26 Aug, 2025 - 08:45

Naspi: cosa fare se l’Inps chiede la restituzione delle somme

Naspi: cosa fare se l’Inps chiede la restituzione delle somme

Sono molti i casi che si sentono in giro su prestazioni che prima vengono erogate e, poi, ne viene richiesta la restituzione. Pensioni, assegni assistenziali, finanche gli ammortizzatori sociali e le indennità di disoccupazione.

In questo articolo, parleremo propria della Naspi, spiegando cosa possono fare i cittadini, a seconda dei casi.

Cosa fare se l’Inps chiede indietro la Naspi

Quante volte si sentono casi in cui l’Inps richiedere ai cittadini di restituire somme erogate che, in realtà, non spettavano? Tante, ma in alcuni casi a esserne danneggiati sono i cittadini, soprattutto quando si tratta di sussidi come la Naspi.

Già la perdita del lavoro rappresenta un problema e la Naspi è stata introdotta proprio per sostenere i lavoratori nella fase di ricerca di un nuovo impiego.

Naturalmente, è riconosciuta solo a chi perde involontariamente il lavoro, quindi, a chi è disoccupato e soddisfa determinati requisiti.

Spesso, però, anche se può sembrare tutto in regola, l’assegno potrebbe essere oggetto di revoca. L’Inps, infatti, potrebbe richiedere la restituzione delle somme erogate e comprenderne i motivi è importante per capire come difendersi e se è possibile farlo.

Se il cittadino ritiene che la richiesta di restituzione sia giustificata, ovvero che abbia ragione, allora può fare un ricorso amministrativo all’Inps entro 90 giorni dalla notifica della richiesta di rimborso.

È possibile opporsi da soli, in piena autonomia, oppure agire tramite avvocato o, anche, con il supporto di un Patronato.

In alcuni casi, l’Inps potrebbe aver superato il termine di prescrizione per richiedere il rimborso. 
La normativa vigente prevede un termine di prescrizione pari a dieci anni per il recupero delle somme indebitamente corrisposte, fatta salva la possibilità di eventuali interruzioni che possano incidere sul decorso di tale termine.

Nel caso in cui il ricorso presentato in sede amministrativa venga rigettato, il cittadino ha facoltà di adire l’autorità giudiziaria ordinaria. In tale sede, potrà produrre documentazione e prove a sostegno della propria posizione, al fine di dimostrare la legittimità della prestazione percepita o di contestare eventuali errori riconducibili all’Inps.

In quali casi l’Inps può chiedere indietro la Naspi

Il recupero delle somme può derivare da:

  • Errori amministrativi;
  • Variazioni nella situazione del beneficiario;
  • Condotte fraudolente.

L’Inps è legittimata a richiedere la restituzione dell’indennità Naspi qualora si accerti che l’erogazione sia avvenuta per errore oppure in difetto dei requisiti prescritti dalla normativa.

Una delle casistiche più frequenti riguarda errori nel calcolo dell’importo spettante, che possono determinare l’accredito di somme eccedenti rispetto al dovuto, dando così origine a un’obbligazione restitutoria in capo al beneficiario.

Un’ulteriore ipotesi ricorrente concerne i soggetti che, pur continuando a percepire la Naspi, intraprendono un’attività lavorativa omettendo di darne tempestiva comunicazione all’Istituto.

Particolarmente rilevanti sono, infine, i casi in cui l’indennità sia stata ottenuta mediante dichiarazioni false o reticenti. L’accertamento di condotte fraudolente volte a percepire indebitamente la prestazione non solo comporta l’obbligo di restituzione delle somme ricevute, ma può integrare fattispecie penalmente rilevanti, con conseguenze giuridiche di natura sia economica che penale.

In che modo l’Inps recupera le somme

L’Inps avvia una procedura di recupero notificando al cittadino l’importo che deve restituire e le modalità di versamento.

Possono esserci diverse modalità. Ad esempio, il recupero delle somme può avvenire tramite compensazione. L’Inps, da parte sua, tratterà gli importi da restituire da altre prestazioni future a favore del percettore.

Se, invece, l’importo è molto alto, il cittadino potrebbe richiedere la rateizzazione, a condizione che dimostri di non poter rimborsare la somma subito e per intero. La concessione di un piano di rientro rateale non costituisce un diritto automatico, ma è subordinata a una valutazione discrezionale da parte dell’Inps, che tiene conto delle specifiche condizioni del debitore.

In caso di inadempimento, l’Inps può avvalersi degli strumenti previsti per il recupero coattivo del credito, inclusa l’attivazione di un’azione giudiziaria finalizzata all’ottenimento della restituzione delle somme indebitamente percepite.

Cosa fare se l’Inps chiede indietro la Naspi in sintesi

  • Quando può succedere: se la Naspi è stata erogata per errore, senza requisiti o con dichiarazioni false, l’Inps può richiederne la restituzione;
  • Come reagire: è possibile fare ricorso entro 90 giorni, da soli o con l’assistenza di un patronato o un avvocato. In caso di rigetto, si può agire in tribunale.
  • Come avviene il recupero: il rimborso può avvenire tramite compensazione, rateizzazione (se approvata), o recupero forzoso in caso di mancato pagamento.
LEGGI ANCHE