Se il numero attuale di nascite in Italia dovesse mantenere il trend degli ultimi 15 anni, in uno degli scenari che emergono dai dati Istat, nel 2080 la popolazione residente sarà di 43,7 milioni di persone, circa 16 milioni in meno rispetto a oggi, nonostante l’immigrazione. E sarà una popolazione in prevalenza anziana.
Ma quanti bambini nascono oggi in Italia? Nel primo semestre del 2025 i nuovi nati sono stati solo 166.051, circa 12.000 in meno rispetto allo stesso periodo del 2024. Un calo netto: -7,5%.
Le previsioni a medio termine non sono migliori: già nel 2050 si stima una popolazione ridotta di 6 milioni di persone, da 58,5 a 54,7 milioni. Per rendere l’idea, è come se sparisse l’intera popolazione di una regione grande come la Sicilia o il Piemonte. L’Istat prevede, inoltre, che sarà soprattutto il Centro-Sud a subire il calo maggiore di residenti,
Da almeno un decennio i Governi hanno parlato del tema, lo hanno dibattuto e affrontato con soluzioni temporanee e spot, nessun provvedimento organico e strutturale. Il risultato è un Paese in crisi di nascite: giovani coppie che rinunciano a diventare genitori per incertezze economiche, scuole che chiudono per mancanza di alunni, una crisi senza precedenti. In compenso si vive di più: un dato positivo che però rischia di mettere in ginocchio il sistema sanitario e il welfare.
Con aspettative di vita sempre più alte e un sistema sanitario già fragile, curare milioni di anziani in più comporterà costi enormi e richiederà più medici e personale sanitario, categorie già oggi sotto organico e mal pagate. Anche il sistema pensionistico diventerà insostenibile: la popolazione a riposo supererà quella attiva, e le tasse graveranno su un numero sempre minore di lavoratori. Uno scenario davvero preoccupante.
Le ragioni di questa crisi sono radicate: si entra tardi nel mondo del lavoro, quando lo si trova; stipendi tra i più bassi d’Europa; costo della vita e degli immobili alle stelle; affitti insostenibili in molte città; contratti precari e accesso al credito quasi impossibile per i giovani. L'elenco sarebbe solo all'inizio. In queste condizioni, come può una coppia pensare di allargare la propria famiglia senza prospettive né garanzie?
Bonus nascite e bonus bebè sono stati iniziative meritorie ma inefficaci: la denatalità continua a crescere. Mancano asili nido, agevolazioni reali, servizi e sostegni economici certi. Le misure spot aiutano chi ha già deciso di avere figli, ma per una famiglia monoreddito o una coppia con lavori precari e casa in affitto, che fatica ad arrivare a fine mese, non possono bastare.
Servono azioni concrete anche per fermare l’emorragia di giovani, soprattutto laureati e in gran parte del Sud, che emigrano per trovare condizioni di vita dignitose. Oltre alle conseguenze sociali, è anche un costo enorme per lo Stato: migliaia di persone formate in Italia che faranno la fortuna di aziende all’estero o, peggio, saranno costrette a lavori umili per sopravvivere.
Non c’è più tempo da perdere: secondo l’Istat siamo giunti a un punto in cui invertire il trend, nel breve termine, è quasi utopia. Serve una visione di Paese capace di prepararsi alle rivoluzioni in corso, come quella dell’Intelligenza Artificiale, che cambierà il mercato del lavoro nei prossimi anni. La politica deve assumersi la responsabilità, superare contrapposizioni e ragionare su un piano complessivo a lungo termine, investendo in modo intelligente e strutturale, ogni risorsa necessaria, debiti o meno.
La denatalità è una sfida che possiamo ancora affrontare: con politiche lungimiranti, sostegno alle famiglie e un vero investimento sui giovani, l’Italia può invertire la rotta e ridare speranza alle nuove generazioni.