Una partita già chiusa, almeno stando ai sondaggi, ma che per paradosso è la più difficile del 2025. In autunno non c'è solo in ballo il futuro di Palazzo Balbi, che sembra ormai indirizzato verso un'altra presidenza del centrodestra, ma anche quello del centrodestra di governo che, nonostante se ne discuta da mesi, non riesce a trovare un candidato ideale. Sono tanti i nomi proposti dai tre partiti, ma sembra che sulla Regione attualmente amministrata da Zaia non ci sia sintonia tra i tre movimenti di centrodestra.
Al momento tutto tace. Nel mese di luglio ci sono stati incontri tra i tre leader della coalizione di governo, rivelatisi comunque inconcludenti. L'argomento sembra solo dividere ulteriormente i partiti. La Lega vorrebbe proporre un proprio candidato, forte del suo legame storico con il Veneto. Forza Italia si defila e ritiene che la migliore ipotesi sia l’europarlamentare ed ex sindaco di Verona, Flavio Tosi. Infine Fratelli d'Italia, che può farsi forte del legame costruito nell'ultimo anno con la Regione: quello di Giorgia Meloni risulta il partito più votato.
Poi c'è il quarto incomodo. L'attuale presidente di Regione, Luca Zaia, non potrà presentarsi per un terzo mandato dopo la decisione del Senato dello scorso mese. Tuttavia, il Doge non ha accantonato l'idea di presentare una lista con il suo nome senza essere lui il candidato di punta: una strategia che ripagherebbe in Veneto, ma che porterebbe a una spaccatura importante nel centrodestra.
Doveva essere l'ultimo dei pensieri, quello delle elezioni in Veneto. La partita per Palazzo Balbi è infatti già chiusa, anche senza nomi: basta guardare i sondaggi pubblicati qualche settimana fa per crederci. Il centrodestra avrebbe in pugno il Veneto se si presentasse in coalizione, staccando di molti punti percentuali il centrosinistra che, per ora, ha qualcosa in più: un candidato.
L'uomo del campo largo è l'ex sindaco di Treviso, Giovanni Manildo. L'ex primo cittadino trevigiano si lancia in una sfida che è quasi certo di perdere, ma attende da settimane il suo contendente per Palazzo Balbi, che fatica ad arrivare. Non è ancora stata resa nota la data delle elezioni in Veneto, ma dovrebbero tenersi in autunno e, per la coalizione di governo, i tempi stringono.
Ognuno per la sua strada, almeno nelle intenzioni. Fratelli d'Italia vorrebbe proporre un candidato scelto fra le sue fila per un motivo abbastanza ovvio: è il partito con maggiori consensi in Veneto, almeno stando ai voti registrati nel corso delle elezioni europee del 2024. Tuttavia, la Lega non ha intenzione di mollare e, come ha detto il responsabile della sezione lombarda, Massimiliano Romeo, non è pensabile immaginare un Veneto e una Lombardia – guardando al futuro – senza Lega.
Infine Forza Italia che, qualche tempo fa, ha dichiarato di non volersi far imporre un candidato e insiste sul nome di Flavio Tosi, europarlamentare ed ex sindaco di Verona.
A generare maggiori attriti è il presidente della Regione, Luca Zaia, in carica da 15 anni. Il Doge ha acquisito una grande popolarità tra i veneti e non è intenzionato a lasciare il ruolo, anche se sarà costretto a farlo per via della mancata approvazione del terzo mandato per sindaci e presidenti di Regione.
Zaia, tuttavia, potrebbe presentarsi alla prossima tornata elettorale con una lista che porta il suo nome: una strategia che metterebbe in difficoltà anche gli altri partiti del centrodestra, visto il successo ottenuto nel 2020 quando la lista "Zaia Presidente" ha ottenuto il 44% dei voti, mentre i partiti della coalizione – in corsa con lui – poco più del 30%. Per ora ci sono più domande che risposte alla "questione Veneto".