Il ponte sullo Stretto di Messina continua a far parlare di sé in Italia. Non è solo una questione di ingegneria o infrastrutture: per molti cittadini rappresenta un simbolo di sviluppo, modernizzazione e opportunità concreta per il Paese. Secondo un sondaggio del 23 agosto 2025 realizzato da LAB21 e Tre 1.000 per Affaritaliani, circa sei italiani su dieci guardano con favore alla sua costruzione, riconoscendone non solo l’utilità pratica ma anche il valore strategico e simbolico.
Chi sostiene il ponte evidenzia soprattutto benefici tangibili. Migliorare i collegamenti e ridurre i tempi di viaggio è considerato un vantaggio immediato, utile per chi si sposta tra Sicilia e continente per lavoro o famiglia. Alcuni cittadini parlano di ricadute positive sull’economia meridionale, con la possibilità di attrarre investimenti e stimolare il turismo. Altri ancora sottolineano il valore simbolico dell’opera, come segnale concreto di contrasto alla criminalità organizzata. Ci sono poi coloro che vedono nel ponte un’opportunità per rendere più efficienti i trasporti merci, anche se questo aspetto è meno citato rispetto ai vantaggi immediati.
Dall’altra parte, chi si oppone all’iniziativa pone l’accento sui rischi concreti. I costi elevati e le incertezze sui finanziamenti preoccupano una parte importante della popolazione, così come l’impatto ambientale e la mancanza di infrastrutture adeguate per collegare l’opera al resto della rete. Anche il rischio sismico o tecnico pesa nelle valutazioni, mentre una minoranza mette in dubbio l’utilità complessiva del progetto. Le opinioni dei contrari mostrano come il dibattito non sia dettato solo dall’emotività: c’è attenzione reale ai dettagli e alle sfide che un’opera così complessa comporta.
È interessante notare come il sostegno o l’opposizione al ponte sia spesso legato all’appartenenza politica. Il centrodestra guida nei consensi, attestandosi intorno al 48%. Fratelli d’Italia raccoglie circa il 30% delle preferenze, seguito dalla Lega con il 9% e da Forza Italia con l’8%. Per questi partiti, il ponte non è soltanto un progetto infrastrutturale, ma un simbolo concreto della loro linea politica a favore delle grandi opere.
Il centrosinistra raccoglie circa il 38% dei consensi, con il Partito Democratico al 20% e il Movimento 5 Stelle al 12%. I partiti più piccoli, come Azione e Italia Viva, oscillano tra il 3 e il 2,5%, mentre Più Europa si ferma intorno al 2%. Sebbene il loro peso sia limitato, questi partiti contribuiscono a creare equilibri locali e a influenzare il dibattito sul ponte, mostrando come anche le voci più piccole possano avere un ruolo nelle decisioni politiche.
Chi si colloca a destra tende a vedere l’opera come un’opportunità concreta di sviluppo e modernizzazione, mentre chi si colloca a sinistra o nei partiti minori manifesta più dubbi, concentrandosi su costi, rischi ambientali e gestione dei finanziamenti. Questo legame tra opinioni sul ponte e orientamento politico rende il dibattito pubblico particolarmente interessante: non si tratta di semplici preferenze, ma di una riflessione sulla direzione che l’Italia vuole prendere.
Il ponte sullo Stretto non è solo un’opera ingegneristica. È anche un banco di prova per la capacità dell’Italia di pianificare e gestire grandi progetti. Il consenso della maggioranza potrebbe risultare determinante per le decisioni future, a patto che le criticità vengano affrontate con trasparenza. Nel 2025, l’opera resta quindi un tema centrale: un simbolo di modernizzazione, ma anche un’occasione per valutare la capacità del Paese di realizzare progetti complessi, con il sostegno dei cittadini come elemento chiave per il suo futuro.