Il primo voto sul riarmo NATO manda in frantumi il centrosinistra: 5 mozioni, nessuna visione comune. Ma il governo Meloni non è da meno: nessuna proposta per evitare spaccature interne.
Il centrosinistra arriva diviso al voto sulle mozioni sull'aumento al 5% delle spese per la difesa da destinare alla NATO. PD, Avs e M5s presentano tre mozioni diverse: l'unità del campo largo inciampa al primo ostacolo in Parlamento. Non va meglio in casa centrodestra, dove il governo non è riuscito a presentare alcuna mozione di maggioranza. Una scelta forse dettata dalla necessità di evitare spaccature con la Lega al momento del voto.
La decisione del governo di non presentare un documento unitario è stata stigmatizzata dall'opposizione e dalla segretaria del PD, Elly Schlein, che non ha perso l'occasione per evidenziare le divisioni nel governo.
Nel giorno in cui l'incidente dei droni russi in Polonia ha fatto salire pericolosamente la tensione tra NATO e Mosca, il Parlamento italiano è impegnato a votare le mozioni contro l'aumento per le spese per la Difesa.
Sono cinque le mozioni sull'aumento delle spese per la difesa in discussione oggi – mercoledì 10 settembre 2025 – a Montecitorio, dopo che lo scorso 25 giugno a L'Aia, il governo italiano si è impegnato – insieme agli altri alleati della Nato – a destinare il 5% del PIL totale alle spese per la difesa e l'acquisto di armi entro il 2035.
Le mozioni sono state presentate tutte dall'opposizione, che è arrivata all'appuntamento profondamente frammentata. PD, M5S, AVS, Azione e Italia Viva non sono riusciti a trovare un punto di sintesi, scegliendo invece di depositare cinque testi distinti.
Il Partito Democratico ha deciso di astenersi sulle mozioni di AVS, M5S, e IV e di votare contro alla mozione di Azione di Carlo Calenda.I 5 stelle hanno votato a favore della propria mozione mentre si sono astenuti sulla mozione dei dem. Avs e M5s hanno poi votato a favore delle rispettive mozioni, bocciando invece le mozioni di Iv e Azione.
Tutte le mozioni avevano in comune la proposta di iniziative volte a contrastare l'aumento delle spese militari a favore di politiche in campo sociale e ad aderire al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari.
Si trattava del primo vero banco di prova per il “campo largo” dopo le dichiarazioni di ritrovata unità seguite alla faticosa chiusura delle trattative sui candidati alle elezioni regionali. Il campo largo è riuscito a indicare sei candidati unitari, contrapponendo la compattezza della coalizione alle tensioni interne al centrodestra. Oggi, tuttavia, si è diviso sulla politica estera, tema da sempre terreno sensibile e divisivo.
Il governo ha dato parere contrario a tutti i testi presentati dall'opposizione, ma non ha presentato una propria mozione. Una circostanza irrituale utilizzata dal centrosinistra per evidenziare le divisioni all'interno della maggioranza di governo su un tema tanto delicato come la difesa della nazione.
"La scena muta della maggioranza non è all'altezza del momento che viviamo", ha osservato Benedetto della Vedova di Più Europa, avviando le dichiarazioni di voto alla Camera. "Stupore per scena muta maggioranza" viene espresso anche da Italia viva.
Anche il PD ha criticato la scelta del centrodestra di non presentare un proprio testo.
La segretaria del PD, Elly Schlein ha voluto sottolineare le difficoltà del governo Meloni, profondamente spaccato al suo interno sulla politica estera.
Ha dichiarato Schlein, a Tagadà su La7.
Le mozioni sono state tutte bocciate, ma le divisioni all'interno del centrodestra sul tema del riarmo europeo sono da tempo una nota dolente per Giorgia Meloni. La Lega non ha mai fatto mistero di non aver gradito la firma dell'accordo con la Nato e non ha perso occasione per ricordarlo anche pubblicamente agli alleati. Potrebbe essere per questo, ovvero, per evitare di spaccarsi sul voto in Aula, che il governo ha deciso di non presentare una propria mozione unitaria.
Una tensione tanto evidente che per un momento erano addirittura circolate voci di un possibile appoggio della Lega alle mozioni di AVS e M5S. Voci prontamente smentite dal capogruppo alla Camera del Carroccio, Riccardo Molinari.
Ha spiegato Molinari a cui ha replicato la capogruppo di Avs alla Camera, Laura Zanella: