09 Sep, 2025 - 20:00

Roma, sit-in per i giornalisti uccisi a Gaza: presenti anche Serena Bortone e Anna Foglietta

Roma, sit-in per i giornalisti uccisi a Gaza: presenti anche Serena Bortone e Anna Foglietta

A Roma, l’Ordine dei giornalisti del Lazio insieme ad associazioni come Articolo 21 e Rete #NoBavaglio ha organizzato una manifestazione in piazza Santi Apostoli per ricordare i colleghi uccisi nella Striscia di Gaza dall’inizio del conflitto, il 7 ottobre. Durante l’iniziativa sono stati letti i nomi dei 289 giornalisti morti, mentre sul palco si sono alternati rappresentanti del mondo della politica, della cultura e dello spettacolo. Guido D’Ubaldo, presidente dell’Ordine, ha sottolineato l’importanza di mantenere accese le luci dell’informazione e ha espresso il desiderio di garantire l’accesso a osservatori internazionali. Ai piedi del palco erano visibili striscioni e fotografie dei reporter, alcune macchiate con vernice rossa, a testimonianza delle vite spezzate nel tentativo di documentare il conflitto.

L’iniziativa è stata definita da Marino Bisso, giornalista di Repubblica, come senza precedenti nella storia dei conflitti moderni per il numero di colleghi uccisi in così breve tempo. L’Ordine dei giornalisti ha voluto trasformare l’appello a una mobilitazione collettiva, richiamando l’attenzione sulla funzione della categoria non solo come ente amministrativo ma come comunità preoccupata per la tutela della democrazia. La lettura dei nomi è stata accompagnata dalle note del violinista Marco Quaranta, mentre i partecipanti, tra cui Leo Gullotta e diversi parlamentari di centrosinistra e centrodestra, portavano al collo foto dei giornalisti scomparsi. Accanto alle immagini compariva lo slogan “Non uccidete l’informazione”.

In parallelo, anche a Napoli è stata organizzata una manifestazione simile, coordinata da Articolo 21 Campania, Fermatevi! e dalla direttrice artistica del teatro Trianon Viviani, Marisa Laurito. Qui sono stati ricordati i giornalisti uccisi nell’attacco all’ospedale Nasser del 25 agosto e le altre centinaia di colleghi morti dall’inizio del conflitto. Tra i presenti anche membri della comunità palestinese locale e operatori culturali. La lettura dei nomi a Napoli è avvenuta in contemporanea con quella di Roma, con l’obiettivo di dare visibilità alla situazione di Gaza e denunciare un fenomeno definito “giornalisticidio”, in cui i cronisti vengono deliberatamente presi di mira per impedire la diffusione delle informazioni.

Il rischio per il diritto all’informazione

L’attenzione delle manifestazioni si è concentrata sul numero record di giornalisti uccisi e sul modo in cui il conflitto limita il diritto all’informazione. Gli organizzatori hanno sottolineato che la scritta “press” sui corpi dei giornalisti è stata trasformata in un bersaglio, rendendo sempre più pericoloso il lavoro dei cronisti.

Le letture dei nomi sono state accompagnate da interventi di figure della politica e della società civile, con momenti di silenzio e di raccoglimento, mentre sul palco si sono susseguite testimonianze e brevi interventi che ricordavano l’importanza di documentare quanto accade sul territorio.

Simboli e partecipazione civile

Le iniziative hanno avuto anche un forte richiamo simbolico. La presenza di fotografie dei giornalisti e di striscioni con vernice rossa mirava a rendere visibile la gravità delle perdite e la violenza del conflitto. A Napoli, l’iniziativa ha visto la partecipazione di attori, giornalisti e rappresentanti della comunità palestinese, con interventi che hanno evidenziato il rischio di blackout mediatico e la necessità di una mobilitazione internazionale.

Gli organizzatori hanno insistito sul valore della solidarietà tra giornalisti e sulla responsabilità della comunità civile nel sostenere la libertà di informazione.

Memoria collettiva e visibilità

In entrambe le piazze è emersa una consapevolezza condivisa della gravità della situazione. A Roma e a Napoli i partecipanti hanno letto i nomi dei giornalisti caduti, con l’obiettivo di far riflettere sull’impatto del conflitto sulla libertà di stampa e sulla democrazia. Le manifestazioni hanno cercato di trasformare il dolore in visibilità, offrendo un momento di memoria collettiva e richiamando l’attenzione sulle condizioni in cui operano i cronisti in contesti di guerra.

Pur nella drammaticità della situazione, gli organizzatori hanno insistito sul ruolo dell’informazione come strumento di conoscenza e protezione dei diritti fondamentali.

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