Il 16 luglio 2025, l'INPS ha presentato il XXIV Rapporto annuale sui dati relativi alla solidità del sistema pensionistico pubblico. Il documento analizza diversi aspetti, tra cui l'occupazione femminile e giovanile, ma si concentra anche sui dati dei pensionati italiani che vivono all'estero. Secondo l'Istituto, nel 2024 sono state erogate oltre 310.000 pensioni italiane a persone residenti fuori dal nostro Paese.
L'importo complessivo ha raggiunto circa 1,75 miliardi di euro, una cifra significativa che evidenzia l'importanza di questi pagamenti per un così vasto numero di pensionati italiani sparsi in tutto il mondo. Questi fondi sono fondamentali per garantire una vita serena e stabile a chi ha lavorato in Italia e ha scelto di vivere all'estero.
Quali sono, dati alla mano, le destinazioni più popolari? E quali fattori spingono tanti pensionati a scegliere una vita lontano dall’Italia?
Spesso non si riconosce che i pensionati, in molti Paesi (Italia inclusa), siano una forza trainante essenziale per l'economia. Contribuiscono in modo significativo sostenendo figli e nipoti, ma soprattutto movimentano i flussi di acquisto, gli investimenti e molto altro. Perdere i pensionati significa mancare l'appuntamento con la crescita tanto agognata e ritrovarsi con consumi ridotti, scarsa domanda di investimenti e meno mutui. Ed è questo l’aspetto strategico maggiormente sottovalutato.
Sapere che le pensioni italiane sono distribuite in ben 160 Paesi diversi suggerisce una questione complessa. La maggior parte dei pensionati italiani si trova in Europa, dove clima, cultura e vicinanza geografica rappresentano vantaggi importanti. Dopo l'Europa, le destinazioni più scelte sono l'America settentrionale e l'Oceania, seguite da America meridionale, Africa, Asia e America centrale.
Tra il 2020 e il 2024, l'INPS ha registrato un notevole aumento dei pensionati in Europa (+6%), Asia (+55%), Africa (+34%) e America Centrale (+6%).
Ma quali sono le ragioni di questi spostamenti? Sebbene alcuni si riuniscano probabilmente con i familiari, la maggior parte dei trasferimenti è legata a necessità economiche profonde.
Al contrario, si osserva una riduzione dei pensionati italiani in America meridionale, America settentrionale e Oceania, rispettivamente del 30%, 22% e 21%. Molto probabilmente, l'adozione di diverse politiche locali o nazionali ha reso queste località meno attrattive, influenzando le scelte individuali.
Nell'ultimo quinquennio, la tendenza dei pensionati a trasferirsi all'estero è aumentata, e con essa i pagamenti delle pensioni, specialmente verso Europa, Asia, Africa e America Centrale.
Oltre alle criticità legate alla tassazione applicata sulle pensioni degli italiani, questo flusso è anche connesso all'attività lavorativa svolta in passato da questi cittadini.
Una volta pensionati e ritrovandosi in Italia, abitudini di vita diverse e il peso dell'inflazione li spingono a trasferirsi nei loro Paesi d'origine, preferendo vivere vicino alla famiglia o in ambienti più familiari. Sicuramente un fenomeno crescente che merita ulteriore attenzione.
Riconoscere i trattamenti economici previdenziali a cittadini che vivono in oltre 160 Paesi non è né semplice né arduo. L'INPS utilizza due metodi principali per effettuare questi pagamenti:
Per prevenire problemi come pagamenti a persone decedute o frodi, l'INPS ha implementato un sistema di verifica chiamato "accertamento dell’esistenza in vita". Questo richiede che ogni pensionato residente all'estero dimostri di essere ancora vivo per continuare a ricevere la pensione.
Nel 2025 e nel 2026, questa verifica avverrà in due fasi, con l'invio di certificati da parte dei pensionati entro le scadenze stabilite.
Infatti, Citibank N.A., che gestisce i pagamenti delle pensioni all'estero, sarà impegnata nel processo di verifica in due fasi, chiedendo ai pensionati di inviare le attestazioni necessarie per confermare la loro esistenza in vita, garantendo così una maggiore trasparenza e sicurezza del sistema.