La più grande sfida per il governo Meloni nei prossimi mesi potrebbe essere proprio il referendum costituzionale per la riforma della giustizia. Colonna portante del programma del centrodestra e obiettivo del Guardasigilli, Carlo Nordio, la riforma — che prevede la separazione delle carriere e un cambio radicale del Consiglio Superiore della Magistratura — è, a oggi, uno degli obiettivi più discussi del governo Meloni. L'intero centrodestra chiede ormai da anni un cambio di marcia sulla giustizia: basti pensare al referendum del 2022, che racchiudeva molte delle posizioni oggi condivise dalla riforma.
Approvata alla Camera e al Senato dopo la prima lettura, la riforma affronterà ora la seconda lettura e poi, con ogni probabilità, un referendum costituzionale senza quorum nel 2026. È probabile che gli italiani possano recarsi alle urne nella primavera del prossimo anno. Il voto, in un certo senso, servirà anche a confermare la fiducia degli elettori nei confronti del governo, vista l'importanza della riforma. Il referendum rappresenta anche un’opportunità per il centrosinistra per destabilizzare l'esecutivo, e difficilmente si perderà l’occasione di invitare gli elettori a votare contro, nel tentativo di far naufragare il progetto.
Per ora, il divario tra i favorevoli al "sì" e al "no" è minimo. Molti italiani (51%) sosterrebbero il progetto di Meloni tra qualche mese, mentre il 49% si dice contrario. A rilevarlo è un sondaggio di YouTrend per SkyTG24 risalente all'inizio di agosto.
Una riforma costituzionale di grande valore per il centrodestra di governo e che, per nessuna ragione, può fallire. Le modifiche volute dall'esecutivo nazionale e dal Guardasigilli, Carlo Nordio, hanno finora seguito un iter regolare: il 16 gennaio, la riforma è passata in prima lettura alla Camera dei Deputati e, a luglio, ha incassato il sì anche da parte di Palazzo Madama.
I prossimi passi saranno il ritorno alla Camera e al Senato tra la fine del 2025 e l'inizio del 2026, e il referendum costituzionale dal quale dipenderà la sua approvazione. La riforma prevede la separazione delle carriere dei magistrati, che oggi possono ricoprire sia il ruolo di pubblico ministero sia quello di giudice.
La limitazione introdotta è uno dei punti più discussi, insieme al cambiamento radicale del Csm, che verrebbe diviso in due: uno per i PM e uno per i giudici. Infine, la riforma introduce un'Alta Corte per le violazioni commesse dai magistrati requirenti e giudicanti.
Sembra difficile evitare il referendum. La maggioranza qualificata dei due terzi non è raggiungibile, e ad ammetterlo, in tempi non sospetti, è stato lo stesso Nordio, che ha ribadito l’intenzione di affidarsi al giudizio degli italiani. Cosa ne pensano i cittadini? Secondo un sondaggio recente, gli italiani sarebbero molto divisi sulla riforma della giustizia, e a oggi un’eventuale approvazione arriverebbe con uno scarto minimo.
Il 51% degli intervistati nel sondaggio YouTrend per SkyTG24 ha dichiarato di essere favorevole, mentre il 49% non è convinto dalla riforma di Nordio. Circa il 55% degli aventi diritto al voto afferma che si recherebbe alle urne. La sfida tra maggioranza e opposizione, al momento, consiste nel convincere gli indecisi.
Due punti importanti della riforma sono la separazione delle carriere tra giudici e PM, che vede favorevole il 47% degli italiani e contrario il 29%, e la divisione del CSM in due rami, che vede il 41% a favore e il 35% contrario.
— Youtrend (@you_trend) August 1, 2025
Fonte: #sondaggio Youtrend per @SkyTG24 pic.twitter.com/ocRU1zXM7i
Il 47% degli intervistati si dichiara favorevole alla separazione delle carriere, mentre il 29% è contrario. Il restante 24% sospende il proprio giudizio sul tema. La separazione delle carriere appare come uno degli aspetti su cui gli italiani sono più consapevoli, rispetto alla proposta di divisione del Consiglio Superiore della Magistratura.
Il nuovo assetto del Csm raccoglie il parere favorevole del 41% degli intervistati, il 35% è contrario, mentre il 24% non è in grado di esprimere un'opinione in merito.