Centrodestra infuriato per la recente sentenza della Corte di Giustizia europea. La decisione dell'istituzione ha suscitato un acceso dibattito politico in Italia, segnando una nuova tappa nella complessa gestione delle politiche migratorie. La Corte ha infatti bocciato il decreto italiano sui cosiddetti “Paesi sicuri”, fondamentali per i rimpatri dei migranti irregolari. Stando alle motivazioni fornite dalla Corte, la designazione di un Paese terzo come “Paese di origine sicuro” deve poter essere sottoposta a un controllo giurisdizionale effettivo.
Questa decisione ha sorpreso e irritato il governo italiano, che ha risposto con una nota dura, accusando la Corte di andare oltre ai propri poteri e minacciando di proseguire con la sua linea contro l’immigrazione irregolare. Le polemiche hanno scatenato una grande discussione in Italia, in cui il centrosinistra ha duramente criticato la premier Giorgia Meloni per il fallimento delle sue politiche migratorie.
Duro colpo al governo Meloni. La Corte di Giustizia europea ha chiarito che uno Stato membro non può includere un Paese nell’elenco dei "Paesi di origine sicuri" se questo non garantisce una protezione sufficiente a tutta la sua popolazione. Tale decisione, emessa in relazione al ricorso contro la procedura di frontiera nei Cpr in Albania, ha riacceso le tensioni politiche a Roma.
Palazzo Chigi ha espresso irritazione. La presidente del Consiglio ha sottolineato che la Corte europea ha “sconfinato” nei poteri politici nazionali, assegnando ai giudici nazionali un ruolo che, a detta del governo, dovrebbe spettare esclusivamente agli organi politici. Secondo un comunicato ufficiale, questa sentenza rischia di ridurre ulteriormente l’autonomia degli Stati e dei Parlamenti nel gestire le politiche migratorie, consegnando a giudici la decisione sulle regole generali dei rimpatri e delle espulsioni degli irregolari.
La presa di posizione del vicepremier Matteo Salvini è stata ancora più dura, definendo la sentenza “politica, scandalosa e vergognosa”, accusando l’Europa di cancellare la sovranità nazionale con uno “schiaffo”:
La reazione del centrodestra è stata netta. La maggioranza ha condannato la sentenza come un’ingerenza antidemocratica che delega la gestione della politica migratoria ai giudici, rischiando di bloccare l’intero sistema di rimpatri nell’Unione Europea. Alcuni esponenti di Forza Italia e Noi Moderati si sono detti preoccupati per una possibile invasione di campo da parte della Corte Ue, pur mantenendo toni più cauti rispetto a FdI.
Nel frattempo, le opposizioni hanno puntato il dito contro l’esecutivo. Il centrosinistra ha bollato come un fallimento totale l’intervento sui centri in Albania e accusando la premier Meloni di aver sperperato fondi pubblici e violato i diritti fondamentali dei migranti. I leader delle forze di opposizione hanno invocato responsabilità politiche e hanno esortato a un cambio di rotta nelle politiche migratorie. Basti pensare al commento del leader di Italia Viva, Matteo Renzi:
Il leader di +Europa, Riccardo Magi, spiega invece che il governo fa solo finta di essere sorpreso:
Nel mezzo della polemica politica, la questione dei “Paesi sicuri” assume un’importanza cruciale e ancora tutta da definire. Secondo quanto stabilito, la designazione di un Paese come sicuro deve essere sottoposta a un controllo giurisdizionale che valuti se quel paese garantisca realmente protezione a tutti i suoi cittadini. Questo principio serve a tutelare i diritti fondamentali dei migranti e richiedenti asilo. In questo modo si impedisce che gli immigrati siano rispediti in Paesi dove la loro sicurezza non è garantita.
Questo pone però un problema politico e giuridico: limita infatti la discrezionalità degli Stati nel definire le proprie politiche migratorie e rischia di rallentare i processi di rimpatrio. In questo scenario, il governo italiano continua a dialogare con partner internazionali, come dimostra l’incontro di Meloni con Erdogan e il premier libico Dabaiba, alla ricerca di cooperazioni per la gestione dei flussi migratori.