Il ‘no’ del governo italiano al riconoscimento dello Stato di Palestina continua a suscitare polemiche. La posizione di Palazzo Chigi, ribadita da Giorgia Meloni, ha scatenato le proteste delle opposizioni e nelle ultime ore sulla questione è intervenuto anche il Segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin che ha ribadito che il Vaticano ha già riconosciuto la Palestina come stato indipendente. Alle dichiarazioni del porporato italiano, si aggiunge l’appello della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) per il sì al riconoscimento della Palestina, mentre è di ieri la notizia della lettera di 40 ex ambasciatori italiani che chiedono a Meloni di cambiare idea sulla questione.
La decisione della Francia di riconoscere lo stato palestinese ha rotto un argine dietro il quale si erano trincerati per molto tempo i governi europei. L’intensificarsi nelle ultime ore del pressing del Vaticano mette Giorgia Meloni in una posizione decisamente scomoda: il centrodestra è sempre più isolato e la posizione del governo diventa sempre meno sostenibile.
Ecco gli appelli e gli inviti della Santa Sede a rivedere la sua posizione sulla questione.
Oggi il Segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin è intervenuto sulla questione del riconoscimento dello Stato di Palestina da parte del governo italiano.
Il cardinale italiano, rispondendo alle domande dei cronisti a margine di un evento del Giubileo degli Influencer, ha sottolineato che il Vaticano ha riconosciuto già da tempo lo Stato di Palestina criticando le analisi secondo cui un passo in tal senso degli Stati UE possa essere prematuro o interferire con il raggiungimento della Pace, posizione invece sostenuta dall’Italia e dall’Unione Europea.
Secondo Parolin un riconoscimento dello stato palestinese non può essere prematuro perché "secondo noi - ha detto - la soluzione passa tramite il dialogo tra le due parti anche se la situazione in Cisgiordania rende tutto più difficile".
Il Segretario di Stato Vaticano ha, poi, criticato con fermezza Israele per l’attacco alla parrocchia della Sacra Famiglia a Gaza della scorsa settimana.
Dice Parolin che evidenzia come l’attacco sia responsabilità israeliana, per poi lanciare una frecciata al governo di Tel Aviv per non aver permesso al Vaticano di condurre un’indagine indipendente. Il governo israeliano, ricordiamo, ha proibito anche l’ingresso della stampa indipendente a Gaza dall’inizio del conflitto.
Parolin ha infine sottolineato che la situazione a Gaza "insostenibile" dove carestia e mancanza di cibo sono state trasformate in “una nuova arma”.
Una condanna senza appello per ciò che sta accadendo a Gaza arriva anche dalla CEI, la conferenza dei vescovi italiani. Oggi il segretario generale, monsignor Giuseppe Baturi, intervistato da RaiNews 24 ha ribadito l’appello al riconoscimento dello Stato di Palestina.
Baturi, ha affermato che è necessario “garantire condizioni di giustizia, di autonomia, di libertà al popolo palestinese e la sicurezza di Israele”, in un contesto internazionale che assicuri “il riconoscimento dei due Stati”.
La posizione della CEI si inserisce in una linea tracciata da Papa Francesco e continuata da Papa Leone XIV, che invita al rispetto della dignità umana e alla cessazione delle ostilità.
“Occorre rispettare la dignità dell’uomo, liberare gli ostaggi, smettere di sparare sui civili”, ha ribadito Baturi, aggiungendo che “questa per noi è davvero la condizione che mette al centro la dignità dell'uomo e quindi dei popoli”.
Citando il cardinale Pizzaballa, ha ricordato che “anche a Gaza c’è Cristo”, nei piccoli gesti di solidarietà quotidiana, segni di speranza che la Chiesa invita a non ignorare.
Ieri quaranta ex ambasciatori italiani hanno firmato e inviato a Giorgia Meloni una lettera contenente un appello all’immediato riconoscimento dello Stato di Palestina.
A questo appello ha risposto stamane il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Non senza una nota polemica, il ministro ha evidenziato che prima d’ora i firmatari dell’appello non si erano mai espressi a favore del riconoscimento della Palestina e che pur liberi di esprimere la propria opinione, il governo non modificherà la propria decisione.
Ha dichiarato Tajani che, poi, parlando della questione del blocco di Israele degli aiuti umanitari destinati alla popolazione civile ha detto che il governo è al lavoro per ‘spingere’ il governo israeliano a utilizzare il ‘materiale’ arrivato.
Tradotto dal freddo politichese: chiedere al Netanyahu di distribuire alla popolazione affamata di Gaza il cibo e le scorte alimentari inviate dal governo italiano e sequestrate dal governo di Tel Aviv.
#Tajani su #Palestina: "Noi siamo a favore del #riconoscimento dello Stato della Palestina, è una questione di tempi, non di sostanza. Noi come primo obiettivo abbiamo quello di raggiungere la #pace" pic.twitter.com/RjX8pcrkgJ
— Tag24 (@Tag24news) July 28, 2025
Il Vaticano, naturalmente, non ha potere di intervenire sulle scelte del governo, ma ha sempre esercitato un’azione di moral suasion, tuttavia, difficile da ignorare per Palazzo Chigi.
Il governo italiano appare sempre più isolato nella scelta di non riconoscere lo stato palestinese. Oltre agli attacchi continui dell’opposizione di centrosinistra, che accusa Giorgia Meloni di voltarsi dall’altra parte davanti al disastro umanitario in corso a Gaza, anche in Europa il clima comincia a cambiare.
La posizione dell’Italia sul riconoscimento della Palestina è nota: sostegno della soluzione “due popoli, due Stati”, ma nessun riconoscimento formale dello Stato di Palestina prima della conclusione di una soluzione negoziata tra Israele e palestinesi. L'Italia, infatti, ritiene che il riconoscimento unilaterale potrebbe compromettere il processo di pace e la possibilità di accordi duraturi basati su negoziati tra le parti.
È la posizione dell’UE che, tuttavia, è stata fortemente indebolita dalla decisione della Francia di Emmanuel Macron di riconoscere lo Stato di Palestina, primo tra le potenze del G7 a farlo.
Paesi europei come Spagna, Irlanda e Norvegia hanno già fatto questo passo, e l'appello della Chiesa italiana rafforza il fronte di chi chiede una svolta diplomatica.
Meloni non può ignorare le parole del Vaticano perché il Papa e la CEI esercitano una forte influenza morale e culturale sull’opinione pubblica italiana, inclusa una parte rilevante del suo stesso elettorato. Inoltre, il Vaticano è un attore riconosciuto nelle relazioni internazionali e la sua posizione rafforza l'urgenza di una mediazione equilibrata.
Restare sordi a questo appello rappresenta un rischio per Meloni e il Governo.