Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ringraziato pubblicamente la presidente Giorgia Meloni per il suo sostegno al popolo ucraino.
Sul suo profilo X, Zelensky ha condiviso i messaggi che le più importanti autorità europee, tra cui Meloni, hanno rilasciato a sostegno di Kiev dopo i pesanti bombardamenti che sabato e domenica hanno minacciato la capitale, colpendo anche il palazzo del Governo e provocando quattro morti, tra cui un neonato di due mesi e la madre.
Nel comunicato di Palazzo Chigi, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ribadito la vicinanza al popolo ucraino, denunciando come la Russia sia "più interessata ad aumentare la ferocia dei suoi attacchi che a un percorso negoziale per la conclusione delle ostilità". Al fianco degli alleati occidentali, ha poi aggiunto Meloni, l’Italia continuerà a fare la sua parte "perché le ragioni di una pace giusta e duratura possano prevalere sull’aggressione indiscriminata".
Il messaggio, apprezzato da Zelensky, è stato rilanciato dal presidente ucraino su X con uno screenshot preso dal sito del Governo. Il comunicato di supporto della presidente del Consiglio, infatti, non è stato pubblicato direttamente sui canali social della premier.
Thank you for your support, @GiorgiaMeloni! pic.twitter.com/3hzH902WTW
— Volodymyr Zelenskyy / Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) September 7, 2025
Ciò che emerge dalla dichiarazione di Meloni è una condanna netta e senza ambiguità degli attacchi russi, che poco sembrano compatibili con un percorso diplomatico che porti alla pace.
La premier, in passato, è stata tuttavia più volte accusata di adottare una politica estera ondivaga, spesso troppo allineata alle posizioni del presidente Usa Donald Trump, soprattutto riguardo all’Ucraina.
Con l’intensificarsi dei bombardamenti russi sull’Ucraina – accelerati nuovamente dopo il discusso vertice di Anchorage tra Trump e Putin – Meloni ha invece ribadito in più occasioni che l’atteggiamento di Mosca non è compatibile con l’apertura di un negoziato. "Gli intensi attacchi di questa notte su Kiev dimostrano chi sta dalla parte della pace e chi non intende credere nel percorso negoziale", ha scritto la premier su X il 28 agosto.
Oltre a quella dei leader europei, l’attacco alla sede del governo ucraino da parte di Mosca ha provocato l'immediata reazione di Trump. Il presidente si è detto pronto a imporre nuove sanzioni a Mosca, tali da “far crollare l’economia russa”, come spiegato dal segretario al Tesoro Scott Bessent. È stato lo stesso presidente ucraino, d’altronde, a rivolgersi immediatamente agli USA, chiedendo una risposta forte, in coordinamento con i partner europei.
La domanda ora è fino a che punto Trump vorrà spingersi, considerando il fallimento della sua strategia di dialogo con Putin. Nonostante il riconoscimento internazionale accordatogli da Trump e l’apertura alle sue richieste – anche quelle più difficili da accettare per Ucraina e Europa – lo zar non sembra disposto a cedere terreno in Ucraina, la quale avrebbe peraltro bisogno di un maggiore supporto militare da parte americana.
La minaccia di sanzioni, peraltro , non sembra aver sortito effetto. “Nessuna sanzione potrà costringere la Federazione Russa a cambiare la sua posizione coerente”, ha replicato Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino.
Sul fronte dello sforzo europeo per una pace giusta e duratura in Ucraina, Meloni continua nel frattempo a farsi portavoce, al tavolo dei Volenterosi, di una soluzione che garantisca al termine del conflitto l’integrità e la sicurezza di Kiev attraverso la costituzione di un meccanismo difensivo collettivo ispirato all’articolo 5 della Nato.
Nell’ultima riunione, quattro giorni fa, la presidente del Consiglio ha ribadito ai Volenterosi l’indisponibilità dell’Italia a inviare un contingente sul suolo ucraino, limitandosi a proporre iniziative di monitoraggio e formazione dei soldati ucraini al di fuori dei confini del Paese.
Meloni si è inoltre dichiarata favorevole al “mantenimento della pressione collettiva sulla Russia, anche attraverso lo strumento delle sanzioni”, da definire però in accordo “tra le due sponde dell’Atlantico”.