Stefano Bandecchi, imprenditore, sindaco di Terni e segretario di Alternativa Popolare, si è ormai affermato come uno degli esponenti più poliedrici e irriverenti della politica italiana contemporanea.
L'intervista rilasciata a Il Giornale si distingue per tono schietto, analisi pungente e prese di posizione spesso controverse, capaci di scuotere tanto l'opinione pubblica quanto le forze politiche tradizionali.
Bandecchi annuncia la volontà di candidarsi come presidente della Regione Campania con una lista autonoma, rifiutando tanto le alleanze con il centrodestra quanto con il centrosinistra.
Scarta la “politica bassa, che guarda solo alla seggiolina” e sostiene di voler proporre un nuovo approccio, mosso dall’insoddisfazione per la deriva politica seguita alla fine del governo Craxi, periodo in cui – secondo Bandecchi – l’Italia era rispettata sullo scacchiere internazionale.
La sua ricetta punta sul superamento di vecchi schemi e sull’affrontare minacce future come l’intelligenza artificiale e la robotizzazione, temendo che la mancanza di visione porti il Paese a perdere competitività.
L'imprenditore conferma la sua storica vicinanza a Israele, pur non mancando di criticare la “esagerazione nell’atteggiamento di Netanyahu” e sottolineando la divisione interna perfino ai vertici militari israeliani.
Sulla questione mediorientale, Bandecchi si dice inquieto per la crescente “saldatura tra mondo islamico e sinistra estrema”, considerandola “la cosa più abominevole che la politica sta portando avanti”.
Colpisce il suo riferimento esplicito al politico Angelo Bonelli, descritto come artefice di un incontro tra i comunisti inglesi e il mondo islamico a Londra. Bandecchi evidenzia come, a suo dire, la questione mediorientale generi nel dibattito italiano e occidentale una polarizzazione troppo radicale, che rischia di amplificare divisioni e conflitti interni.
Sul fronte interno, Bandecchi porta avanti da tempo una critica feroce contro il ruolo dei pubblici ministeri, accusati di “bloccare l’Italia” e di dettare le linee della politica economica e sociale.
Secondo il sindaco di Terni, la separazione tra le carriere di magistrati e pubblici ministeri “doveva essere fatta mille anni fa” e l’attuale interferenza della magistratura rischia di travolgere l’economia, come nel caso delle indagini su Milano, una città che – afferma – “viaggia a una velocità stratosferica” rispetto al resto del Paese.
Da amministratore locale, Bandecchi commenta l’inserimento dell’Umbria nella Zes (Zona Economica Speciale) unica, definendola “un’altra elemosina che dovrebbe levare la sete con il prosciutto a umbri e italiani”.
Nonostante ciò, intravede una chance di sviluppo per la regione, che potrebbe diventare competitiva con il Lazio, se saprà sfruttare i benefici offerti. Tuttavia, denuncia il sistema come “fallato”, privo di una vera “mentalità evolutiva e di un’idea di reindustrializzazione”, sottolineando la necessità di riforme strutturali e visione strategica.
Non mancano le riflessioni sulle sue stesse modalità comunicative. Bandecchi rivendica la scelta di essere spesso sopra le righe, sostenendo che le sue “esternazioni” risultano inevitabili quando si trova di fronte a interlocutori più impegnati a provocare che a confrontarsi sinceramente. Non c’è tempo, ribadisce, “per parlare con un imbecille”.