20 Aug, 2025 - 15:05

Immigrazione, cosa dicono i dati sui rimpatri del Viminale: ecco come sta lavorando il governo Meloni

Immigrazione, cosa dicono i dati sui rimpatri del Viminale: ecco come sta lavorando il governo Meloni

Novità sul fronte dei rimpatri. Il 15 agosto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha pubblicato sui social i dati del “Dossier Viminale”, il rapporto annuale del ministero che traccia lo stato dei rimpatri dei migranti. L’occasione è stata presentata come un successo del governo Meloni, con l’obiettivo dichiarato di far capire che in Italia si entra solo attraverso canali regolari. Secondo Piantedosi, nel 2024 sono stati rimpatriati 5.400 migranti, e nei primi sette mesi del 2025 il trend continua con un aumento del 12% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ma se si guarda ai numeri nel dettaglio, la realtà appare più sfumata: la crescita c’è, ma i rimpatri restano più bassi rispetto ad altri periodi recenti.

I rimpatri forzati, cioè quelli che prevedono l’accompagnamento coatto verso il Paese di origine o di provenienza, raccontano bene questa storia. Nel 2024 sono stati 5.414, con un aumento del 14% rispetto ai 4.751 del 2023. Nei primi sette mesi del 2025, i rimpatri sono già 3.463, +12% rispetto allo stesso periodo del 2024. La media mensile cresce lentamente: 396 al mese nel 2023, 451 nel 2024 e 495 finora nel 2025. 

I rimpatri crescono?

Crescono, certo, ma rimangono più bassi rispetto al periodo 2017-2019, quando si oscillava tra 533 e 544 rimpatri mensili e il 2019 segnava un record di 6.531 rimpatri. La pandemia ha complicato tutto nel 2020, dimezzando i rimpatri per voli cancellati e restrizioni agli spostamenti, e negli anni successivi la ripresa non ha riportato i numeri ai livelli precedenti.

I rimpatri volontari assistiti, quelli fatti su base volontaria con supporto logistico ed economico dello Stato italiano e dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni, seguono una dinamica simile. Nei primi sette mesi del 2025 sono stati 382, già più dei 290 dell’intero 2024 e dei soli 49 del 2023. 

Ma se si guarda un po’ più indietro, i numeri erano molto più alti: 869 nel 2017 e 1.185 nel 2018. La spiegazione è semplice: rimpatriare migranti è complicato, sia che si tratti di procedure forzate sia volontarie. Ci vogliono accordi internazionali, risorse economiche, coordinamento e molta burocrazia. Non basta la volontà politica.

Cosa rivelano i dati?

I dati presentati da Piantedosi mostrano una crescita rispetto agli ultimi anni, ma la prospettiva storica racconta un quadro più complesso. La realtà dei rimpatri resta difficile e lenta, e i numeri assoluti non raggiungono i picchi di alcuni governi passati.

L’analisi sui dati diffusi dal Viminale negli scorsi giorni aiuta a capire che dietro i titoli e le dichiarazioni c’è una realtà fatta di procedure articolate, accordi fragili e costi elevati. In altre parole, la crescita percentuale c’è, ma rimpatriare migranti rimane un processo complesso e impegnativo, lontano dalle semplificazioni della comunicazione politica.

Solo qualche giorno fa, la Lega ha accusato la magistratura di non consentire al governo Meloni di lavorare bene per il contrasto dell'immigrazione irregolare.

Italia ottava in Europa per Frontex

Nei primi sei mesi del 2025, secondo Frontex, l’Europa ha registrato in media 420 ingressi giornalieri di migranti irregolari, mentre Eurostat segnala circa 316 rimpatri quotidiani, lasciando ogni giorno circa 104 persone nel continente in attesa di regolarizzare la propria posizione. Complessivamente, nei primi sei mesi si contano 75.900 attraversamenti non autorizzati e circa 28.475 rimpatri nel primo trimestre.

La Francia guida la classifica dei rimpatri, seguita da Germania e Cipro; l’Italia è ottava con 1.258 rimpatri. A preoccupare, oltre ai numeri, è la tragedia quotidiana in mare: quattro migranti muoiono mediamente ogni giorno tentando di raggiungere l’Europa.

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