04 Sep, 2025 - 12:32

L’Italia al bivio: cosa accadrà senza un cambio radicale

L’Italia al bivio: cosa accadrà senza un cambio radicale

Quante volte abbiamo sentito dire, e abbiamo detto, “si stava meglio prima” o “si stava meglio quando si stava peggio”? Modi di dire banali, usati in ogni epoca, ma nella loro banalità sempre validi.
Quando si parla del Paese, del suo presente e del suo futuro, emergono ragionamenti politici e discorsi altisonanti, ricette magiche, progetti di mega-riforme, visioni di parte che, però, nell’ultimo trentennio sono rimaste tali.

Perché il ceto medio è scomparso in Italia

Il discorso è invece tragicamente più semplice, così come lo è, in realtà, anche l’analisi: negli anni ’90 il potere d’acquisto era solido, il ceto medio viveva bene, le famiglie monoreddito riuscivano a mantenersi e impiegati e operai potevano ancora comprare casa, crescere i figli, vivere una vita normale, serena.

Oggi quel ceto medio non esiste più. Spazzato via, scivolato verso la povertà. Una famiglia con due stipendi e due figli spesso non arriva a fine mese. La povertà è aumentata in modo incontrollato.

È lo specchio del Paese, fermo al palo per decenni, ostaggio di una politica miope e senza visione, che non si è assunta responsabilità, non ha programmato lo sviluppo futuro, non ha guardato oltre le prossime elezioni.

Negli ultimi trent’anni l’Italia ha perso competitività, capacità produttiva e tessuto industriale. È sparito il piccolo commercio, l’artigianato è in agonia, centinaia di migliaia di attività hanno chiuso. Ma la ferita più grave è la crisi delle nascite, la peggiore dal secolo scorso: il Paese invecchia, i giovani emigrano, i bambini non nascono. Oggi i decessi superano di molto i nuovi nati. Tradotto: tra vent’anni in Italia ci saranno più anziani che giovani; pensioni, assistenza e sanità universale non saranno più sostenibili. E ci saranno circa 10 milioni di cittadini in meno, nonostante l’immigrazione regolare. 

Cosa non ha funzionato? La politica e i politici. Anni di scontri pseudo-ideologici hanno paralizzato il Paese, tenendolo prigioniero di ricette mai applicate, mentre tutto crollava.

Sanità, tasse e burocrazia: nodi irrisolti

Spendiamo miliardi per la sanità e abbiamo servizi allucinanti: liste d’attesa infinite, personale stanco, sottopagato e ridotto ai minimi termini.
Famiglie e aziende italiane pagano l’energia almeno il 30% in più rispetto agli altri Stati. L’immigrazione è usata come bandierina elettorale ma nulla cambia, la sicurezza è diminuita, i trasporti pubblici funzionano male, le tasse sono ormai insostenibili, specie per le piccole attività. Senza tralasciare i mancati investimenti in innovazione, tecnologie e intelligenza artificiale che già oggi sono al centro delle nostre vite e probabilmente le cambieranno in modo radicale. E senza dimenticare la burocrazia asfissiante che soffoca le imprese: tutti ne parlano, nessuno risolve.

A prima vista può sembrare un mero elenco di problemi, ma sono in realtà nodi strutturali che richiedono un cambio radicale di paradigma: serve una visione rivoluzionaria che smetta di guardare alle elezioni del mese dopo e sappia costruire l’Italia che vogliamo.

Servono soluzioni chiare, sostenibili e reali. Servono azioni e leggi: serve il nucleare, serve una strategia di lungo periodo a sostegno delle famiglie e della natalità, serve una razionalizzazione seria della spesa sanitaria per tagliare sprechi e garantire salute ai cittadini. Serve una sburocratizzazione radicale, che incentivi impresa e investimenti. Serve una nuova politica industriale che valorizzi i punti di forza storici e riporti in Italia le produzioni fuggite via per tasse, burocrazia e costo del lavoro. Serve competitività.

Verso una nuova classe politica per l’Italia

Serve un Paese che torni normale, torni ad esprimere il proprio scoraggiato potenziale e torni ad avere una visione, una prospettiva, una seria strategia per il futuro, Serve azione, servono persone di azione. E, forse, per riportare il Paese alla normalità e recuperare la speranza perduta, serve anche una nuova classe politica, che torni a occuparsi dei problemi quotidiani e reali dei cittadini.

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