Dal 2026 sono attese diverse novità, alcune anche radicali, in tema di pensioni. Ancora si sa molto poco, ma sul tavolo ci sono già molte proposte pronte per una lunga e importante discussione.
Manca ancora del tempo prima dell’apertura del cantiere della Legge di Bilancio 2026 e, stavolta, pare che lo spazio da riservare al capitolo pensioni sarà piuttosto ampio.
Le prime indiscrezioni riguardano uno stop all’innalzamento dell’età pensionabile, accompagnato da un bel po’ di addii.
Infatti, a farne le spese potrebbero essere due misure che si ipotizza saranno archiviate: Quota 103 e Opzione donna.
In questo articolo vedremo le ragioni del possibile addio e quali saranno le forme alternative sulle quali si punterà per il futuro dei pensionati.
Nel frattempo, consiglio la visualizzazione del video YouTube di La tua Pensione: troverai spiegate, in modo semplice e chiaro, le ultime novità sulla riforma delle pensioni 2026.
La possibilità di andare in pensione a 62 anni pare destinata a tramontare definitivamente. Quota 103 è rimasta un’opportunità per accedere alla pensione a 62 anni, con l’unico vincolo di un requisito contributivo elevato: 41 anni di contributi e il calcolo interamente contributivo dell’assegno.
Tuttavia, tra le ipotesi della riforma delle pensioni ci sarebbe l’archiviazione di questo sistema a quote, per lasciare spazio ad altre formule e a un ruolo maggiore della previdenza complementare.
L’obiettivo sarebbe quello di rafforzare tutti quei meccanismi che considerino solo la storia contributiva dei lavoratori, a prescindere dall’età anagrafica.
Chi non dovesse riuscire a raggiungere i requisiti minimi potrà utilizzare una parte del TFR.
Non si ipotizza solo la chiusura di Quota 103, ma anche l’archiviazione di Opzione donna. Anche la pensione anticipata per le lavoratrici sembrerebbe in bilico. Dopo anni di importanti ridimensionamenti, era prevedibile che anche questa modalità di uscita anticipata sarebbe stata destinata alla dismissione.
Ancora in vigore fino al 31 dicembre 2025, Opzione donna permette l’uscita anticipata dal lavoro alle lavoratrici che rientrano in una delle seguenti categorie:
Per quanto riguarda i requisiti, è necessario aver compiuto almeno 61 anni e possedere una storia contributiva di almeno 35 anni. Il requisito anagrafico si riduce a:
Una delle principali criticità di Opzione donna riguarda proprio il calcolo dell’assegno: viene infatti applicato interamente il metodo contributivo, fortemente penalizzante.
Proprio l’età per andare in pensione è uno dei temi più dibattuti e che maggiormente preoccupano i lavoratori.
Dal 2027 sarebbe previsto un aumento dell’aspettativa di vita, con il conseguente innalzamento dell’età per accedere alla pensione di vecchiaia e l’aumento del requisito contributivo per la pensione anticipata, rispettivamente:
Tuttavia, pare che il Governo voglia congelare, almeno temporaneamente, l’aumento dell’età pensionabile.
Si prevede che questo provvedimento sarà inserito nella Legge di Bilancio 2026, oppure anticipato con un apposito decreto-legge.
Questi addii e lo stesso stop (almeno per i prossimi anni) all’aumento dell’età pensionabile sarebbero funzionali alla costruzione di un sistema previdenziale più sostenibile, legato all’aspettativa di vita e agli anni di contributi versati.
Pertanto, sarà sempre più difficile andare in pensione a 62 anni: un sogno al quale si dovrà dire addio già nel prossimo futuro.
Il Governo, infatti, punta sempre più sull’utilizzo della previdenza complementare e, al contempo, intende premiare chi ha una carriera continuativa e molto lunga.
Il problema, in tutto ciò, è rappresentato dalla discontinuità delle carriere, soprattutto per i giovani e per le donne, ancora oggi spesso protagonisti di percorsi lavorativi irregolari.
Uscire dal lavoro prima sarà, da un lato, più flessibile, ma dall’altro molto più selettivo, senza possibilità di esodi di massa.
Come anticipato, si darà maggiore spazio ai fondi pensione, con una sinergia sempre più forte tra previdenza pubblica e privata. Insomma, sarà sempre più necessario essere protagonisti attivi e responsabili del proprio futuro pensionistico.
Inoltre, per chi ha aderito ai fondi pensione, sarà possibile utilizzare quella rendita per integrare l’assegno pensionistico, così da raggiungere prima - e più facilmente - il requisito per il pensionamento anticipato contributivo.
Per ora, si tratta di ipotesi, sia per gli addii che per le forme alternative. Pertanto, non ci resta che attendere i prossimi sviluppi.