutte queste ragioni, il governo di Roma ha deciso di allinearsi alla posizione dell' UE a differenza di Francia e Spagna, e attendere una posizione condivisa europea, cercando di mantenere un canale aperto con entrambe le parti e posizionarsi come mediatore.
Consistent with its historic commitment to a just and lasting peace in the Middle East, I have decided that France will recognize the State of Palestine.
— Emmanuel Macron (@EmmanuelMacron) July 24, 2025
I will make this solemn announcement before the United Nations General Assembly this coming September.… pic.twitter.com/VTSVGVH41I
In sintesi, mentre Francia, Spagna e alcuni altri paesi europei hanno adottato o annunciato posizioni di riconoscimento formale dello Stato di Palestina, l’Italia mantiene una posizione prudente: appoggia la linea della creazione dello Stato palestinese, ma aspetta condizioni politiche più favorevoli per riconoscerlo formalmente.