Negli ultimi dodici mesi il panorama politico italiano ha mostrato una sostanziale stabilità, pur con movimenti che, se letti in prospettiva, raccontano una dinamica interessante degli equilibri tra maggioranza e opposizione. Il nuovo sondaggio realizzato da Tecnè per “Quarta Repubblica” fotografa uno scenario in cui Fratelli d’Italia si conferma saldamente primo partito, mentre il Partito Democratico perde consensi, e il Movimento 5 Stelle segna una timida ma significativa risalita. Un quadro che, dietro l’apparente immobilismo, rivela mutamenti nei rapporti di forza e nelle strategie politiche.
Il dato più evidente è quello dell’astensione e degli incerti, che si attesta al 48,6%. Quasi un elettore su due, dunque, non si riconosce oggi in nessuna delle forze politiche o sceglie di non esprimersi. Questo elemento pesa più delle singole variazioni percentuali e conferma la difficoltà generale dei partiti a intercettare un consenso stabile, in un contesto sociale attraversato da inflazione, precarietà lavorativa e incertezze geopolitiche. La fotografia del consenso diventa quindi solo parziale se non incrociata con la crescente disaffezione alla politica.
Dentro questo scenario, la premier Giorgia Meloni può comunque contare su un risultato rassicurante: Fratelli d’Italia raccoglie il 30% delle preferenze, in crescita dello 0,8% rispetto a dodici mesi fa. Non si tratta di un balzo eclatante, ma di una conferma di solidità in un periodo in cui governare significa anche affrontare sfide complesse sul piano economico e internazionale. Questo consolidamento, seppur minimo, evidenzia una fedeltà dell’elettorato di centrodestra che garantisce stabilità alla coalizione di governo.
Passando all’opposizione, il Partito Democratico si ferma al 21,8%, con un calo del 2,2% rispetto all’anno precedente. Una flessione che racconta le difficoltà del principale partito alternativo a Meloni nel proporre un’identità chiara e unitaria. Le discussioni interne, i nodi ancora irrisolti sul rapporto con il Movimento 5 Stelle e il posizionamento su temi centrali come lavoro e transizione ecologica hanno probabilmente indebolito la capacità attrattiva dei democratici. Nonostante il PD rimanga la seconda forza politica del Paese, appare evidente la fatica nel consolidare un progetto riconoscibile agli occhi dell’elettorato.
Il Movimento 5 Stelle, invece, sale al 12,5%, guadagnando l’1,8% in un anno. La crescita, seppur contenuta, restituisce a Giuseppe Conte una boccata d’ossigeno dopo mesi difficili. Il M5S sembra beneficiare della percezione di essere un’alternativa “diversa” rispetto ai partiti tradizionali, specie su temi sociali e redistributivi. Tuttavia, resta il nodo strategico: rafforzarsi da soli o tornare a immaginare un asse più solido con il PD. La scelta condizionerà le prospettive del campo progressista, che senza una vera alleanza rischia di lasciare a Meloni un ampio margine di manovra. Anche i sondaggi più recenti premiano il partito di governo.
Sul fronte della maggioranza, Forza Italia con l’11% si mantiene stabile e segna un piccolo incremento (+0,3%), confermando il ruolo di partito moderato e di equilibrio dentro la coalizione di centrodestra. La Lega di Matteo Salvini si attesta all’8,5%, con un timido +0,1%, segno di una forza che non crolla ma non riesce più a tornare ai fasti del passato. Da notare anche l’avanzata, seppur minima, di Alleanza Verdi e Sinistra al 6,5%, che conferma la capacità di rappresentare una fascia ben definita di elettorato progressista sensibile alle tematiche ambientali e sociali.
Infine, tra i partiti minori, Azione raccoglie il 3% (+0,2%), mentre Italia Viva si ferma al 2% (+0,1%). Se presi insieme, i due soggetti nati dalla scissione centrista contano appena il 5%, un dato che conferma la difficoltà dell’area riformista a imporsi come alternativa credibile. Interessante anche la quota degli “altri partiti”, al 4,7%, in calo dell’1,2%: un segnale che i piccoli movimenti faticano a emergere in un contesto dominato dai grandi poli.
In definitiva, il sondaggio Tecnè racconta una politica italiana apparentemente congelata ma in realtà in movimento sotto traccia. La tenuta di Meloni e la difficoltà del PD restano le due costanti principali, mentre il M5S cerca di ritagliarsi un ruolo più centrale. L’elevato tasso di astensione, però, rappresenta il vero convitato di pietra: quasi metà degli italiani resta distante dalle urne. Finché i partiti non sapranno rispondere a questa disaffezione, ogni equilibrio resterà fragile e soggetto a cambiamenti repentini.