Si terrà in Alaska, negli Stati Uniti, il vertice per la pace in Ucraina tra il presidente russo Vladimir Putin e il suo corrispettivo statunitense Donald Trump. L'incontro è fissato per la prossima settimana, più precisamente il 15 agosto, e, come ha anticipato Trump, potrebbe concludersi con lo scambio di alcuni territori. Sembra che per un cessate il fuoco basti cedere il Donbass, regione a est dell'Ucraina, alla Russia. Non ci saranno i leader europei, con i quali Trump dovrebbe incontrarsi poco prima del vertice con Putin. Ma l'assenza più pesante potrebbe essere quella del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che potrebbe non recarsi in Alaska. Il leader ucraino è infatti molto scettico riguardo alla cessione dei territori.
L'UE non sembra aver preso bene la scelta di Trump di organizzare un vertice escludendo i leader europei e soprattutto l'Ucraina. Se n'è discusso nella residenza del ministro degli Esteri britannico a Chevening, dove il vicepresidente degli USA, JD Vance, soggiorna assieme alla famiglia. Inoltre, nella giornata di ieri, 9 agosto 2025, è arrivato un messaggio dai leader di Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Polonia e Finlandia, e dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, rivolto al presidente Trump per coinvolgere maggiormente l'Ucraina nelle trattative di pace.
E l'Italia? Anche il nostro Paese può recriminare qualcosa: il vertice si sarebbe potuto tenere a Roma. Solo che Trump, su consiglio di Putin, ha deciso di spostare tutto in Alaska. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è definita dal presidente russo troppo filo-ucraina.
La Città Eterna era il luogo perfetto per un incontro tra Trump e Putin e, secondo quanto riportato dalla stampa, ci sarebbe stato anche l'ok di Zelensky. Tuttavia, il presidente russo ha espresso un parere contrario poiché la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sarebbe troppo vicina all'Ucraina, mentre lo Zar vorrebbe "giocare in casa". Così Putin ha ottenuto un vertice nella terra che connette gli USA e la Russia: l'Alaska.
Sfuma una grandissima occasione, sia per la pace in Ucraina – viste le premesse del vertice del 15 agosto, che vedrà esclusi i leader europei e forse Zelensky – sia per la diplomazia italiana. Eppure, per promuovere Roma come città del vertice, si erano mossi anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e Papa Leone XIV lo scorso luglio.
I rapporti tra Roma e Mosca sono diventati ancora più tesi dopo lo scorso mese. Basti pensare all'inserimento nella lista dei "russofobi", stilata dal ministero degli Esteri russo, del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, del titolare della Farnesina, Antonio Tajani, e del ministro della Difesa, Guido Crosetto. Un gesto che è costato la convocazione dell'ambasciatore russo in Italia, Alexey Paramonov, da parte del ministero degli Esteri.
Mentre Mattarella, il giorno dopo, ha ribadito il pieno sostegno all'Ucraina, Paramonov ha dichiarato che "degli italiani non ci si può fidare". Ieri, su Telegram, l'ambasciatore del Cremlino ha detto che il vertice non si terrà a Roma per colpa della "russofobia della classe dirigente". Ulteriori provocazioni all'indirizzo di Palazzo Chigi e del Quirinale.
La Casa Bianca non esclude il dialogo con i Paesi europei. Alti funzionari degli USA, dell'Ucraina e di diversi Paesi europei hanno in programma di incontrarsi questo fine settimana nel Regno Unito per cercare di raggiungere posizioni comuni in vista dell'incontro previsto tra il presidente Trump e il presidente russo Vladimir Putin. Questo è quanto emerge dal quotidiano Axios.
Un eventuale confronto con i Paesi europei, tuttavia, rischia di essere inquinato da due fattori: il rapporto teso con l'UE dopo l'imposizione di dazi al 15% sulle merci provenienti dal Vecchio Continente e le modalità con le quali si svolgerà il vertice del 15 agosto.