12 Sep, 2025 - 16:47

Lega, dimissioni in massa, Vannacci non si ferma. E Salvini...

Lega, dimissioni in massa, Vannacci non si ferma. E Salvini...

Vannacci sarà, come detto da Salvini, un valore aggiunto per la Lega, ma a quanto pare la base leghista non è esattamente in linea col pensiero del Segretario e il partito, da nord a sud e a tutti i livelli, sembra una pentola a pressione pronta a esplodere.
L'ex Generale continua a fare proselitismo con la propria Associazione e a infilare uomini di sua fiducia nelle liste della Lega egemonizzando il partito, così almeno sostiene parte dei leghisti di lungo corso, e le reazioni iniziano a essere vistose e numerose.

Dimissioni a catena in Toscana, partito in rivolta

Dopo gli attacchi del presidente della Regione Lombardia Fontana, di Romeo, di Centinaio, di Fedriga e perfino di Zaia, l'europarlamentare leghista non è arretrato di un millimetro e ha anzi rilanciato, confermando, tra il serio e il faceto, di voler “vannaccizzare” la Lega.
Il problema è che, a partire dal listino bloccato in Toscana, gli uomini di fede vannacciana appaiono in vantaggio ovunque, relegando i militanti storici a comparse e semplici portatori di voti.

Proprio in Toscana, a Viareggio, che è la città natale di Vannacci, si è dimesso l'intero coordinamento comunale del partito in aperta polemica per i pieni poteri e la totale discrezionalità che Salvini ha concesso al suo vice e per una linea politica non più condivisa.

Salvini prova a evitare scontri interni

Il segretario leghista ha provato a smorzare i toni, sostenendo il valore aggiunto del Generale in pensione, ma sotto la cenere c'è un enorme potenziale bomba che, così proseguendo, prima o poi esploderà.
Tra la chiusura delle liste e i risultati elettorali, da una parte e dall'altra si tireranno le somme. Le opzioni in campo sono diverse, perché è Vannacci ad avere il pallino in mano e lo sta sfruttando pienamente.

Nonostante lo smentisca in ogni occasione e nonostante il continuo riconoscimento della leadership di Salvini, l'ex Generale pare non accontentarsi più del ruolo di vice segretario. La sua sovraesposizione mediatica, le dichiarazioni pro Putin e i movimenti politici lasciano intendere che abbia una strategia chiara.
Davanti a lui ci sono due strade: rimanere il numero due di Salvini oppure scalare la segreteria o trasformare il proprio movimento in partito. In entrambi i casi, l’impatto sarebbe dirompente.

Meloni irritata dalle uscite pro Russia dell’eurodeputato

Ad aggravare il fardello del segretario leghista, secondo diversi retroscena, ci sarebbe anche il fastidio di Giorgia Meloni per le posizioni di Vannacci. L’europarlamentare, che supera Salvini a destra, con dichiarazioni anti-Ue e pro Russia provoca danni al governo sul piano internazionale e interno, erodendo tra l'altro consenso a destra.

Veneto e Lombardia al centro del braccio di ferro politico

Salvini, oltre all’ingombrante problema con Vannacci, deve gestire anche il nodo delle alleanze interne al centrodestra. L’accelerazione su Stefani per il Veneto ha infatti ricevuto in risposta un rilancio di FdI per la Lombardia: secondo gli esponenti meloniani, la Lega non può guidare entrambe le Regioni più ricche del Paese.

Se la Lega vuole il Veneto, dovrebbe concedere fin d’ora che il successore di Fontana in Lombardia sia un candidato di Fratelli d’Italia. Lo stato maggiore leghista ha già fatto scudo, ma la trattativa è aperta.
In ballo ci sono non solo la presidenza della Lombardia ma anche la partita del sindaco di Milano: difficile che Salvini riesca a prendere tempo, molto più probabile che si arrivi a un accordo complessivo che renda tutti meno scontenti possibile.

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