04 Aug, 2025 - 15:56

Franco Califano è morto povero? Patrimonio e eredità del cantautore

Franco Califano è morto povero? Patrimonio e eredità del cantautore

Quando si parla di Franco Califano, la domanda sul suo stato economico al momento della morte ritorna spesso, alimentata da decenni di successi musicali, ma anche da voci su presunti momenti di difficoltà finanziaria nell’ultima parte della sua vita. 

Franco Califano ha attraversato oltre cinquant’anni di carriera artistica, pubblicando 28 album, collaborando con i più grandi nomi della musica italiana (da Mina a Mia Martini, Patty Pravo, Ornella Vanoni) e scrivendo più di mille testi tra canzoni e poesie. Le sue canzoni, tra cui hit come “Tutto il resto è noia” e “Minuetto”, hanno venduto oltre 20 milioni di dischi nel mondo, un risultato di assoluto rilievo per la scena musicale italiana.

Patrimonio di Franco Califano

Il patrimonio di un artista così prolifico non può che essere stato importante: diritti d’autore, ingaggi per concerti, collaborazioni, produzioni discografiche (fra le altre, fu lui a scoprire e dare il nome ai Ricchi e Poveri), partecipazioni a spettacoli televisivi e progetti come produttore. Tuttavia, non esistono cifre ufficiali pubbliche né dettagli precisi su investimenti o consistenza del patrimonio accumulato.

La parabola discendente e le difficoltà economiche

Nonostante il successo, Califano è stato protagonista di una vita “spericolata”, costellata da eccessi, problemi con la giustizia, abusi di sostanze e imprevisti che hanno inciso profondamente non solo sulla sua salute ma anche sulle sue finanze. Lui stesso, nelle ultime interviste, non ha mai nascosto di aver sperperato gran parte delle sue entrate tra donne, vizi e una gestione “generosa” dei suoi guadagni.

Il punto di svolta arriva nel 2010, quando una brutta caduta gli provoca la frattura di tre vertebre, costringendolo all’immobilità e lontano dagli spettacoli per mesi. Privato della principale fonte di reddito, decide di fare richiesta per il sussidio previsto dalla Legge Bacchelli, rivolto agli artisti in difficoltà. Questa scelta genera una grande polemica pubblica: Califano dichiara infatti di vivere “con soli 20 mila euro ogni sei mesi”, frutto dei diritti d’autore, una cifra comunque superiore alla pensione media italiana.

“Povero” secondo Califano

La richiesta di aiuto viene ritirata dopo le proteste di molti italiani, pensionati e associazioni di categoria: per la maggioranza delle famiglie, vivere con circa 1,600 euro al mese non rappresenta “povertà”. Ma, come lui stesso ammette, il suo stile di vita — fatto di spese alte, poche precauzioni e molti eccessi — lo aveva reso vulnerabile economicamente, al punto da sentirsi povero rispetto alle sue abitudini.

Il suo avvocato sottolinea che si tratta di una difficoltà temporanea dovuta all’impossibilità di esibirsi, non di vera e propria indigenza. I problemi economici, insomma, erano reali ma legati più alla gestione del denaro che all’effettiva mancanza di risorse, e sarebbero rientrati con la ripresa della normale attività artistica.

L'eredità di Franco Califano

Al momento della sua morte, il 30 marzo 2013, Califano viveva in affitto a Roma, nel quartiere di Acilia, in una villa modesta rispetto agli standard di molte star della musica. È stato sepolto ad Ardea, dove la sua tomba riporta la celebre scritta “Non escludo il ritorno”, titolo di una delle sue canzoni più amate — un epitaffio ironico, romantico e perfettamente in linea con il suo spirito.

Il suo vero patrimonio resta quello musicale: l’enorme lascito di canzoni, testi e poesie che continuano ad arricchire la cultura italiana. Se dal punto di vista finanziario Califano non è morto “ricco”, è altrettanto vero che chiamarlo “povero” sarebbe semplicistico. Ha vissuto e speso “da Califfo”, lasciando ai posteri una leggenda che, almeno nelle sue canzoni, non conosce fine.

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