Mimmo Lucano non potrà candidarsi con Alleanza Verdi e Sinistra alle prossime elezioni regionali in Calabria. Le commissioni elettorali di Reggio Calabria e Cosenza ne hanno infatti dichiarato l’incandidabilità ai sensi della legge Severino, a seguito della condanna a un anno e sei mesi inflitta al sindaco di Riace dalla Corte d’appello nell’ottobre 2023 nell'ambito del processo Xenia.
I suoi legali hanno già annunciato ricorso per chiederne la riammissione, mentre il partito ha convocato per sabato a Lamezia una conferenza stampa con la partecipazione dei leader nazionali Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli.
Durissimo il commento del segretario regionale di Avs: “Nei confronti di Mimmo siamo al teatro dell’assurdo, alla penalizzazione di una persona che nella sua vita ha avuto soltanto l’intento di fare del bene, anche sfidando i codici. La sua esclusione è un atto politico”.
La vicenda giudiziaria di Mimmo Lucano, avviata nel 2017, si è conclusa nell’ottobre 2023, quando la Corte d’appello di Reggio Calabria ha cancellato tutte le accuse mosse contro il sindaco — favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, associazione per delinquere, truffa, peculato, falso e abuso d’ufficio — confermando soltanto la condanna a un anno e sei mesi, con pena sospesa, per falso in atto pubblico relativo a una delibera comunale.
Nel 2025 la Cassazione ha reso definitiva questa condanna, ribadendo allo stesso tempo l’assoluzione di Lucano per tutti gli altri reati legati alla gestione del cosiddetto “modello Riace”.
Proprio in virtù della condanna a un anno e sei mesi per falso e, per effetto della legge Severino, lo scorso luglio Lucano è stato dichiarato decaduto dalla carica di sindaco di Riace, dove era stato rieletto per la quarta volta nel giugno 2024. Contro questo provvedimento Lucano ha presentato ricorso e attende ora il pronunciamento della Corte d’appello di Reggio Calabria, fissato per il 9 gennaio 2026.
Secondo i suoi legali, tuttavia, la condanna per falso ideologico non rientrerebbe nei presupposti di applicazione della legge Severino, che prevede incandidabilità, ineleggibilità e decadenza solo al ricorrere di due condizioni: l’entità della pena e l’accertamento di un abuso di potere. Un abuso che, a loro avviso, non è mai stato menzionato nelle sentenze a carico di Lucano, le quali hanno inoltre cancellato la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici.
Alla notizia della ricusazione della sua candidatura alle prossime elezioni regionali in Calabria, Mimmo Lucano ha commentato: “C’è un filo conduttore che per me parte da molti anni fa, con la vicenda penale, prosegue con la decadenza e con la legge Severino e arriva all’epilogo di questi giorni, con l’esclusione dalla partecipazione alle regionali”.
Pur avendo annunciato ricorso alla Corte d’Appello, il sindaco di Riace ed europarlamentare ha ammesso che la dichiarazione di incandidabilità ha attenuato il suo entusiasmo per la corsa elettorale.
In ogni caso, ha assicurato Lucano, continuerà a sostenere con convinzione la lista di Avs e il candidato alla presidenza della Regione, Pasquale Tridico. “Mi sono speso per l’unità del centrosinistra” ha aggiunto. “Per la prima volta siamo tutti uniti ed è una speranza per la Calabria. Andiamo avanti comunque”.
In un lungo post su Facebook, Lucano ha rivendicato l’esperienza di Riace, definendola un modello “che poteva rappresentare l’unica concreta occasione di riscatto” e che, invece, “è stato trasformato in un bersaglio” dalla destra italiana ed europea.