L’unica certezza, al momento, è che il 28 e il 29 settembre si apriranno le urne per le Elezioni Regionali nelle Marche e in Valle d’Aosta. Nessuna data certa, invece, per le altre cinque regioni al voto il prossimo autunno.
A meno di due mesi dall’inizio della tornata elettorale, le Elezioni Regionali 2025 si presentano come un rebus ancora tutto da risolvere: date incerte, candidati in bilico e partiti in affanno rendono il voto d'autunno un vero e proprio rompicapo politico.
Il motivo principale del ritardo: la difficoltà delle coalizioni a indicare i nomi dei candidati governatore. Ogni regione è una storia a sé, ma in tutte è sorto qualche inghippo sia a destra che a sinistra. Tra i partiti regna la consapevolezza dell’importanza della partita e nessuno vuole perderla. Si va al voto in sette regioni, che rappresentano buona parte della popolazione italiana, trasformando la tornata elettorale in un test regionale.
Oltre alle Marche - dove ormai i candidati alla presidenza Francesco Acquaroli (centrodestra) e Matteo Ricci (centrosinistra) hanno già cominciato la campagna elettorale - si voterà anche in Valle d’Aosta, Veneto, Toscana, Campania e Puglia.
Ecco allora cosa sappiamo sulle date delle prossime Elezioni Regionali 2025.
Marche e Valle d’Aosta saranno le uniche due regioni al voto a settembre. Il governatore uscente, Francesco Acquaroli, che è anche il candidato del centrodestra, ha fissato le elezioni per il 28 e 29 settembre. La seconda regione al voto dovrebbe essere con ogni probabilità la Toscana. Il governatore uscente, Eugenio Giani, avrebbe fissato per il 12 e 13 ottobre l’apertura delle urne. Dovrebbe votare a ottobre – ma ancora non è stata indicata una data – anche la Calabria del presidente dimissionario, Roberto Occhiuto. Occhiuto, come Acquaroli e Giani, sarà in corsa per il bis.Se i tempi lo consentiranno, Calabria e Toscana potrebbero votare insieme nello stesso fine settimana.
Slitteranno quasi certamente a novembre, infine, le ultime tre regioni: Campania, Veneto e Puglia. Dovranno votare entro il 23 novembre, ma al momento non si è ipotizzata nessuna data utile. I nodi da sciogliere sono talmente ingarbugliati, che è impossibile fare previsioni. Non è escluso, comunque, che alla fine le tre regioni possano andare al voto contemporaneamente, in una sorta di mini election day.
Senza una data non è possibile iniziare la campagna elettorale, o presentare le liste. Senza i candidati, tuttavia, non ci sarebbe nessuno per cui votare: ecco perché la scelta dei candidati alla presidenza della Regione va di pari passo con la scelta della data delle elezioni.
I partiti sono impantanati ormai da mesi in Campania, Puglia e Veneto, dove sembra impossibile riuscire a trovare un accordo che soddisfi tutti. In Campania, Elly Schlein vuole ufficializzare Roberto Fico prima di Ferragosto e a quel punto De Luca potrebbe anche decidere di stabilire una data subito dopo il rientro dalla pausa estiva.
In Puglia, Michele Emiliano (Pd) aspetterà che la sua coalizione trovi un accordo e lo stesso vale per il Veneto, dove Luca Zaia avrebbe voluto un election day nazionale. Attenderà fino all’ultimo minuto utile, nella speranza che la coalizione trovi un accordo sul nome del suo successore.
Ormai la questione date sembra essere rimandata a settembre, al rientro dalle ferie.
In Campania, il centrosinistra potrebbe chiudere entro la prossima settimana sul nome di Roberto Fico (M5S), con la benedizione di Vincenzo De Luca. Il condizionale, tuttavia, è d’obbligo vista l'imprevedibilità dei protagonisti. Il centrodestra sembrava aver trovato la quadra sul nome del viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli di Fratelli d’Italia, ma nelle ultime ore la trattativa sembra essersi complicata.
Il centrosinistra è in difficoltà anche in Calabria e Puglia. In Calabria, il centrodestra ha riconfermato la fiducia al governatore uscente (dimissionario) Roberto Occhiuto, quindi, non ha problemi. I problemi sono tutti per Elly Schlein alle prese con le rivendicazioni degli alleati: AVS e M5s vorrebbero entrambi un proprio candidato, e il PD locale non sembra intenzionato a cedere. Il risultato? La trattativa rischia di trascinarsi fino all’ultimo momento utile.
In Puglia la situazione si è complicata nelle ultime settimane. La segretaria del PD un candidato lo avrebbe anche, l’ex sindaco di Bari, Antonio Decaro, ma il veto posto da quest’ultimo alla candidatura del governatore uscente, Michele Emiliano, nel consiglio regionale ha determinato un brusco stop alla trattativa con gli alleati. In Puglia, il centrodestra è alla ricerca del nome giusto, che probabilmente sarà il deputato di Forza Italia, Mauro D’Attis.
Ma è il Veneto il vero problema di Giorgia Meloni. La Lega non vuole cedere di un millimetro. Vuole tutto: candidato governatore e Lista Zaia in campo. Meloni e Tajani hanno fatto capire a Salvini che le sue richieste sono irricevibili.
Voci di corridoio sussurrano che la premier, per nessuna ragione al mondo, darà il suo via libera a una lista del governatore uscente. Di più: il nome di Luca Zaia non vuole vederlo scritto da nessuna parte. È pronta a lasciare la regione a un candidato indicato dalla Lega, ma questo è tutto. Un veto che non hanno preso molto bene nella Liga Veneta, che continua a minacciare di correre in solitaria.
In Veneto (dove la partita è quasi disperata) il centrosinistra ha già scelto Giovanni Manildo (PD) per conquistare la regione, ormai da 15 anni in mano alla Lega. L’ex sindaco di Treviso è uno che la Lega l’ha già battuta, con la storica conquista del comune trevigiano.