La vicenda delle minacce e dei ricatti contro Tommaso Cocci, capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio comunale a Prato e candidato al consiglio regionale alle elezioni del 12 e 13 ottobre, sta scuotendo la politica toscana e non solo.
Negli ultimi mesi, come confermato in un video dallo stesso, a Cocci sarebbe stato ripetutamente intimato di non partecipare alle elezioni regionali toscane, sotto la minaccia della diffusione di accuse gravissime a suo carico: dalla pedofilia all’uso di sostanze stupefacenti, fino all'appartenenza alla massoneria.
A complicare la vicenda, il fatto che una sua foto intima è finita nelle mani dei ricattatori, che hanno minacciato di divulgarla. Un vero e proprio caso di revenge porn, su cui la Digos indaga da mesi a seguito della denuncia presentata dall’avvocato e politico pratese.
A ricostruire la vicenda è stato lo stesso Tommaso Cocci che, dopo l’articolo pubblicato dal Fatto Quotidiano, ha diffuso un video sui suoi canali social.
Ripercorriamo i fatti. Cinque mesi fa, Tommaso Cocci, consigliere comunale eletto il 9 giugno 2024 e secondo più votato della sua coalizione riceve una lettera anonima contenente accuse pesantissime: pedofilia, uso di droghe e presunti legami con la massoneria. I ricattatori gli intimano di dimettersi e di rinunciare a qualsiasi ulteriore ambizione politica, minacciando in caso contrario di rendere pubbliche le accuse. Lui denuncia i fatti.
Alla prima intimidazione ne segue presto un’altra: un volantino, con stampata una foto intima di Cocci, viene recapitato a lui e a figure di primo piano di Fratelli d’Italia. Tra i destinatari ci sono Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione del partito, la deputata pratese Chiara La Porta, e i consiglieri comunali Claudio Belgiorno e Cosimo Zecchi.
L’immagine, come lo stesso Cocci ammette, è autentica: “È stato un momento di leggerezza, mi sono fatto ingannare. Si tratta di una foto intima, sconveniente”.
Un’altra delle accuse rivolte a Tommaso Cocci dai suoi ricattatori è risultata fondata ed è stata confermata dallo stesso consigliere, seppur non nel video diffuso sui social: la sua adesione alla massoneria.
L’esponente di Fratelli d’Italia ha ammesso di far parte da dodici anni, precisando però di essersi “messo in sonno” lo scorso giugno. Nel linguaggio massonico questa espressione indica la sospensione volontaria delle proprie attività, pur restando formalmente iscritti e con la possibilità di rientrare in qualsiasi momento.
L’appartenenza di Cocci alla massoneria assume un rilievo politico significativo, soprattutto alla luce del terremoto giudiziario che, proprio lo scorso giugno, ha scosso Prato portando alle dimissioni, a seguito di un'inchiesta per corruzione, della sindaca dem Ilaria Bugetti.
Secondo la Procura, l’ex prima cittadina avrebbe favorito gli interessi dell’imprenditore del tessile Riccardo Matteini Bugetti, che in cambio le avrebbe garantito sostegno economico ed elettorale, assicurandole un pacchetto di circa 4mila voti controllati proprio attraverso l’affiliazione alla loggia Sagittario. Proprio la stessa loggia di cui Cocci è membro e da cui ha dichiarato di essersi sospeso a giugno, in coincidenza con l’avviso di garanzia recapitato all’allora sindaca.
La rivelazione dell’iscrizione di Tommaso Cocci alla massoneria ha generato un nuovo cortocircuito nella politica pratese. Sulla vicenda è intervenuto subito il segretario del Pd di Prato, Marco Biagioni, ricordando come l’appartenenza a logge massoniche sia incompatibile con incarichi amministrativi: "Non possono esistere fedeltà parallele o appartenenze riservate". Biagioni ha riservato un duro attacco anche a Fratelli d’Italia: "Un partito dalla doppia morale, che attacca gli avversari mentre il problema lo ha in casa".
Il paradosso è evidente: il Partito Democratico, già duramente colpito dall’inchiesta che ha travolto la sindaca dimissionaria, oggi accusa Fratelli d’Italia di contatti con la massoneria, usando le stesse argomentazioni che il partito di Giorgia Meloni aveva adottato nei mesi scorsi per criticare la sindaca uscente e il sistema di potere corrotto alla base della sua vittoria elettorale.
Lo stesso Cocci, all’indomani dello scoppio del terremoto politico, aveva parlato del bisogno di “dignità e trasparenza” per la città, ferita da “un sistema ultradecennale di potere” che, finalmente, era stato costretto “a guardarsi allo specchio”.
A rendere ancor più paradossale la vicenda, il suggerimento avanzato dallo stesso Tommaso Cocci per il quale i mandanti del ricatto possano trovarsi all’interno di Fratelli d’Italia.
Il sospetto mormorato, infatti, è che l’imminente corsa elettorale del consigliere di Fratelli d’Italia alle elezioni regionali, con un probabile buon risultato, possa aver disturbato un concorrente della stessa casa politica che, per questo, ha deciso di provare ad arrestare la sua ascesa, magari bruciandone l’immagine pubblica. Non una bella storia, dunque, a pochi giorni dall’ufficializzazione della corsa a governatore di Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia ed esponente di Fratelli d’Italia, alle prossime elezioni regionali del 12 e 13 ottobre.