Alla Commissione europea il clima non è dei più sereni: le interferenze al GPS registrate domenica scorsa sull’aereo che trasportava la presidente Ursula von der Leyen, costretto ad atterrare in Bulgaria utilizzando mappe cartacee, preoccupano e non poco.
Nonostante le dichiarazioni ufficiali restino caute, soprattutto da parte dei vertici comunitari, il sospetto è che si tratti di un atto di cyberguerra attribuibile alla Russia. A ipotizzarlo per prime sono state le autorità bulgare, come confermato da una portavoce della Commissione.
Episodi analoghi, in realtà, non rappresentano una novità: il capo della Difesa tedesca Carsten Breuer ha riferito di aver assistito personalmente ad almeno altri due casi simili mentre sorvolava il mar Baltico. Mosca, tuttavia, ha smentito categoricamente ogni coinvolgimento.
La notizia delle interferenze informatiche che hanno colpito l’aereo di Ursula von der Leyen ha fatto immediatamente il giro del mondo. A reagire per prima è stata proprio la Commissione europea, che ha annunciato di star valutando contromisure, tra cui la possibilità di sanzionare aziende coinvolte nelle attività di disturbo del segnale GPS ai danni degli Stati membri. Parallelamente, Bruxelles ha comunicato l’intenzione di incrementare il numero di satelliti in orbita bassa, così da contrastare i fenomeni di jamming (disturbi ai segnali di navigazione elettronica) e di spoofing (alterazioni delle coordinate di posizione).
L’episodio ha fornito inoltre l’occasione per ribadire l’impegno dell’Unione a rafforzare la propria difesa comune e a non arretrare nel sostegno all’Ucraina. Non a caso giovedì, von der Leyen parteciperà all’incontro della Coalizione dei volenterosi a Parigi, al fianco di Emmanuel Macron, Keir Starmer e Giorgia Meloni.
In Italia non sono mancate le reazioni all’attacco informatico contro l’aereo della presidente della Commissione europea, alcune delle quali decisamente scettiche.
Tra queste spicca quella del vicesegretario della Lega ed eurodeputato, Roberto Vannacci, che in un’intervista all’AdnKronos ha espresso dubbi sul fatto che l’obiettivo potesse essere esclusivamente il velivolo di von der Leyen: «Le interferenze sui GPS sono sempre possibili, ma in genere sono areali e non riguardano un solo velivolo». Secondo il generale, anche altri velivoli avrebbero dovuto subire gli stessi effetti del jamming: «Non credo che nell’aeroporto bulgaro fosse in atterraggio solo la presidente della Commissione».
Vannacci ha sottolineato di non vedere alcun interesse da parte di Mosca in un’operazione di questo tipo: «Von der Leyen è ininfluente nel futuro della Russia, che negozia con Trump, stringe legami sempre più stretti con Xi Jinping, Modi e i Brics, fregandosene Bruxelles. Perché avrebbero dovuto farlo?».
Il ragionamento di Vannacci, che ha derubricato la notizia come “priva di fondamento” e “da ascriversi ai mille goffi tentativi di demonizzazione del Cremlino”, è staato condiviso anche dal leader della Lega, Matteo Salvini. Il ministro dei Trasporti ha dichiarato di non sentirsi competente in materia – «Non faccio il tecnico aeronautico» – e ha aggiunto di non voler commentare: «La Russia smentisce qualsiasi coinvolgimento, quindi non commento le ipotesi».
Cautela simile è stata espressa anche dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, ieri ospite di Nicola Porro a Quarta Repubblica. Interpellato sulla possibile responsabilità russa, Crosetto ha osservato:
Di segno inverso sono stati invece i commenti degli esponenti dell’opposizione. Su X, Carlo Calenda, condividendo la notizia dell’attacco informatico all’aereo di von der Leyen, ha scritto: «Ulteriori iniziative a favore della pace e contro l’allargamento del conflitto da parte di Putin. Chissà come giustificherà la filiale italiana di Radio Mosca».
Ancora più netta la posizione della senatrice del PD, Simona Malpezzi, che ha sottolineato come la Russia, con un simile attacco, abbia inviato un «messaggio chiaro a tutti noi: una minaccia all’Europa e alle sue istituzioni, che Putin vuole piegare alla sua volontà. I filoputiniani non hanno niente da dire?».