19 Dec, 2025 - 16:25

La Corte d’Appello respinge ricorso dei genitori: la famiglia nel bosco resta separata dai figli

La Corte d’Appello respinge ricorso dei genitori: la famiglia nel bosco resta separata dai figli

La Corte d’Appello dell’Aquila ha respinto il ricorso presentato dai legali della “famiglia nel bosco”: i tre bambini della coppia anglo-australiana che ha scelto di vivere nel bosco di Palmoli, in provincia di Chieti, resteranno nella struttura protetta di Vasto, dove si trova anche la madre.

I giudici hanno confermato la sospensione della responsabilità genitoriale disposta dal Tribunale per i minorenni dell’Aquila, ritenendo che non siano venute meno le condizioni che avevano portato all’allontanamento dei minori e al loro collocamento in una struttura protetta.

Corte d’Appello conferma allontanamento minori della Famiglia nel bosco

La decisione della Corte di Appello dell’Aquila, che ha respinto il ricorso presentato dai legali di Nathan Trevallion e Catherine Birmingham, aggiunge un nuovo tassello all’intricata vicenda giudiziaria della cosiddetta “Famiglia nel bosco”. 

La coppia aveva scelto di vivere isolata in un’area boschiva, priva di comodità essenziali come acqua corrente, elettricità e servizi, e al di fuori dei tradizionali circuiti sociali: i bambini, ad esempio, non frequentavano la scuola ma praticavano “homeschooling”. 

Uno stile di vita distante dalla ‘normalità’ che aveva attirato l’attenzione delle autorità e dei servizi sociali, soprattutto dopo il ricovero dell’intera famiglia in ospedale per avvelenamento da funghi velenosi, fino al pronunciamento del Tribunale dei minorenni dell’Aquila che a novembre ha disposto il trasferimento dei tre figli in una struttura protetta, con la presenza della madre che può trascorrere con loro alcune ore al giorno. Il padre, al momento impegnato con i lavori di ristrutturazione della casa nel bosco, così da renderla effettivamente agibile, può visitare i bambini tre giorni alla settimana.

La vicenda, una volta emersa, ha catalizzato anche l’interesse dei media, innescando un ampio dibattito pubblico e politico.

Il commento della ministra Roccella

Proprio dalla politica sono arrivati i primi commenti al respingimento del ricorso che avrebbe permesso ai bambini di tornare a casa. In un post su Facebook, la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, ha criticato la decisione, esprimendo amarezza per il mancato ritorno dei bambini, neanche in occasione delle festività natalizie.

“Di questa famiglia abbiamo letto tutto e di tutto, con un’intromissione di apparati dello Stato in scelte e stili di vita che ciascuno è libero di non condividere”, ha scritto la ministra, “ma non si capisce cosa abbiano a che fare con la decisione di separare i figli dai genitori”. Secondo Roccella, vi sarebbe una sottovalutazione delle “conseguenze psicologiche che l’allontanamento dalla famiglia può produrre su bambini così piccoli”.

Il punto, sottolineato implicitamente dalla ministra, non riguarda tanto l’opportunità che i bambini vivessero nel bosco, ma la modalità con cui la magistratura ha preso decisioni che “legittimano il sospetto di una deriva ideologica e di un arroccamento corporativo”.

Salvini e Lega criticano la decisione giudiziaria

Contro la decisione della Corte di Appello dell’Aquila si è schierato anche il vicepremier Matteo Salvini, che in un post su X ha scritto: “Per questi giudici una sola parola: VERGOGNA. I bambini non sono proprietà dello Stato, i bambini devono poter vivere e crescere con l’amore di mamma e papà!”.

Sulla stessa linea, il deputato della Lega Rossano Sasso ha commentato: “Due pesi e due misure. Perché non c’è lo stesso trattamento per i bambini nei campi rom, che vivono in condizioni di degrado e spesso sono sfruttati per attività criminose o, nel migliore dei casi, per fare l’elemosina agli angoli delle strade?”.

Associazioni denunciano “strapotere dello Stato”

Al coro di sdegno si è poi aggiunta l’associazione Pro Vita & Famiglia Onlus, che, tramite il portavoce Jacopo Coghe, ha parlato di “scandalo” e di “strapotere dello Stato”.

“Chiediamo al ministro Nordio – come fanno oltre 50.000 cittadini firmatari della nostra petizione – di velocizzare immediatamente l’iter di verifica della procedura giudiziaria in corso, tutelare il primato educativo dei coniugi Trevallion e riunire una famiglia ingiustamente devastata”, ha dichiarato Coghe.
   

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