Il governo Meloni ha sottolineato l’esigenza di rafforzare il sostegno alle madri, con misure concrete che vadano oltre quelle già esistenti, come la Carta dedicata a Te o l’Assegno unico universale, valido per ogni figlio fino a 21 anni (senza limiti in caso di disabilità). Rafforzare i bonus per le mamme e introdurre nuovi incentivi, sia per le lavoratrici sia per le disoccupate, appare fondamentale per favorire la crescita della famiglia senza dover rinunciare alla carriera professionale.
Non sorprende che molte lettrici chiedano: “Chi può richiedere il Bonus Mamme Disoccupate?” o “Quanto spetta alle mamme lavoratrici nel 2025?”. Queste domande evidenziano come gli interventi statali varino in base alla condizione lavorativa della madre. Vediamo quindi, con chiarezza e riferimenti normativi, come funzionano i bonus nel 2025.
I principali strumenti di sostegno alle madri si inseriscono in due specifici ambiti legislativi. Il primo riguarda le mamme disoccupate ed è l'Assegno di maternità dei Comuni, disciplinato dal Decreto Legislativo 151/2001, tuttora in vigore
L'altro bonus, quello per le mamme lavoratrici, è stato ridefinito dalla Legge di Bilancio 2024 (L. 213/2023) e ulteriormente aggiornato con le disposizioni approvate dal Consiglio dei Ministri a giugno 2025, confluite nella Legge di Bilancio 2025. Il sostegno alle lavoratrici madri è stato ulteriormente rafforzato con lo stanziamento di 180 milioni di euro aggiuntivi, che si sommano ai 300 milioni già previsti, portando le risorse totali a 480 milioni.
Le madri disoccupate non sono escluse dai bonus. Coloro che non hanno un'occupazione lavorativa e non percepiscono un'indennità o altri trattamenti di maternità possono richiedere l'Assegno di maternità dei Comuni.
Come anticipato, le madri senza occupazione possono richiedere questo incentivo se soddisfano i seguenti requisiti:
Il bonus ammonta a 2.037 euro complessivi, suddivisi in cinque rate mensili da 407,40 euro.
L'importo è soggetto a rivalutazione annuale in base agli adeguamenti ISTAT. Pertanto, dal 2026 potrebbe subire una lieve rimodulazione sia nel valore che nei requisiti reddituali.
Per ottenere l'assegno è necessario presentare la richiesta al Comune di residenza entro sei mesi dalla nascita, adozione o affidamento del minore.
Per le lavoratrici, la tipologia di bonus varia in base al tipo di contratto. Le occupate con contratto a tempo determinato o autonome (non in regime forfettario) hanno diritto a un bonus così articolato:
La misura, disciplinata dall’articolo 6 del Decreto-legge 30 giugno 2025, n. 95, è diventata ufficiale con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale n. 149 del 30 giugno 2025.
Possono richiedere l'incentivo economico le lavoratrici che hanno maturato un reddito non superiore a 40.000 euro, con almeno due figli a carico (fino a 10 anni per il secondo, fino a 18 anni per il terzo).
Lo stesso contributo è riconosciuto anche alle lavoratrici con tre o più figli con contratto a tempo determinato, autonome e professioniste, fino al compimento del diciottesimo anno del figlio più piccolo.
Per le lavoratrici con contratto a tempo indeterminato, rimane attivo l'esonero contributivo che aumenta il netto in busta paga. La misura è più strutturata e così articolata:
Il Ministro Giorgetti si è detto soddisfatto dell'introduzione di queste misure strutturali a favore della famiglia, che mirano a sostenere l'occupazione femminile e a incentivare la natalità.
Per capire meglio le due misure, ecco un riepilogo delle principali differenze: