La proposta è stata rilanciata ieri dal quotidiano “Il Foglio” e dal suo direttore Claudio Cerasa: candidare Volodymyr Zelensky al premio Nobel per la Pace e organizzare un viaggio unitario a Kiev come segnale di sostegno politico e morale alla causa Ucraina.
Non è la prima volta che il nome del leader ucraino viene proposto per il prestigioso e ambito riconoscimento. Il premio – al quale ambisce anche il presidente Usa Donald Trump – viene assegnato ogni anno a personalità e organizzazioni che si sono distinte per l’impegno in favore della pace nel mondo. Dall’invasione russa dell’Ucraina, il presidente Zelensky è comparso tutti gli anni tra i possibili vincitori.
La proposta del quotidiano italiano, tuttavia, è stata accolta con entusiasmo in alcuni ambienti di centrosinistra e con freddezza in altri. Ecco chi è d’accordo e chi no tra i politici italiani.
Il quotidiano “Il Foglio” ha rilanciato la proposta di candidare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky per il premio Nobel per la Pace. Il quotidiano italiano ha anche lanciato un appello a organizzare un viaggio unitario a Kiev per manifestare vicinanza e sostegno alla causa del popolo ucraino.
La proposta, come prevedibile, ha diviso la politica italiana tra favorevoli e contrari.
Le divisioni più evidenti riguardano il centrosinistra dove è stata accolta con entusiasmo dalle forze riformiste, un po' meno nel resto del Partito Democratico. Nessun commento, invece, dal Movimento 5 Stelle, che sulla guerra in Ucraina si discosta dalla posizione degli alleati, con un sostegno meno netto al governo di Kiev.
Una differenza che è stata sottolineata anche dal leader di Azione Carlo Calenda, tra i primi ad aderire all’iniziativa.
Calenda si rivolge soprattutto a Elly Schlein che – secondo il leader di Azione – avrebbe l’opportunità di
“dimostrare che il Partito democratico non ha abdicato ai propri valori a un tale livello da disconoscere anche quelli della Resistenza. Che oggi è la resistenza di Kiev”.
Poi l’attacco a Giuseppe Conte:
La proposta del Nobel a Zelensky ha acceso il dibattito nel Partito Democratico. Per Paolo Gentiloni "democrazia, libertà e pace non sono separabili. Oggi sono sotto attacco e nessuno sta facendo più di Zelensky per difenderle. I democratici dovrebbero farne il loro simbolo".
A favore anche il senatore Filippo Sensi, che sottolinea come “non ci sia oggi una personalità pubblica più meritevole di quel premio”. Zelensky, secondo Sensi, è il simbolo stesso della pace, “il rischio della vita contro l’ineluttabilità del male”.
Il fronte delle adesioni si allarga, ma non mancano le cautele. L’eurodeputato Giorgio Gori, ad esempio, pur condividendo lo spirito dell’appello, preferisce rafforzare il sostegno concreto all’Ucraina più che moltiplicare i gesti simbolici.
A far rumore, infine, è il silenzio della segretaria del Pd Elly Schlein che, a 24 ore dalla proposta, ancora non si è espressa alimentando speculazioni e congetture.
La segretaria del PD, infatti, potrebbe voler attendere l’evolversi del dibattito prima di prendere una posizione con il rischio di spaccare ulteriormente il partito e creare frizioni con il Movimento 5 Stelle che mantiene una posizione più ambigua o critica nei confronti di Kiev.
Sulla questione non sono intervenuti ancora neanche i due leader di Avs, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni.