Settembre si apre con una nuova istantanea della politica italiana. L’ultimo sondaggio SWG per La7, diffuso il 1 settembre 2025, racconta di un’Italia che continua a dividersi tra conferme e piccole variazioni, con Fratelli d’Italia che rafforza la propria leadership e il Partito Democratico che perde qualche decimale. In mezzo, un elettorato sempre più incerto, che rappresenta ormai un terzo dei cittadini.
La fine dell’estate porta quindi con sé il solito gioco di numeri che, più che rivoluzionare la scena, la aggiustano di settimana in settimana. Da un lato il centrodestra di governo che tiene salda la barra, dall’altro le opposizioni che arrancano nel proporre alternative convincenti. Nel frattempo, cresce la platea di chi preferisce non schierarsi, alimentando quella sensazione diffusa di distanza tra politica e cittadini.
Il campione preso in esame da SWG – 1.200 soggetti maggiorenni residenti in Italia – conferma un trend già noto: gli equilibri non cambiano in modo drastico, ma piccoli spostamenti, soprattutto se sommati, possono dire molto sullo stato d’animo dell’elettorato. È una politica che sembra vivere più di assestamenti che di strappi, con gli italiani che osservano e valutano senza concedere fiducia in blocco.
Il partito di Giorgia Meloni tocca il 30,2%, guadagnando tre decimali rispetto a luglio. È un segnale di continuità, ma anche di resistenza in un periodo in cui l’azione di governo è spesso sotto la lente delle critiche. Evidentemente, una parte consistente dell’elettorato continua a vedere in Fratelli d’Italia un punto fermo.
Il Partito Democratico invece scivola al 22% (-0,4), un calo contenuto ma che pesa nella distanza già marcata con i rivali. Per Elly Schlein la sfida rimane quella di tenere unito il fronte progressista e convincere gli indecisi, un compito che appare ancora in salita. Sul terzo gradino della classifica restano i Cinque Stelle, con il 13,3% (-0,1), ormai stabilizzati in un’area che li tiene lontani sia dal ruolo di protagonisti assoluti, sia dal rischio di sparire.
Nella coalizione di governo, piccoli segnali di vitalità arrivano da Lega e Forza Italia. Entrambe crescono di qualche decimale – l’8,6% per il partito di Matteo Salvini e l’8,2% per quello guidato da Antonio Tajani – confermando che, pur senza exploit, i due storici alleati di centrodestra non hanno intenzione di lasciare campo libero alla premier. Verdi e Sinistra si fermano al 6,7%, mantenendo la loro base ma senza ampliarla.
Nel campo centrista, il quadro rimane frammentato. Azione di Carlo Calenda sale al 3,5% (+0,2), mentre Italia Viva di Matteo Renzi scende leggermente al 2,5% (-0,1). +Europa rimane stabile al 2,1% e Noi Moderati conferma l’1%. Sono numeri piccoli, ma non trascurabili: messi insieme, raccontano di un’area che, se riuscisse a superare le divisioni, potrebbe valere quasi il 10%.
Tuttavia, per ora la somma resta sulla carta.
Ogni partito difende il proprio spazio e il risultato è un centro politico che fatica a presentarsi come polo credibile. Le “altre liste” calano all’1,9% (-0,2), segno che la dispersione resta, ma non cresce. Per molti di questi soggetti, la soglia di sbarramento è ancora un muro difficile da abbattere.
???? Sondaggio SWG – 1 Settembre
— Sondaggi Bidimedia (@SBidimedia) September 5, 2025
???? partenza in negativo per il Partito Democratico
???? Fratelli d’Italia di nuovo sopra il 30%
sondaggio completo????????https://t.co/R9tSnIKqZg pic.twitter.com/hkZZJosBna
Il dato che colpisce più di tutti riguarda chi sceglie di non scegliere. Il 33% degli intervistati, ben quattro punti in più rispetto a luglio, non esprime una preferenza. Un numero impressionante: significa che un italiano su tre, oggi, non si riconosce in nessuna delle proposte politiche in campo.
Questo “non voto” non è un vuoto sterile: rappresenta un bacino potenzialmente decisivo.
Se intercettato, potrebbe ribaltare gli equilibri consolidati. Per ora, però, resta una massa silenziosa che alimenta l’incertezza e tiene tutti in sospeso. È qui che si gioca la partita più delicata della politica italiana: convincere chi ha smesso di credere che il voto possa fare la differenza.