Flavio Terragnoli è stato uno stimato medico ortopedico italiano, noto per la sua lunga carriera al servizio dello sport e per aver seguito grandi campioni come Marco Pantani e Vincenzo Nibali.
Flavio Terragnoli è morto improvvisamente, durante una vacanza, a causa di un malore. La notizia della sua scomparsa ha colpito non solo l’ambiente medico, ma anche il mondo dello sport e la comunità bresciana, che lo ricordano come una figura fondamentale dell’ortopedia italiana.
Flavio Terragnoli eta nato a Brescia il 15 settembre 1952 e, già sui banchi del liceo classico Arnaldo, aveva maturato il desiderio di diventare medico ortopedico.
Si era laureato a 25 anni in Medicina e Chirurgia presso la Statale di Milano e si specializza in Ortopedia e Traumatologia, Medicina Sportiva e Chirurgia della mano, con ulteriori esperienze anche negli Stati Uniti.
La sua storia professionale era profondamente legata a Brescia, agli Spedali Civili e poi alla Fondazione Poliambulanza, dove, dal 1996, dirige per quasi trent’anni l’Unità di Ortopedia.
Al momento della sua morte, Terragnoli aveva 72 anni.
Nella sua vita privata, Terragnoli aveva sempre sottolineato l’importanza dell’equilibrio familiare. Si rilassava ascoltando la moglie e riconosceva quanto il sostegno della famiglia fosse prezioso per reggere i ritmi frenetici della sua professione.
Tuttavia, dalle fonti pubbliche non emergono dettagli su figli o ulteriori componenti del nucleo familiare.
Terragnoli aveva dedicato tutta la sua vita alla chirurgia ortopedica. Aveva iniziato la professione agli Spedali Civili di Brescia e, seguendo il Professor Brunelli, ha contribuito allo sviluppo dell’ortopedia bresciana d’eccellenza.
Si era specializzato in chirurgia della mano e in traumatologia sportiva, diventando un punto di riferimento nella cura di atleti d’élite come Pantani e Nibali, ma anche di numerosi altri sportivi.
Ha diretto l’ortopedia della Poliambulanza per quasi trent’anni, eseguendo migliaia di interventi. Amato e rispettato, si distingueva per la professionalità e la dedizione ai pazienti, ma anche per il rigore e il rispetto etico nel prendere decisioni difficili.