L'8 agosto del 1956, 262 minatori, 136 italiani, persero la vita nelle profondità di una miniera di Marcinelle in Belgio. Lontano da casa e dai loro cari, i nostri connazionali pagarono un prezzo altissimo per il sogno di garantire alla propria famiglia condizioni di vita migliori.
Nel 2001 il ministro Mirko Tremaglia istituì nel giorno dell'anniversario della tragedia la “Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo”.
L'anniversario di oggi va a toccare due nervi scoperti del nostro paese: le morti sul lavoro e l'accoglienza dei migranti. Due temi che dividono l'opinione pubblica e la politica e che risultano fatalmente connessi tra loro.
Oggi l'Italia è dalla parte opposta, è il punto di arrivo dei flussi migratori. È il porto sicuro sognato da molti, troppi. Spesso chi arriva nel nostro Paese per lavorare finisce in una spirale di sfruttamento e diritti negati. In molti casi si tratta di immigrati irregolari, ma lo sfruttamento coinvolge tutti senza distinzione tra italiani e stranieri, regolari e irregolari.
Ecco perché le dichiarazioni dei vertici delle istituzioni italiane sulla Strage di Marcinelle si prestano a essere lette con una doppia lente.
Nel suo messaggio in occasione del 69esimo anniversario della tragedia di Marcinelle, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato con gratitudine il sacrificio dei 136 minatori italiani.
Oggi in Italia si celebra la Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo e Mattarella ha reso omaggio ai tanti italiani deceduti all'estero, vittime di incidenti sul lavoro, spesso emigrati per necessità.
Il Capo dello Stato ha evidenziato come le crisi climatiche, le guerre e i flussi migratori forzati abbiano peggiorato le condizioni di lavoro a livello globale. In un simile scenario geo-politico, la tutela dei lavoratori e la lotta contro lo sfruttamento diventano un'urgenza assoluta.
Secondo Mattarella, il ricordo della Tragedia di Marcinelle deve essere uno sprone a promuovere la dignità del lavoro per scongiurare il ripetersi di episodi simili.
L'anniversario della Strage di Marcinelle arriva in un momento particolarmente delicato per il governo italiano. La scorsa settimana è arrivata la sentenza della Corte di Giustizia Europea sui migranti che di fatto ha smontato la strategia di controllo dei flussi migratori approntata dal governo con il Protocollo Italia-Albania.
Oggi Giorgia Meloni ha ricordato e onorato il sacrificio di 136 migranti italiani, morti a causa di un incidente sul lavoro in un paese straniero.
La presidente del Consiglio ha ribadito che l'Italia non dimenticherà mai il sacrifico dei 136 italiani che persero la vita nella miniera di Bois du Cazier, in Belgio.
Ha detto Meloni, che poi ha ricordato come molti italiani, costretti a emigrare per cercare lavoro abbiano contribuito allo sviluppo di altri paesi con dedizione e umiltà.
La premier ha ricordato un passaggio del discorso del ministro Tremaglia del 2001, per sottolineare la necessità di rimettere al centro un umanesimo del lavoro, fondato su dignità e diritti.
L’Italia non dimenticherà mai la catastrofe del crollo della miniera di carbone del Bois du Cazier di Marcinelle.
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) August 8, 2025
L’8 agosto di 69 anni fa, 262 minatori hanno perso la vita nel buio di una miniera, lontani dalle loro case e dai loro affetti, nell’adempimento del loro dovere.… pic.twitter.com/bWbhVQd5A8
Dall'inizio dell'anno i morti sul lavoro in Italia sono stati 495, con un aumento del 7% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. È quanto emerso dagli ultimi Open data pubblicati da Inail relativi ai primi sei mesi del 2025.
Una strage quotidiana, silenziosa che il governo italiano non riesce ad arginare.
Molti di questi lavoratori sono sfruttati, costretti a lavorare in condizioni precarie: in nero, senza contratti e tutele, senza formazione e soprattutto senza diritti. Il copione è sempre lo stesso, dai campi agricoli del Mezzogiorno alle fabbriche del nord; dall'edilizia alla logistica, la piaga del lavoro irregolare continua a mietere vittime.
Una forma di schiavitù moderna che coinvolge migliaia di lavoratori italiani e stranieri, lasciati ai margini di un mercato del lavoro sempre più diseguale.
L'emergenza delle morti bianche non è solo un problema sociale, ma è una ferita alla nostra democrazia che, come recita l'articolo 1 della Costituzione, è fondata sul lavoro.
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