Un compleanno al mare, un gruppo di amici che si conoscono da una vita e una notizia che fa crollare ogni certezza: la fine del mondo è vicina. No, non è l’inizio di un romanzo distopico, ma la trama de "L’ordine del tempo", film diretto da Liliana Cavani e liberamente ispirato all’omonimo saggio di Carlo Rovelli.
Presentato fuori concorso a Venezia 80, il film porta sullo schermo un intreccio di emozioni, segreti e riflessioni esistenziali, mescolando scienza, filosofia e rapporti umani in un’atmosfera sospesa tra ansia e poesia.
La domanda di fondo è quella che tutti, almeno una volta, ci siamo posti: che cosa faresti se scoprissi che il mondo sta per finire?
Se c’è un personaggio aggiuntivo in "L’ordine del tempo", quello è senza dubbio lo scenario naturale.
Le riprese si sono svolte principalmente a Sabaudia, località balneare del Lazio famosa per le sue dune e per le ville moderne che si affacciano direttamente sulla spiaggia.
In particolare, la villa dove si svolgono quasi tutte le scene ha come sfondo Torre Paola, una torre difensiva del Cinquecento situata al confine tra Sabaudia e San Felice Circeo.
Il mare, la sabbia dorata, i tramonti infuocati e la natura incontaminata del Parco Nazionale del Circeo fanno da cornice ai turbamenti dei personaggi. Non è un caso: il contrasto tra la bellezza eterna della natura e la fragilità delle vite umane esalta ancora di più il senso di precarietà.
Edoardo Leo, che nel film interpreta Enrico, ha raccontato: "Abbiamo vissuto in maniera simile ai personaggi che interpretavamo. Il film è stato girato in sequenza, siamo rimasti un mese a Sabaudia in un albergo accanto alla villa. Inevitabilmente ci siamo chiesti anche noi: che cosa faresti se scoprissi che il mondo sta per finire?".
Girare in sequenza ha permesso al cast di vivere un’esperienza quasi teatrale, in cui il tempo - ancora lui - è stato percepito come un flusso unico, scandito da giornate e notti condivise, proprio come nel film.
Siamo a Sabaudia, in una villa affacciata sul mare con vista da cartolina. L’occasione è il cinquantesimo compleanno di Elsa, che lo festeggia con il marito Pietro e la loro figlia adolescente. A farle compagnia ci sono gli amici di sempre: Enrico, fisico di fama internazionale; Paola con il marito Viktor; Greta con Jacob, psicoanalista dal fare algido; la ricercatrice Giulia Dufour; la giornalista Jasmine; Isabel e Anna. Un gruppo eterogeneo, pieno di ricordi condivisi e di equilibri fragili.
La serata scorre tra brindisi, risate e conversazioni brillanti, fino a quando non arriva la bomba - e non in senso metaforico: un asteroide chiamato Anaconda è in rotta di collisione con la Terra. A rivelarlo sono Enrico e Giulia, e da quel momento l’atmosfera cambia radicalmente.
I personaggi passano dalla spensieratezza al panico, ma soprattutto alla riflessione: vecchi amori tornano a galla, rancori mai sopiti esplodono, segreti custoditi per anni vengono finalmente a galla. È come se la prospettiva dell’apocalisse avesse premuto il pulsante fast forward sulle loro vite, obbligandoli a dire tutto, subito, prima che sia troppo tardi.
Tra confessioni e tensioni, la villa di Sabaudia diventa una sorta di microcosmo dove il tempo si dilata e si restringe, come suggerisce lo stesso Rovelli nel suo saggio. È il tempo dell’attesa, della paura, ma anche delle ultime occasioni.
Arriviamo al gran finale, ed è qui che Cavani gioca la sua carta più ambiziosa: dare voce a ogni personaggio, intrecciando più storie in un crescendo emotivo.
Paola ed Enrico vivono finalmente il loro amore rimasto per anni in sospeso, in un intreccio che sa di liberazione tardiva.
Elsa confessa a Giulia di amarla, rivelando un sentimento nascosto dietro le apparenze di una vita familiare perfetta.
Greta rivela al marito Jacob di sapere da tempo della sua relazione extraconiugale con un collega: un colpo di scena che smonta il personaggio dell’analista onnisciente e lo mette a nudo davanti alla moglie.
Come se non bastasse, Pietro viene raggiunto dal suo figlio segreto, un’apparizione che ribalta ulteriormente gli equilibri.
Il tutto è accompagnato da una figura mistica, suor Raffaella (Angela Molina), che interviene con riflessioni profonde e spesso enigmatiche sulla fede e sul senso dell’esistenza. Una scelta che aggiunge un tocco quasi spirituale, amplificando la dimensione metafisica del film.
La scena finale è scandita dalla voce narrante e dalla canzone "Dance Me to the End of Love" di Leonard Cohen, perfetta colonna sonora per un epilogo sospeso tra malinconia e poesia. Sullo schermo, il "volo di un angelo" suggella la sensazione di fine ma anche di rinascita, lasciando lo spettatore con l’impressione che la vita, anche davanti alla sua possibile conclusione, non smetta mai davvero di reinventarsi.